lunedì 4 marzo 2013

Capelli selvaggi

Gianni Cipriano for The New York Times

«Un populista dai capelli selvaggi, dalla voce tuonante e con la camicia fuori dai pantaloni, tiene in mano il destino dell’Italia e – in certa misura – dell’Europa».
Inizia così l’articolo del New York Times, tutto dedicato all’Italia, in generale, e a Beppe Grillo, in particolare. In piena homepage e con tanto di foto del leader del Movimento 5 Stelle. «Dopo aver conquistato un quarto dei voti alle urne – spiegano Liz Alderman ed Elisabetta Povoledo – ha gettato la politica italiana in una impasse». «Grillo rappresenta un nuovo genere di uomo politico nato tra le fiamme della lunga crisi economica. Come Alexis Tsipras, il giovane che in Grecia ha guidato l’ondata anti-austerità, o Yair Lapid, che ha cavalcato il malcontento per la disuguaglianza sociale in Israele». E ne abbozzano una succinta bio: «nel corso degli anni, ha raccolto grande seguito dopo essere stato escluso dalla televisione italiana negli anni ’80 a causa del suo prendersi gioco dei politici corrotti. Con un background in materia di contabilità, ha anche saputo cavalcare gli scandali derivanti dalla cattiva gestione di alcune aziende, tra cui l'impero del latte Parmalat, Telecom Italia e la banca Monte dei Paschi di Siena». Arrivano presto al dunque, al discrimine che rende Grillo – tuttora – un personaggio unico nel panorama politico italiano: «il suo più grande vantaggio, tuttavia, è l’aver saputo sfruttare il potere dei mezzi di comunicazione, di Internet e dei social network per diffondere il suo messaggio. A partire dal 2005, quando ha avviato il suo Blog politico».
«Poco più di tre anni fa, ha poi formato il suo Movimento Cinque Stelle, sulla base di un manifesto volto a migliorare i servizi pubblici (acqua, trasporti, sviluppo, connessione a Internet) e a tutelare l'ambiente». Da lì, un crescendo in termini di popolarità, come dimostrato dal caso Sicilia, dove il M5S non ha solo guadagnato un ampio successo in termini elettorali, ma sta ottenendo ottimi feedback sul piano legislativo. «Ma muoversi nella vasca degli squali romana– avvertono Povoledo e Aldreman – richiede un approccio diverso». Le proposte, ci sono, in capo a tutte il «cosiddetto salario di cittadinanza, una sorta di assicurazione contro la disoccupazione per le fasce più deboli. Interventi, questi, da finanziare attraverso il taglio degli sprechi e delle spese politiche e la lotta alla corruzione. Ulteriori risparmi verrebbero poi dal ritiro delle forze italiane dall'Afghanistan, dal tetto delle pensioni di stato a 5.000 euro al mese e dal ribaltamento condoni fiscali».
Insomma, da fuori ci guardano (piuttosto) incuriositi, ma anche (molto) spaventati. «Si sono riaccesi i timori che l’Italia possa tornare al centro della crisi dell’Euro, cui Grillo addossa gran parte delle colpe del peggioramento delle condizioni di vita degli italiani. Ha chiesto un referendum sulla permanenza dell’Italia nella zona Euro e sostiene che lo spread non sia altro che un’allucinazione». A chiudere il pezzo, una dichiarazione del Governatore siciliano Crocetta: «per Grillo è giunto il momento di scegliere se continuare ad essere il pifferaio magico di un movimento di protesta fine a se stesso, o assumere le responsabilità istituzionali, per le quali ha chiesto ai cittadini un mandato. Deve mostrare agli elettori se intende aiutare il paese, o condurlo nel caos». 

Vai all'articolo del New York Times

Su Chi più ne ha più ne metta:
Leggi anche: Le (cinque) stelle viste dall'America
Leggi anche: Gemelli (molto) diversi
Guarda: Il Grillo prepolitico

Nessun commento:

Posta un commento