Gianni Cipriano for The New York Times |
«Un populista dai capelli
selvaggi, dalla voce tuonante e con la camicia fuori dai pantaloni, tiene in
mano il destino dell’Italia e – in certa misura – dell’Europa».
Inizia
così l’articolo del New York Times, tutto dedicato all’Italia, in generale, e a
Beppe Grillo, in particolare. In piena homepage e con tanto di foto del leader
del Movimento 5 Stelle. «Dopo aver conquistato un quarto dei voti alle urne –
spiegano Liz Alderman ed Elisabetta Povoledo – ha gettato la politica italiana
in una impasse». «Grillo rappresenta un nuovo genere di uomo politico nato tra
le fiamme della lunga crisi economica. Come Alexis Tsipras, il giovane che in
Grecia ha guidato l’ondata anti-austerità, o Yair Lapid, che ha cavalcato il
malcontento per la disuguaglianza sociale in Israele». E ne abbozzano una
succinta bio: «nel corso degli anni, ha raccolto grande seguito dopo essere
stato escluso dalla televisione italiana negli anni ’80 a causa del suo
prendersi gioco dei politici corrotti. Con un background in materia di contabilità,
ha anche saputo cavalcare gli scandali derivanti dalla cattiva gestione di
alcune aziende, tra cui l'impero del latte Parmalat, Telecom Italia e la banca
Monte dei Paschi di Siena». Arrivano presto al dunque, al discrimine che
rende Grillo – tuttora – un personaggio unico nel panorama politico italiano:
«il suo più grande vantaggio, tuttavia, è l’aver saputo sfruttare il potere dei
mezzi di comunicazione, di Internet e dei social network per diffondere il suo
messaggio. A partire dal 2005, quando ha avviato il suo Blog politico».
«Poco
più di tre anni fa, ha poi formato il suo Movimento Cinque Stelle, sulla base
di un manifesto volto a migliorare i servizi pubblici (acqua, trasporti,
sviluppo, connessione a Internet) e a tutelare l'ambiente». Da lì, un crescendo
in termini di popolarità, come dimostrato dal caso Sicilia, dove il M5S non ha
solo guadagnato un ampio successo in termini elettorali, ma sta ottenendo
ottimi feedback sul piano legislativo. «Ma muoversi nella vasca degli squali
romana– avvertono Povoledo e Aldreman – richiede un approccio diverso». Le
proposte, ci sono, in capo a tutte il «cosiddetto salario di cittadinanza, una
sorta di assicurazione contro la disoccupazione per le fasce più deboli.
Interventi, questi, da finanziare attraverso il taglio degli sprechi e delle
spese politiche e la lotta alla corruzione. Ulteriori risparmi verrebbero poi
dal ritiro delle forze italiane dall'Afghanistan, dal tetto delle pensioni di
stato a 5.000 euro al mese e dal ribaltamento condoni fiscali».
Insomma, da fuori ci guardano (piuttosto) incuriositi,
ma anche (molto) spaventati. «Si sono riaccesi i timori che l’Italia possa
tornare al centro della crisi dell’Euro, cui Grillo addossa gran parte delle
colpe del peggioramento delle condizioni di vita degli italiani. Ha chiesto un
referendum sulla permanenza dell’Italia nella zona Euro e sostiene che lo spread non sia altro che un’allucinazione». A chiudere il pezzo, una
dichiarazione del Governatore siciliano Crocetta: «per Grillo è giunto il
momento di scegliere se continuare ad essere il pifferaio magico di un
movimento di protesta fine a se stesso, o assumere le responsabilità
istituzionali, per le quali ha chiesto ai cittadini un mandato. Deve mostrare
agli elettori se intende aiutare il paese, o condurlo nel caos».
Vai all'articolo del New York Times
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