Una scena tratta da "Persepolis", un film di Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud, 2007
Iran, 1979. Con l'instaurazione della Repubblica islamica inizia l’epoca dei "pasdaran" che controllano i comportamenti e i costumi dei cittadini. Marjane, costretta a portare il velo, diventa rivoluzionaria.
Con ironia
e realismo, uniti ad un potente bianco e nero, Marjane Satrapi traspone in un
film d’animazione che ho amato – semplice ma insieme sofisticato – le tavole
dell’omonima graphic novel, Persepolis. Tavole attraverso cui ripercorre la sua vita, inevitabilmente
segnata dalle vicende del proprio paese.
Iran,
2013. Elezioni. «La
vittoria di Rohani rappresenta la rivincita di moderati e pragmatici, ma
soprattutto degli ayatollah sui pasdaran e sulle teorie devianti del presidente
uscente Ahmadinejad» scrive sul Corriere della Sera Farian Sabahi, iraniana, docente di Storia dei
paesi islamici e giornalista. «In questa vittoria – continua - sono state
decisive le dichiarazioni di Rowhani contro lo stato di polizia e a favore dei
prigionieri politici, della libertà di espressione, dei diritti sociali delle
donne perché l'Islam non può essere pretesto per relegarle in una condizione
inferiore».
Secondo
Farian Sabahi «anche questa volta a contare è il voto delle iraniane». «Per
certi versi queste elezioni ricordano quelle del '97 vinte dal riformatore Khatami
mentre tutti davano favorito il conservatore Nateq Nouri, che in campagna
elettorale aveva dichiarato di voler imporre il velo alle bambine prima della
pubertà, inimicandosi le donne».
«Rohani
si insedierà il 3 agosto e nei mesi successivi scopriremo se manterrà le
promesse. In primis quella di liberare i prigionieri politici, e quindi Mussavi
e Karrubi, i leader del movimento verde agli arresti domiciliari da oltre due
anni. Ma anche nei confronti delle donne che reclamano diritti, e non solo sociali.
Certo è che mettere in prima linea un moderato è l'unico modo per fare uscire
l'Iran dall'isolamento. Una scelta obbligata, per il leader supremo».
In altre
parole, attenzione ai facili entusiasmi: «se Rohani ha partecipato a questa
corsa elettorale è perché lo ha deciso il leader supremo, spiega la Sabahi.
Se,
dunque, la prudenza è d’obbligo, è lecito anche sperare che qualcosa possa
davvero cambiare, prima o poi. E che
nessuno sia più costretto a vivere sotto i riflettori di un grande fratello
integralista e punitivo.
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