domenica 6 novembre 2011

Viva l'Italia!

Leonard Freed photo Firenze, 1958 © Leonard Freed - Magnum (Brigitte Freed)









C’è un’Italia di cui dobbiamo essere orgogliosi. Molto orgogliosi. Basta solo conoscerla e, soprattutto, conoscerne le storie. Le racconta bene – queste storie – Aldo Cazzullo, nel (fortunatissimo) libro “Viva l’Italia!” edito da Mondadori. Giornalista (prima – per quindici anni – a La Stampa, dal 2003 editorialista al Corriere) e scrittore, Aldo Cazzullo, nato ad Alba, classe 1966, è un grande comunicatore che dà voce a quei personaggi che, più o meno conosciuti, troppo spesso dimenticati, l’Italia l’hanno fatta. Perfetto – il libro – per celebrare i 150 anni dell’unità. Ma senza noia: sono lontane la polvere e l’imbalsamata retorica di certi testi che hanno popolato scaffali nelle librerie e di alcune stanche celebrazioni sugli schermi televisivi.

Al centro Risorgimento e Resistenza, due momenti cruciali, quelli in cui la storia accelera, eccome, ma troppo spesso trascurati: «il primo liquidato – spiega Cazzullo – come affare di pochi, di una ristretta elite di liberali, la seconda come ferro vecchio della sinistra, roba per comunisti». No e poi no: «non è il Risorgimento a fare l’Italia ma sono gli italiani a fare il Risorgimento – spiega il giornalista – basti pensare ai tantissimi i popolani insorti nelle città italiane infiammate dal ’48 ». «Come avrebbero potuto i soli aristocratici cacciare gli austriaci da Milano?». Sono callose le mani dei caduti nelle cinque giornate di Milano, mani di operai, di artigiani, come poté notare Carlo Cattaneo – capo della rivolta – recatosi all’obitorio proprio per capire chi fossero i combattenti morti nella rivolta.

Anche la guerra di Resistenza – secondo Cazzullo – è patrimonio di tutti. Fu fatta dai militari, dai 5000 fucilati di Cefalonia. Fu fatta dagli internati in Germania («rimangono nei lager e rifiutano la guerra fratricida di Salò»). E dai cattolici, da sacerdoti come don Ferrante Bagiardi («vi accompagno io davanti al Signore», le sue ultime parole prima di essere fucilato assieme ai suoi parrocchiani, con i quali scelse di morire). Ma anche carabinieri (basti pensare a Salvo d’Acquisto, « in un gesto nobilissimo si fa uccidere, evitando la rappresaglia per un attentato che non aveva commesso»), alpini, aristocratici e monarchici, come il colonnello Montezemolo, che – mentre governo e Re riparano al Sud – difende Roma, lui, anticomunista che collabora con i gappisti di Amendola.
Storie di uomini. E di donne, che – da leader e combattenti – furono protagoniste di Risorgimento e Resistenza, racconta Cazzullo. Storie di giovani, spontanee patriote senza retorica, che hanno perso la vita con il nome del loro paese sulle labbra, gridando “viva l’Italia!”. Come Colomba Antonietti – 23 anni, di origine umbra morta difendendo la Repubblica romana – o Cleonice Tomassetti, martire della Resistenza («niente paura», incoraggia i suoi compagni davanti al plotone di esecuzione).
Storie di uomini e di letterati. Come quelle di Ungaretti e di Carlo Emilio Gadda, volontari nella Grande guerra, «due grandi innovatori della letteratura italiana del ‘900 vicini – all’insaputa l’uno dell’altro – al fronte (pochi chilometri li dividevano sull’Isonzo)», spiega Cazzullo. Ed ecco le poesie, intrise di guerra, di Ungaretti, soldato semplice della brigata Brescia, 19° reggimento fanteria, e le parole di Gadda, sottotenente prima sul Carso orientale poi tra Plezzo e Tolmino, dove – con il «cuore spezzato» - assiste impotente all’ avanzata dei nemici. E ancora, non dimentica, Aldo Cazzullo, la storia di Resistenza di Beppe Fenoglio, «che salì in collina per opporsi al fascismo». E’ la guerra – nelle sue varie forme – che irrompe nei versi e nelle parole, carica di sangue e di dolore.
Mentre tra le mani scorrono le pagine di questo libro, le lettere impresse sulla carta finiscono col fondersi a immagini e suoni che ci tornano in mente. Si intrecciano, si mescolano a raccontare un’Italia sempre diversa ma, in fondo, così uguale. I versi di una poesia conosciuta negli anni del liceo si mescola alle note di un brano del Risorgimento, a fare da sfondo a queste storie italiane. «Sono molto critico sull’Italia di oggi», ha dichiarato recentemente Cazzullo. Ma subito compensa con l’ottimismo, quello vero, di chi ama il proprio paese. «Il paese delle cento città che – unico – ad ogni crinale di collina offre nuovi scenari» «Ma dobbiamo restare uniti. Il nord non esiste senza il sud e viceversa. Cosa saremmo senza la letteratura siciliana, senza Dante, senza la Roma dei Cesari e dei papi? Senza medioevo e rinascimento?». «Non è difficile sentire l’Italia nella bellezza creata dai suoi artisti», scrive nel libro Cazzullo, quasi a suggerire un legame sentimentale col Belpaese. Louvre, National Gallery, Prado, d’altronde, grondano di «commovente bellezza», tutta dipinta da italiani. C’è tanta Italia di cui andare orgogliosi, ieri come oggi. Possiamo e dobbiamo sentire la bellezza del nostro paese, nella vita quotidiana, nel lavoro, nei racconti, collettivi ed individuali. Nelle storie di famiglia. Nell’accumularsi della memoria. Perché – anche quando sembra non esserlo – l’Italia è una cosa seria.


Viva l'Italia!, Aldo Cazzullo, Mondadori, 2010, pp. 157, € 18.50

Nessun commento:

Posta un commento