Prima che
gli indignados
riempissero le strade di New York, Madrid, Londra e Atene, in modo
singolarmente profetico un piccolo libro scalava le classifiche. Un
piccolo libro, che proprio del sentimento dell’indignazione faceva il suo
messaggio principale.
Stiamo
parlando di Indignez-vous!, scritto da Stéphane Hessel, intellettuale, diplomatico e
politico francese che si è spento oggi, all’età di 95 anni.
Classe
1917, durante il secondo conflitto mondiale, Hessel prese parte alla Resistenza
francese e – subito dopo – ebbe «la fortuna», come la definisce lui, di
partecipare niente meno che alla stesura della Dichiarazione universale dei
Diritti dell’Uomo, poi adottata dalle Nazioni Unite a Parigi nel 1948.
È un
vero e proprio «appello all’indignazione», questo minuscolo pamphlet divenuto
rapidamente best seller globale. Indignazione per cosa? Va subito al sodo,
Hessel: «il divario tra i più ricchi e i più poveri non è mai stato così
significativo e mai la corsa al denaro e la competizione erano state a tal punto
incoraggiate». Punta il dito contro la dittatura dei mercati finanziari «che
minacciano la pace e la democrazia». E nei giorni di Occupy Wall
Street, nelle ore in cui Main street assediava il cuore pulsante
del financial district, il suo j'accuse sembrava proprio una profezia avverata.
Lungimirante
e deciso, aveva capito prima e meglio di tutti dove il sistema – corrotto e in
affanno – sarebbe andato a parare. Ma lungi dall’incitare alla violenza, il
lucido pensiero di Hessel esorta ad «un’azione civile risoluta», indicando
nella non violenza e nel rispetto dei diritti la strada maestra. Per
liberarsi - aggiunge - dal meccanismo perverso del “sempre di più” (nei
consumi, nella finanza e nella scienza), pericoloso vortice che ci trascina
inesorabilmente ogni giorno più in basso.
Più
che un libro, di cui non ha l’organicità, Indignez-vous! è un piccolo quaderno di appunti un
po’disordinati che Stéphane Hessel ha voluto condividere, soprattutto con i
giovani. Per metterli in guardia dal «peggiore degli atteggiamenti»:
l’indifferenza.
Ossia la rinuncia – perdente, menefreghista e senza vita – alla
capacità di indignarsi e all’impegno civile che ne consegue.
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