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Reuters |
Tutti intorno ad un vecchio televisore, in quel dell'Havana, scoppiano in lacrime di gioia e applausi di fronte ad una notizia difficile anche solo da immaginare: il presidente Raul Castro, seguito da Obama, annuncia una nuova era nelle relazioni tra gli Stati Uniti d'America e Cuba.
Ma per Armando Gutierrez, che gestisce una piccola locanda nella capitale dell'isola, ciò che veramente conta sono i suoi letti. Ne occorrono di migliori e in passato la corsa per accaparrarsene di nuovi è sempre andata a vuoto. Ora il signor Gutierrez spera che la salvezza per la sua attività sia più vicina. "Ci vorrà del tempo, ma siamo strafelici, senza parole", dice dall'altro capo di un telefono che ora intende sostituire con un modello più moderno.
Per quanto la scelta di Obama possa essere innovativa per gli Usa, gli effetti principali si avranno a Cuba, dove l'isolamento dai vicini States ha modellato non solo l'economia, ma anche le politiche ed il sentimento di identità nazionale. Per decenni spada e scudo in mano ai Castro, l'embargo americano è stato ritenuto responsabile di soffocare lo sviluppo della nazione, privando la popolazione dei beni fondamentali e giustificando gli stretti controlli in tutti gli aspetti della società.
Ora il potente rivale assicura espansioni negli spostamenti, nelle esportazioni e nei pagamenti, la più grande rottura dell'embargo da quando fu imposto, 50 anni or sono. Gli esperti dicono che si assisterà all'arrivo di un flusso di denaro nell'isola, potenzialmente in grado di dare nuova vita all'economia e - insieme a nuove relazioni diplomatiche - di trasformare le relazioni tra le due parti in un modo del tutto nuovo dai quando un barbuto ribelle di nome Fidel arrivò dalle montagne cubane.
"Sta per cambiare tutto", dice Carlos Alzugaray, un ex diplomatico cubano vicino ai Castro.
Ma la vera questione è se i rinnovati scambi saranno in grado di dare - insieme all'impulso ad una economia e ad un governo moribondi - uno slancio al cambiamento democratico dell'isola.
"Per Cuba è un'opportunità di velocizzare il processo di riforme economiche e sociali, di liberalizzazione e di apertura", dice Arturo Lopez-Levy, ex intelligence analyst a Cuba, ora alla New York University.
Altri, invece, sono più scettici, avendo sperimentato precedenti aperture incapaci di produrre cambiamenti significativi. Si pensi, inoltre, alla legge americana del 1996, conosciuta come Helms-Burton, che impedisce un commercio esteso, mentre c'è da chiedersi: Cuba, da parte sua, ha veramente la volontà di aprirsi?
"Il Regime farà di tutto per controllare gli investimenti stranieri, le modalità di impiego, gli alti livelli di tassazione, che hanno costituito un grande ostacolo allo sviluppo economico e sociale di Cuba", dice Josè Daniel Ferrer, che coordina i gruppi dissidenti di Cuba. "Molte di queste risorse saranno ancora utilizzate per mantenere gli apparati repressivi".
Per i cubani quanto annunciato da Washington e dall'Havana rappresenta più che un evento storico nelle relazioni internazionali, una possibilità pratica per i propri beni. L'economia cubana è debole, quest'anno è cresciuta del solo 1.4%, stando alle rosee statistiche governative, nonostante cambiamenti significativi che hanno permesso la compravendita di proprietà e macchine.
Più di 300.000 persone hanno avviato attività e l'agricoltura privata è cresciuta. Il governo ha di recente annunciato che avrebbe convertito i ristoranti proprietà dello stato in cooperative private e ha annunciato un piano di doppia valuta, per rendere il turismo ed altri beni costosi. La speranza tra i cubani è che le nuove relazioni velocizzino il percorso verso un'economica di mercato, pur mantenendo gli ideali sociali di istruzione e sistema sanitario gratuiti, ciò che nelle parole di Castro è un "prospero e sostenibile socialismo".
Ma perché la visione di Obama possa funzionare, Cuba deve sciogliere numerosi nodi: le promesse dell'isola di permettere più impresa privata e investimenti stranieri sono state sinora disattese.
"Abbiamo problemi incredibili, dice Nidialys Acosta, che ha aperto una officina-noleggio per auto d'epoca assieme a venti soci. "Dobbiamo superare un numero elevato di ostacoli". La sopravvivenza del suo business dipende dalle esportazioni americane: i pezzi di ricambio per le sue automobili e i turisti che le guidino. Da oggi spera che entrambi siano più facili da intercettare. "Sto saltando dalla gioia. Questo è il mio regalo di Natale". Ma mentre il governo di Cuba ha individuato nella impresa privata lo strumento essenziale per ridurre il settore pubblico che opprime l'economia, allo stesso tempo non riconosce il business della signora Acosta, così come quello di molti altri.
Ottenere pezzi di ricambio come gli specchietti o i fati di una Chevrolet Impale del 1956 e pagarli è estremamente difficile e dispendioso perché non possono essere ordinati dagli Stati Uniti a devono essere acquistati di persona viaggiando tra Miami e Cuba. "Effettuare transazioni finanziarie a Cuba è difficile perché - dice - ufficialmente la mia attività non esiste".
Il fatto che Obama possa decidere di rimuovere Cuba dalla black list degli stati che supportano il terrorismo potrebbe avere grandi effetti, stando a quanto sostenuto da Phil Peters, direttore del Cuba Research Center in Alexandria VA. Essere in quella lista, infatti, ha pesantemente complicato la possibilità per Cuba di fare business con le banche internazionali. Quando Cuba commercia con l'estero deve agire tramite istituti bancari che non abbiano nulla a che fare con gli Stati Uniti.
L'economia cubana ha una lunga lista di acciacchi: scarsità di moneta, fuga di cervelli, anemici investimenti stranieri, scarsa produzioni di cibo (quasi l'80% degli alimenti sono importati) spiega Ted Henken, professore di studi latino-americani al Baruch College di New York.
Senza gli Stati uniti cui dare la colpa, le carenze del governo cubano saranno molto più visibili. Il governo cubano non potrà più incolpare gli stati uniti per le difficoltà affrontate dagli imprenditori. Il governo dovrà essere in grado di spiegare perché è così difficile ottenere prestiti dalle banche, comprare un telefono cellulare o accedere alla banda larga". Si rivelerà per quello che è Questo comporta grandi aspettative sia fuori che dentro Cuba.
In un paese dove il contante è padrone incontrastato, le piccole attività come la mia - spiega Niuris Higueras Martinez, proprietaria di un ristorante privato, dovranno abituarsi ad utilizzare strumenti bancari Non avverrà subito, ma siamo pronti ad integrarci in una nuova economia di mercato".