Ho sempre condiviso gran parte delle battaglie di Greenpeace. Come non sostenere la “lobby buona” quando convince le multinazionali a non distruggere più le foreste per l'olio di palma o le aziende hi-tech ad eliminare gradualmente le sostanze tossiche dai propri prodotti?
Ma,
questa volta, lo slogan proprio non va.
Ieri, infatti, è stata lanciata la nuova campagna “Io non vi voto”, con
relativa piattaforma web www.IoNonViVoto.org.
A
Roma sono spuntati come funghi manifesti raffiguranti i volti dei politici
nostrani. E una domanda “sei amico del petrolio e del carbone?” La mission della campagna è una e chiara (e ci piace): la
sfida alla politica fossile. Ma perché inneggiare alla già dilagante
antipolitica?
Il
difetto non è, quindi, nella sostanza, ma nella forma. «Non è un messaggio astensionista – scrive
Greenpeace, quasi a mettere le mani avanti rispetto ad uno slogan di cui forse
lei per prima non è convinta – ma l'occasione giusta e imperdibile per porre
delle condizioni chiare e inequivocabili ai candidati alle prossime elezioni».
E
invece, a pochi giorni dalle primarie del centro-sinistra, il messaggio sembra
più che mai stonato. In un momento in cui c’è forte bisogno di recuperare la
buona politica, la partecipazione, il civismo, inneggiare alla sterile contrapposizione pare davvero l’ultima cosa
di cui l’Italia ha bisogno.
Sarà
pur vero – e lo è – che il panorama politico italiano attuale non offre
entusiasmanti prospettive. Sarà pur vero – e lo è – che molti dei nostri
politici sono spesso stati colti con le mani nella marmellata di interessi
sporchi, corrotti e controproducenti, anche e soprattutto in tema ambientale ed
energetico. Ma un messaggio del genere, generico e generalizzante, non aiuta
a salvare quello che c’è da salvare, scavando un fossato sempre più profondo
tra cittadini e gestione della cosa pubblica.
Senza
contare che il motto fa di tutt’erba un fascio: tra i politici “additati” c’è
anche Nichi Vendola, la cui attenzione per i temi dell’energia pulita, delle
rinnovabili e della Green Economy è proverbiale (basti leggere il programma del
Governatore della Puglia, alla voce “Energia”: «la diffusione delle energie
rinnovabili elettriche può trasformare l’Italia in un paese libero dal ricatto
– politico, oltre che economico – di carbone ed energie fossili»).
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