Ecco, per punti, alcune delle principali considerazioni emerse nel corso del fecondo (e partecipatissimo) seminario “Elezioni 2013: tra vecchia e nuova politica”, ospitato dalla Facoltà di scienze politiche dell'Università di Perugia. Relatori, Alessandro Campi, Roberto Segatori, Giovanni Belardelli, Bruno Bracalente, Paolo Mancini.
Note assolutamente
semplificate, nondimeno utili spunti per significative riflessioni.
·
L’elemento
caratterizzante di questa tornata elettorale è stata la forte “mobilità del
voto”: quasi il 50%
dei votanti ha cambiato la destinazione del proprio voto.
·
Il
movimento 5 stelle ha riportato nelle urne quegli elettori che – pur essendo
attivi sul mercato elettorale – sceglievano l’astensione come messaggio di
protesta.
·
Nel
corso della campagna elettorale, tre eventi hanno avuto conseguenze
nell’orientamento del voto (conseguenze rilevate mediante sondaggi via web
sulle intenzioni di voto): 1) la partecipazione di Silvio Berlusconi alla
trasmissione di Michele Santoro “Servizio pubblico”, alla quale ha corrisposto non tanto
un aumento della curva di gradimento del Pdl, quanto un calo di quella del Pd;
2) la vicenda Monte dei paschi di Siena, a seguito della quale vola il M5S; 3) la conferenza stampa
di Silvio Berlusconi, nel corso della quale viene lanciata la parola d’ordine
dell’“abolizione dell’Imu”.
·
Voto
e Geografia: il Pdl
vince soprattutto al sud, dove invece il Pd è debole. Il movimento 5 stelle
vanta una distribuzione omogenea a livello nazionale, con forte presenza al
centro, nelle regioni tradizionalmente appannaggio della sinistra.
·
Voto
ed età: mentre
l’elettorato del Pd è in assoluto il più vecchio, seguito da quello del Pdl
(che si attesta, in media, attorno alla mezza età), M5S e Scelta civica di Monti sono le forze che
catalizzano il voto dei più giovani, rappresentando i due elementi di “novità” del quadro politico.
·
Con
riferimento alla composizione dell’elettorato per titolo di studio il Pd è – semplificando – il partito
votato dai laureati, così come Scelta civica. L’elettorato del Pdl si attesta
invece ad un livello istruzione medio basso, similmente al M5S, votato da
elettori tra i quali prevale la licenza media.
·
Come si
distribuisce il voto con riferimento alle professioni e alla collocazione
lavorativa? Scelta
civica prende voti da prevalentemente da lavoratori del settore privato, mentre
il Pd pesca dal settore pubblico, configurandosi come partito degli elettori
del settore pubblico. Più nel dettaglio il Pd è votato da quadri dirigenti
(qualcuno lo definisce partito dei dirigenti) e insegnati, il M5S dagli operai
e dagli artigiani, il Pdl da operai, commercianti, partite IVA, artigiani e
casalinghe. Paradossalmente, si verifica che la componente operaia venga più
rappresentata dal Pdl e dal M5S che dal Pd, che – per tradizione
storico-politica – dovrebbe invece detenere il primato in questo senso.
Inoltre, combinando età e posizione lavorativa, viene fuori che il Pd è il
partito dei garantiti, il M5S dei non garantiti, ossia coloro in cerca del
primo lavoro.
·
Quale è
il rapporto tra comunicazione e scelta politica? Dalle ricerche emerge che tra
utenti di Tg3 e La7 prevale il voto a sinistra, tra gli utenti delle reti
Mediaset prevale il voto orientato a destra. Il voto al M5S viene da un
elettorato che consuma essenzialmente canale 5 e Studio aperto (anche qui,
dunque, torna il tema di una possibile sovrapponibilità tra l’elettorato M5S e
quello Pdl).
·
Per
poter parlare di populismo occorrono 3 elementi: a) un credo, un mito, una voice contro i professionisti della
politica; b) una
leadership che catalizza e cavalca le pulsioni; c) una porzione di popolazione che si
sente spiazzata dalle dinamiche in corso e priva di rappresentanza. In questo
senso il movimento di Grillo è configurabile come movimento populista.
·
Il
principale rischio di una forza populista è quello del prevalere della parte destruens su quella construens. In altri termini, il movimento
populista dà la spallata ma non elabora soluzioni complesse.
·
Per
altri, invece, la categoria del populismo sarebbe non più applicabile, in quanto obsoleta dal momento che
si applicava quando c'erano i partiti di massa intesi in senso tradizionale. Il
M5S sarebbe dunque un fenomeno nuovo non interpretabile con vecchi schemi
interpretativi.
·
Il M5S
ha scardinato la cosiddetta terrritorializzazione del voto, ossia il legame stretto del voto
con il territorio: Grillo ha ottenuto un consenso omogeneo a livello nazionale,
uscendo dalle zone nelle quali era già presente. Ha rotto, così, le
tradizionali distribuzioni territoriali del voto: Lega al nord; Pd in Italia
centrale, Pdl al sud (caso macroscopico: la Sicilia, tradizionalmente granaio
del PDL).
·
M5S è
un movimento che concretizza la possibilità di una realtà che si pone oltre
le categorie della destra e della sinistra, le trascende raccogliendo in sé istanze radicali
tendenzialmente di sinistra e un leaderismo tendenzialmente di dx. Anche
spazialmente e simbolicamente i grillino si sono collocati in alto
nell’emiciclo.
·
Lo
stile politico del M5S è composto da una spiccata caratterizzazione
verticistica, da un forte elemento carismatico e da una marcata venatura
anti-politica e anti-sistema, che ricorda il Silvio Berlusconi prima maniera, intercettando ansia radicale di
cambiamento. Si colloca inoltre in un continuum di stagione di movimenti sta tesa al
rinnovamento, cominciata con il movimento referendario di Mario Segni.
· Questo
voto conferma l’incomunicabilità tra i due poli in termini di elettorato. Ciò significa che non si realizza
trasferimento di voti tra blocco centro-sinistra e blocco centro-destra,
aspetto che testimonia le difficoltà del "bipolarismo all’italiana".
I dati citati sono l’esito di due ricerche, una condotta
dall’Aur (Agenzia Umbria Ricerche) e coordinata dal Prof. Bracalente; l’altra
condotta dal Prof. Paolo Mancini insieme ai dott.ri Marco Mazzoni, Giovanni
Barbieri e Alessio Cornia.
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