Matteo Salvini e Roberto Maroni |
“Una visita scomoda”. È il
titolo, conciso quanto chiaro, dell’editoriale di Enric Juliana sul quotidiano
catalano la Vanguardia. Si
riferisce alla presenza a Barcellona di Roberto Maroni, leader della Lega Nord
e presidente della Lombardia, in Catalogna per promozionare l’Expo di Milano
del 2015. Il punto è più o meno questo: il Carroccio avrebbe grande interesse (in
primis mediatico) ad identificarsi
con la causa catalana (e con la sua tradizione indipendentista), mentre le
autorità locali avrebbero pochissima voglia di apparire accanto ad un movimento
politico in pieno revanscismo razzista e xenofobo. E monta la polemica: in
molti chiedono ad Artur Mas – il presidente de la Generalitat – di non ricevere Maroni, mentre altri ritengono
che, se non altro per dovere istituzionale, l’incontro debba esserci. Proteste
anche dalla società civile, con tanto di hashtag su Twitter, #MaroniFotElCamp,
qualcosa di simile all’italiano “smamma”).
Probabilmente il vertice
si farà, ma sarà ridotto ai minimi termini, senza risonanza e, soprattutto,
senza conferenza stampa congiunta.
La Lega Nord sta
attraversando momenti difficili – scrive Juliana – e necessita di nuove
coordinate e di nuovi referenti. Mentre il segretario Matteo Salvini lavora
all’alleanza con il Fronte nazionale di Marine Le Pen, Maroni è alla ricerca
della “marca catalana”, del marchio catalano.
E Juliana ricorda anche
quando – erano gli anni novanta – il leader Jordi Pujol, allora al vertice
della comunità autonoma catalana, si rifiutò di ricevere Umberto Bossi.
Il punto è che sono solo
apparenti le somiglianze tra le rivendicazioni catalane e quelle del carroccio.
«Il movimento catalano è un movimento politico e culturale con oltre 100 anni
di storia: una storia europea, democratica e tollerante» si legge
nell’editoriale. «La Lega Nord non ha ancora compiuto 25 anni e ha avuto
bisogno di inventarsi un passato medievale, dal momento che l’unificazione
d'Italia nel 1861 è nata principalmente per volontà delle regioni industriali
del nord. Oscilla continuamente tra la protesta fiscale, la xenofobia e
l’attacco frontale all’Europa di Bruxelles».
Ed è così che l’imbarazzo
catalano diventa il paradigma delle reazioni che suscita – in Italia e fuori –
la nuova Lega.
Un partito – elettoralmente ai suoi minimi storici – che cerca disperatamente di
riconquistare media e voti a colpi di razzismo, in un grottesco trionfo del
‘politicamente scorretto’. Matteo Salvini ha impresso un’accellerazione
radicale, condita con alleanze azzardate. La strada, insomma, è quella che
sembra condurre il Carroccio a diventare un partitino radicale di (estrema)
destra, ultrapopulista e demagogico.
Leggi l'articolo di Juliana.
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