sabato 9 febbraio 2013

L'Austerity sbarca in Europa

Burki

Petar Pismestrovic


Mentre i vignettisti si sbizzarriscono a raccontarci il nuovo accordo sul bilancio Ue, un dato è certo: quello varato ieri è il primo quadro finanziario al ribasso della storia comunitaria. Scontenti, molto, quelli che speravano in un’inversione di tendenza, in una sterzata Keynesiana ed in un'iniezione di politiche anticicliche. 

Il nuovo Quadro Finanziario Pluriennale copre i prossimi sette anni (2014-2020) ed è concepito per un'Unione europea a 28 Stati membri, in base all'ipotesi di lavoro che la Croazia aderisca all'Unione nel 2013. 


Il Consiglio europeo, riassumendo, ha raggiunto un accordo politico in base al quale la cifra massima totale della spesa per l'Ue a 28 è pari a 959 988 milioni di Euro in stanziamenti per impegni che rappresentano l'1,00 % del reddito nazionale lordo (RNL) dell'Unione e a 908 400 milioni di EUR in stanziamenti per pagamenti che rappresentano lo 0,95% dell'RNL europeo. 

Si è trattato, come ha spiegato efficacemente Marco Zatterin su La Stampa, di uno «scontro fra i rigoristi condotti da Cameron e i fan della spesa comune in chiave anticrisi come Italia e Francia». «La cifra  - continua Zatterin - comprende 450 miliardi per la crescita, somma maggiore sull’esercizio precedente, ma smagrita rispetto alle idee di partenza: alleggeriti gli investimenti sulle reti transfrontaliere, sparite le Tlc, al punto da fare commentare a una fonte: «E’ rimorto Keynes!». 

«Guardando da una prospettiva globale – ha affermato Herman Van Rompuy alla fine della maratona negoziale, durata ben 25 ore – questo è un budget orientato al futuro, realistico e guidato da preoccupazioni urgenti». Della serie, poteva andare anche peggio.

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