venerdì 17 gennaio 2014

La deriva leghista e l'imbarazzo catalano

Matteo Salvini e Roberto Maroni


“Una visita scomoda”. È il titolo, conciso quanto chiaro, dell’editoriale di Enric Juliana sul quotidiano catalano la Vanguardia. Si riferisce alla presenza a Barcellona di Roberto Maroni, leader della Lega Nord e presidente della Lombardia, in Catalogna per promozionare l’Expo di Milano del 2015. Il punto è più o meno questo: il Carroccio avrebbe grande interesse (in primis mediatico) ad identificarsi con la causa catalana (e con la sua tradizione indipendentista), mentre le autorità locali avrebbero pochissima voglia di apparire accanto ad un movimento politico in pieno revanscismo razzista e xenofobo. E monta la polemica: in molti chiedono ad Artur Mas – il presidente de la Generalitat – di non ricevere Maroni, mentre altri ritengono che, se non altro per dovere istituzionale, l’incontro debba esserci. Proteste anche dalla società civile, con tanto di hashtag su Twitter, #MaroniFotElCamp, qualcosa di simile all’italiano “smamma”).
Probabilmente il vertice si farà, ma sarà ridotto ai minimi termini, senza risonanza e, soprattutto, senza conferenza stampa congiunta.
La Lega Nord sta attraversando momenti difficili – scrive Juliana – e necessita di nuove coordinate e di nuovi referenti. Mentre il segretario Matteo Salvini lavora all’alleanza con il Fronte nazionale di Marine Le Pen, Maroni è alla ricerca della “marca catalana”, del marchio catalano.
E Juliana ricorda anche quando – erano gli anni novanta – il leader Jordi Pujol, allora al vertice della comunità autonoma catalana, si rifiutò di ricevere Umberto Bossi.
Il punto è che sono solo apparenti le somiglianze tra le rivendicazioni catalane e quelle del carroccio. «Il movimento catalano è un movimento politico e culturale con oltre 100 anni di storia: una storia europea, democratica e tollerante» si legge nell’editoriale. «La Lega Nord non ha ancora compiuto 25 anni e ha avuto bisogno di inventarsi un passato medievale, dal momento che l’unificazione d'Italia nel 1861 è nata principalmente per volontà delle regioni industriali del nord. Oscilla continuamente tra la protesta fiscale, la xenofobia e l’attacco frontale all’Europa di Bruxelles».
Ed è così che l’imbarazzo catalano diventa il paradigma delle reazioni che suscita – in Italia e fuori – la nuova Lega. 
Un partito – elettoralmente ai suoi minimi storici – che cerca disperatamente di riconquistare media e voti a colpi di razzismo, in un grottesco trionfo del ‘politicamente scorretto’. Matteo Salvini ha impresso un’accellerazione radicale, condita con alleanze azzardate. La strada, insomma, è quella che sembra condurre il Carroccio a diventare un partitino radicale di (estrema) destra, ultrapopulista e demagogico. 

Leggi l'articolo di Juliana. 


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