Trionfa
Angela Merkel, l’imperscrutabile cancelliera venuta dall’Est. Amata, temuta,
criticata e osannata, negli anni si è imposta – in patria come nella scena
internazionale – con uno stile tutto suo. Ce lo racconta bene, questo stile, Ubaldo
Villani-Lubelli, ricercatore
esperto di politica e cultura tedesche, in “Enigma #merkel” (GoWare) godibile e dettagliato e-book, più che mai utile per comprendere il profilo
umano e politico della Cancelliera. Dell’infanzia e della gioventù di Angela
Kasner (questo il suo nome di battesimo) qualcosa (non molto) si sa, e
Villani-Lubelli approfondisce prendendo a riferimento testi e biografie in
lingua tedesca. Figlia di un pastore luterano che alla metà degli anni
cinquanta decide, volontariamente, di trasferirsi nella Germania comunista per
fondare un seminario, è una ragazza brillante. Dall’interesse per la fisica
(Angela si dedica alla ricerca universitaria ed è molto stimata in ambito
accademico) a quello per la politica, il passo è breve. Aderisce a Demokratischer
Aufbruch, Risveglio Democratico
(movimento di opposizione costituitosi subito dopo la caduta del Muro e
ispirato ai cristiano-democratici della Germania occidentale). «Diventa, così –
scrive Villani-Lubelli – protagonista silenziosa della riunificazione e si fa
apprezzare da quello che sarà il suo mentore: Helmuth Kohl». Angela entra in
politica e la politica entra nella sua vita. Dapprima è “Das Mädchen”, giovane promessa sponsorizzata da Kohl, che con
il suo volto intende veicolare l’immagine della Germania riunificata e che per
due volte la vuole nei suoi governi: prima è ministro per
la Famiglia, per le Donne e i Giovani, poi per
l’Ambiente e la Sicurezza dei reattori nucleari.
Ma
al momento giusto, quando una serie di scandali finanziari travolgono la CDU,
lei, Das Mädchen, non esita a
rompere il cordone ombelicale con il suo mentore politico e – rottamatrice ante
litteram – lo attacca dalle
colonne del Frankfurter Allgemeine Zeitung:
«dopo una vita politica
così lunga come quella che ha avuto Helmut Kohl, forse è chiedere troppo
dimettersi da tutte le cariche, ritirarsi definitivamente dalla politica e
lasciare libero il campo ai successori, ai giovani? »
Una scommessa. Una
scommessa su se stessa, che Villani-Lubelli descrive come uno dei più delicati
passaggi della carriera politica della futura Cancelliera.
Una outsider, a suo modo, dal 2000 alla guida della CDU: prima
donna a presiedere un grande partito conservatore e, fino a quel momento,
maschilista. E, qualche anno dopo, prima donna – per di più dell’Est – a
guidare la Germania. La sua, secondo molti analisti politici, doveva essere
solo una leadership di passaggio, una transizione di basso profilo. «Portatrice
di una personalità con valori di riferimento almeno in parte in contrasto con
le tradizioni dominanti tra i cristiano-democratici (...) Angela, la ragazzina
che veniva dall’Est, era protestante, donna e non aveva figli. Una vera
rivoluzione silenziosa!», spiega l’autore di Enigma #merkel.
E lei, stratega del
compromesso, è in grado di guidare quella Grosse Koalition che ha rimescolato la geografia ideologica del
paese, con i cristiano democratici e i socialdemocratici nella maggioranza, i
verdi e i liberali all’opposizione. Leader della
Germania ma sempre più, parallelamente, anche personaggio dal profilo
internazionale, tanto che per Forbes è
la donna più autorevole al mondo e il secondo politico più influente dopo
Obama. È poi la volta del secondo governo della Cancelliera, quello nato nel
2009. Il terzo mandato da Cancelliera inizia ora, dopo i risultati usciti dalle
elezioni federali di ieri, in quella che è stata, non c’è che dire, una vittoria anche personale.
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