domenica 21 dicembre 2014

Follow the fairies - Christmas Adv/3

Sarà "Fly me to the moon" di Julie London a rendere questa pubblicità di Marks&Spencer particolarmente gradevole. Ma il colosso dell'abbigliamento ha azzeccato i toni magici del Natale, senza scomodare Babbo Natale. Voto dieci alle fatine che allontanano i bambini dai marchingegni tecnolgici per farli giocare nella strada innevata.
Continuiamo il nostro viaggio, un po' frivolo un po' sognante, tra le grandi pubblicità natalizie di questo 2014. Tutte anglosassoni, ovvio: in Italia siamo ancora "a Natale puoi". 

Guarda le altre ad 2014:

Il Natale di Sainsbury's - Christmas Adv/2



venerdì 19 dicembre 2014

Salvini e la lega in salsa mediterranea



Apparentemente, niente verde. Al suo posto un ovale blu e una scritta in giallo e bianco, 'Noi con Salvini'. Del simbolo con cui la Lega in salsa mediterranea si presenterà alle regionali del centro-sud del prossimo maggio, colpiscono due cose. La prima è la scomparsa del colore storico del Carroccio, tratto distintivo ed elemento identitario. Quello che ti faceva riconoscere il leghista nei talk show, immancabilmente contraddistinto dall cravatta verde. Il verde rimane confinato al nord: troppo caratterizzato per funzionare al meridione. Anche se - scherza Salvini - mischiando il blu e il giallo viene fuori il verde.
La seconda è la personalizzazione del partito e, con esso, del simbolo: il rampante Matteo, non si sottrae alla tentazione tutta italica di constradistinguere il partito con il nome del leader, tendenza oramai predominante, prevedibile lascito dell'era berlusconiana. Ma questa del simbolo non è che la rappresentazione plastica di una transizione di un partito che Matteo Salvini sta trasformando in tempi da record. Di certo il giovane segretario è riuscito a rianimare una formazione politica quasi scomparsa sotto le ceneri degli scandali. Eppure ancora alcune cose non tornano. Anzitutto non è chiaro in che misura quello che tutti chiamano "l'altro Matteo" sia fenomeno mediatico e fenomeno politico. In altri terimini, sono i media che stanno costruendo il fenomeno politico o è il fenomeno politico che sta attirando l'attenzione dei media?
Sia come sia, la Lega che c'era non c'è più. Ha un ben dire Salvini che il partito da lui guidato "mantiene i suoi caratteri identitari". Ma quando parla (e lo fa spesso, ospite fisso in tutte le trasmissioni) non racconta più di un territorio, di una parte del paese e delle sue esigenze. Ma dà fiato alle trombe del nazionalismo più spinto e dell'antieuropeismo più demagogico. E lo fa in chiave italiana, cercando consensi tanto a Brescia quanto a Napoli. Ed ecco allora la trasformazione della Lega: poco resta di quello che è stato il partito territoriale per eccellenza del panorama politico del Bel Paese; per lungo tempo la sua capacità di radicamento sul territorio ha fatto invidia ad altri soggetti della politica. Nel corso degli anni ’90 la principale mission del “Carroccio prima maniera” era dare voce al tentativo di autonomizzazione delle regioni settentrionali, al contempo canalizzando e cavalcando la contestazione alla politica italiana, il disprezzo montante per i partiti tradizionali e per le altrettanto tradizionali pratiche e consuetudini politiche. Il tutto, condito con una buona dose di intolleranza sociale (principalmente contro immigrati e - allora - meridionali). Riusciva così, la Lega di Bossi, persino ad intercettare la domanda di rappresentanza prima destinata ad altri partiti (basti pensare ai successi ottenuti sull’elettorato di matrice operaia, bacino esclusivo – fino a quel momento – della sinistra).
Di tutto ciò, oggi, resta solo lo spirito antipolitico e demagogico. 
Ma la storia che inzia è un'altra. 

giovedì 18 dicembre 2014

Cuba, sospesa tra passato e futuro

Reuters


Tutti intorno ad un vecchio televisore, in quel dell'Havana, scoppiano in lacrime di gioia e applausi di fronte ad una notizia difficile anche solo da immaginare: il presidente Raul Castro, seguito da Obama, annuncia una nuova era nelle relazioni tra gli Stati Uniti d'America e Cuba. 
Ma per Armando Gutierrez, che gestisce una piccola locanda nella capitale dell'isola, ciò che veramente conta sono i suoi letti. Ne occorrono di migliori e in passato la corsa per accaparrarsene di nuovi è sempre andata a vuoto. Ora il signor Gutierrez spera che la salvezza per la sua attività sia più vicina. "Ci vorrà del tempo, ma siamo strafelici, senza parole", dice dall'altro capo di un telefono che ora intende sostituire con un modello più moderno. 
Per quanto la scelta di Obama possa essere innovativa per gli Usa, gli effetti principali si avranno a Cuba, dove l'isolamento dai vicini States ha modellato non solo l'economia, ma anche le politiche ed il sentimento di identità nazionale. Per decenni spada e scudo in mano ai Castro, l'embargo americano è stato ritenuto responsabile di soffocare lo sviluppo della nazione, privando la popolazione dei beni fondamentali e giustificando gli stretti controlli in tutti gli aspetti della società
Ora il potente rivale assicura espansioni negli spostamenti, nelle esportazioni e nei pagamenti, la più grande rottura dell'embargo da quando fu imposto, 50 anni or sono. Gli esperti dicono che si assisterà all'arrivo di un flusso di denaro nell'isola, potenzialmente in grado di dare nuova vita all'economia e - insieme a nuove relazioni diplomatiche - di trasformare le relazioni tra le due parti in un modo del tutto nuovo dai quando un barbuto ribelle di nome Fidel arrivò dalle montagne cubane. 
"Sta per cambiare tutto", dice Carlos Alzugaray, un ex diplomatico cubano vicino ai Castro. 
Ma la vera questione è se i rinnovati scambi saranno in grado di dare - insieme all'impulso ad una economia e ad un governo moribondi - uno slancio al cambiamento democratico dell'isola.  
"Per Cuba è un'opportunità di velocizzare il processo di riforme economiche e sociali, di liberalizzazione e di apertura", dice Arturo Lopez-Levy, ex intelligence analyst a Cuba, ora alla New York University. 
Altri, invece, sono più scettici, avendo sperimentato precedenti aperture incapaci di produrre cambiamenti significativi. Si pensi, inoltre, alla legge americana del 1996, conosciuta come Helms-Burton, che impedisce un commercio esteso, mentre c'è da chiedersi: Cuba, da parte sua, ha veramente la volontà di aprirsi? 
"Il Regime farà di tutto per controllare gli investimenti stranieri, le modalità di impiego, gli alti livelli di tassazione, che hanno costituito un grande ostacolo allo sviluppo economico e sociale di Cuba", dice Josè Daniel Ferrer, che coordina i gruppi dissidenti di Cuba. "Molte di queste risorse saranno ancora utilizzate per mantenere gli apparati repressivi". 
Per i cubani quanto annunciato da Washington e dall'Havana rappresenta più che un evento storico nelle relazioni internazionali, una possibilità pratica per i propri beni. L'economia cubana è debole, quest'anno è cresciuta del solo 1.4%, stando alle rosee statistiche governative, nonostante cambiamenti significativi che hanno permesso la compravendita di proprietà e macchine. 
Più di 300.000 persone hanno avviato attività e l'agricoltura privata è cresciuta. Il governo ha di recente annunciato che avrebbe convertito i ristoranti proprietà dello stato in cooperative private e ha annunciato un piano di doppia valuta, per rendere il turismo ed altri beni costosi. La speranza tra i cubani è che le nuove relazioni velocizzino il percorso verso un'economica di mercato, pur mantenendo gli ideali sociali di istruzione e sistema sanitario gratuiti, ciò che nelle parole di Castro è un "prospero e sostenibile socialismo". 
Ma perché la visione di Obama possa funzionare, Cuba deve sciogliere numerosi nodi: le promesse dell'isola di permettere più impresa privata e investimenti stranieri sono state sinora disattese.
"Abbiamo problemi incredibili, dice Nidialys Acosta, che ha aperto una officina-noleggio per auto d'epoca assieme a venti soci. "Dobbiamo superare un numero elevato di ostacoli". La sopravvivenza del suo business dipende dalle esportazioni americane: i pezzi di ricambio per le sue automobili e i turisti che le guidino. Da oggi spera che entrambi siano più facili da intercettare. "Sto saltando dalla gioia. Questo è il mio regalo di Natale". Ma mentre il governo di Cuba ha individuato nella impresa privata lo strumento essenziale per ridurre il settore pubblico che opprime l'economia, allo stesso tempo non riconosce il business della signora Acosta, così come quello di molti altri. 
Ottenere pezzi di ricambio come gli specchietti o i fati di una Chevrolet Impale del 1956 e pagarli è estremamente difficile e dispendioso perché non possono essere ordinati dagli Stati Uniti a devono essere acquistati di persona viaggiando tra Miami e Cuba. "Effettuare transazioni finanziarie a Cuba è difficile perché - dice - ufficialmente la mia attività non esiste". 
Il fatto che Obama possa decidere di rimuovere Cuba dalla black list degli stati che supportano il terrorismo potrebbe avere grandi effetti, stando a quanto sostenuto da Phil Peters, direttore del Cuba Research Center in Alexandria VA. Essere in quella lista, infatti, ha pesantemente complicato la possibilità per Cuba di fare business con le banche internazionali. Quando Cuba commercia con l'estero deve agire tramite istituti bancari che non abbiano nulla a che fare con gli Stati Uniti. 
L'economia cubana ha una lunga lista di acciacchi: scarsità di moneta, fuga di cervelli, anemici investimenti stranieri, scarsa produzioni di cibo (quasi l'80% degli alimenti sono importati) spiega Ted Henken, professore di studi latino-americani al Baruch College di New York. 
Senza gli Stati uniti cui dare la colpa, le carenze del governo cubano saranno molto più visibili. Il governo cubano non potrà più incolpare gli stati uniti per le difficoltà affrontate dagli imprenditori. Il governo dovrà essere in grado di spiegare perché è così difficile ottenere prestiti dalle banche, comprare un telefono cellulare o accedere alla banda larga".  Si rivelerà per quello che è Questo comporta grandi aspettative sia fuori che dentro Cuba.
In un paese dove il contante è padrone incontrastato, le piccole attività come la mia - spiega Niuris Higueras Martinez, proprietaria di un ristorante privato, dovranno abituarsi ad utilizzare strumenti bancari Non avverrà subito, ma siamo pronti ad integrarci in una nuova economia di mercato". 



Tradotto da Diletta Paoletti dall'articolo del New York Times del 17 dicembre 2014 "As Havana celebrates historic shift, economic and political hopes rise"


martedì 16 dicembre 2014

Il Natale di Sainsbury's - Christmas Adv/2



Natale 1914. In una fredda sera in piena Prima Guerra Mondiale i soldati lasciano le proprie contrapposte trincee e si incontrano nella no man's land che li divide. Giocano a calcio e si scambiano strette di mano, interrompendo, come per magia, l'atmosfera cupa del conflitto.
Finzione? No, eventi accaduti realmente e ripresi - a cento anni dalla Grande Guerra - dalla pubblicità natalizia di Sainsbury's, il colosso britannico dei supermarket. Il video è stato realizzato in collaborazione con la Royal British Legion, la charity inglese degli ex combattenti. La barretta di cioccolato che compare nel video viene venduta ad una sterlina e il ricavato va all'organizzazione.
"Christmas is for sharing" e, alla fine, le differenze con quelli che crediamo i nostri nemici sono meno delle cose in comune.

giovedì 11 dicembre 2014

Kassensymphonie - Christmas Adv/1



Piaccia o non piaccia, di questo periodo suoni tipicamente natalizi pervadono ogni luogo e - udite, udite - possono provenire anche ... dalla cassa di un supermercato. È il caso della catena commerciale tedesca Edeka, in questa adv natalizia intitolata "Kassensymphonie", ideata da Jung von Matt dove il beep della cassa compone la melodia di Jingle Bells.
E con questo video, che su You Tube è arrivato a quasi 12 milioni di visualizzazioni, Chi più ne ha più ne metta dà il la al suo modo di celebrare il Natale, attraverso la visione dei creativi pubblicitari.
Enjoy!

Via AdWeek

lunedì 8 dicembre 2014

Fidelio: classico contemporaneo


Succede che un'opera scritta per la prima volta nel 1804 possa parlare, con forza e realismo, dell'oggi. È il potere dei grandi classici, quelli che non tramontano, che non passano mai di moda, portatori di un messaggio universale che rimane sempre attuale. Ieri alla prima della Scala di Milano, con il Fidelio di Beethoven diretto da Barenboim con la regia di Deborah Warner, è successo proprio questo.
La trama racconta di Leonora che si traveste da uomo con il nome di Fidelio e trova lavoro nella prigione in cui è rinchiuso il marito Florestan, che sta per essere condannato a morte dalla dispotica decisione del governatore Don Pizarro. Tra dolore e speranza, la coraggiosa Leonora riesce a salvare la vita al marito, un attimo prima che giunga il Ministro a liberare i detenuti.
Nella scelta della regista Warner, per tutto il primo atto la prigione è contemporanea, squallida e grigia, quasi simbolica (assenti gli elementi descrittivi tipici, le sbarre o le celle). Nel secondo atto, con una scenografia a dir poco imponente, la scena si sposta nelle segrete, rappresentate come inferi freddi e umidi. E in questi due scenari, i significati si rincorrono.
Nell'opera e nella sua messa in scena c'è anzitutto - come è ovvio anche dalla stessa scrittura di Beethoven - l'antinomia libertà - oppressione, trasposta nella classica contrapposizione luce-tenebre. Superba la sottolineatura dell'orchestra al coro - realistico e disperato - dei detenuti.
Si percepisce l'oppressione del sistema carcerario, oggi come ieri. Una vita nelle tenebre, solo brevemente interrotta dalla possibilità di godere, un attimo, della calda luce del sole primaverile, sinonimo di libertà. Una liberalità del carceriere, questa, subito punita dal governatore, il superiore.
E proprio nella figura del carceriere, Rocco, c'è il rapporto tra libertà e dipendenza: per indole buono, si rifiuta di uccidere Florestan come ordinatogli dal Governatore Don Pizarro, ma deve nondimeno scavare la fossa che ospiterà il corpo del prigioniero. Così come deve sottostare, per guadagnarsi i soldi per vivere, agli atteggiamenti autoritari di Don Pizarro.
C'è l'amore e il rapporto marito e moglie, salvifico prima ancora dell'intervento del Ministro. Ma la relazione tra i due è resa in chiave moderna. Dopo due anni Leonora e Florestan si riconoscono nelle segrete del carcere: se la messa in scena originaria li vedeva uniti in un abbraccio molto classico, Werner opta per una scena moderna, dove all'abbraccio si sostituisce una non meno intensa distanza, quasi a rappresentare una chiave più moderna dell'amore coniugale.

Non saremo tutti critici musicali, è vero. Ma ci sarà pure una ragione se un'opera ti tiene incollato, ti cattura e ti sembra tanto coraggiosa. La lotta contro la tirannia, l'affermazione della libertà e della giustizia erano temi cari a Beethoven. E sono cari anche a noi. E forte è l'emozione regalata da un classico che può parlare in modo così potente della contemporaneità.



Ho visto l'opera al Cinema Clarici di Foligno: audio e video di ottima qualità, per un'esperienza più che realistica.