Stefania Sandrelli è Adriana nel film di Antonio Pietrangeli "Io la conoscevo bene" |
Capita – in una domenica di fine estate, mentre insegui quell'ozio tutto estivo, ormai accarezzato da un’atmosfera che annuncia un’altra stagione – che Rai 3 mandi in onda un film di quelli in bianco e nero. Di quelli che, complice una colonna sonora cui fai subito l’abitudine, catturano. Ma a catturare, sono, ancor di più, gli occhi di Stefania Sandrelli, superba protagonista in “Io la conoscevo bene”. Per la regia di Antonio Pietrangeli, sceneggiato assieme a Ruggero Maccari ed Ettore Scola, il film è del 1965. E di quegli anni, di quell’Italia del boom, racconta molto.
Adriana è una giovane
provinciale, bella e ingenua, semplice ma al contempo inconsapevolmente
sofisticata che lascia, non priva di sensi di colpa, la famiglia contadina nel
pistoiese e emigra a Roma, inseguendo un futuro da attrice. O, mal che vada, di
comparsa per la pubblicità.
Un piccolo appartamento,
un giradischi ed uno specchio sono il suo trampolino verso il mondo. Domestica,
cameriera, maschera in un cinema, cambia diversi lavori, fino a quando non
incontra un agente che le promette Cinecittà ma le rimedia solo qualche defilè
in un teatro di provincia. O poco più.
Da una festa all’altra, da
un uomo all’altro, la vita di Adriana è fatta di avventure di una notte e di
sogni infranti. C’è Dario, che le lascia il conto da pagare in albergo; il
borghese Carlo, di cui lei si invaghisce, che però è innamorato di un'altra; ci sono anche uno scrittore e il garagista del suo stabile. Ma tutti, uno dietro all’altro
volano via, svaniscono, né più né meno come i sogni di successo di Adriana. Che disarmata
di fronte a tanto vuoto, ballato l’ultimo ballo e suonato l’ultimo disco, si
lascia cadere dal balcone del suo monolocale.
Il film è graffiante e
schietto, descrivendo senza filtri l’Italia del boom e certa fauna – fatta di
profittatori e ruffiani – che popola gli ambienti cinematografici e
pubblicitari. Un’Italia ancora provinciale, che vuole affacciarsi a tutti i
costi alla bella vita.
Non c’è una vera e propria
trama, e le vicende di Adriana – come quelle del Jep Gambardella de La Grande Bellezza, un altro affresco, recente, di un paese pronto a tutto – si
susseguono una dietro all’altra, trasmettendo sempre più lo spaesamento di una
giovane. Vittima e carnefice di se stessa, sconfitta – in un destino beffardo –
dalla crudele trasposizione nel reale dei propri sogni.
“Io la conoscevo bene” (Italia/Francia/RFT 1965, bianco e nero, 115m);
regia: Antonio Pietrangeli; produzione: Turi Vasile per Ultra/Les Film du
Siècle/Roxy; sceneggiatura: Ruggero Maccari, Antonio Pietrangeli, Ettore Scola;
fotografia: Armando Nannuzzi; montaggio: Franco Fraticelli; scenografia e
costumi: Maurizio Chiari; musica: Piero Piccioni.
Con – tra gli altri –
Stefania Sandrelli, Nino Manfredi, Ugo Tognazzi, Enrico Maria Salerno.
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