Peter Schrank - Handelszeitung |
A
poche ore dal primo turno delle presidenziali francesi, facciamo il
“toto-europeismo”. Che Europa vogliono i due leader in lizza per l’Eliseo?
Quali cambiamenti auspicano e quali proposte avanzano?
Andiamo con ordine.
Innanzitutto, partiamo da un dato di fatto: per riavvicinarsi al proprio
elettorato, Sarkozy si è allontanato, e di molto, da Angela Merkel, con la quale nei, mesi scorsi, aveva vissuto una
(apparentemente) solida entente cordiale. “Merkozy”, dunque, “è morto”. Già perché il presidente uscente ha
affermato di voler congelare il contributo francese all'Unione europea, rincorrendo così Marine Le Pen, leader
dell’estrema destra, la prima a voler ridurre la somma francese versata a
Bruxelles. E soprattutto, Sarkozy sarebbe anche persuaso della necessità di riscrivere
lo statuto della Banca centrale europea (BCE) rendendola sempre più simile alla Federal Reserve. E cioè,
riconoscendole il ruolo di prestatore di ultima istanza. Irritata la reazione
di Berlino, da sempre contraria a cambiamenti di pelle dell’istituzione di
Francoforte. Il governo tedesco è, infatti, «profondamente convinto che la Bce
debba esercitare il suo mandato in modo totalmente indipendente dalla
politica».
Dal
canto suo, il candidato socialista Francois
Hollande lancia un appello alla
Eurotower, chiedendo di tagliare i tassi di interesse al fine di favorire la
crescita in Europa.
Ai microfoni di radio Europe 1, Hollande ha precisato che ''ci
sono due modi per rilanciare la crescita: o la Banca centrale europea abbassa i
tassi di interesse, oppure concede prestiti direttamente agli Stati membri''.
A
quanto pare, dunque, l’austerity promossa dall’Ue negli ultimi mesi non
convince nessuno. E gli slogan
“pro crescita”, ca va sans dire,
restano sempre quelli vincenti in campagna elettorale. Ma, al netto delle
ricette anti-crisi, a fare la differenza tra i due sfidanti è la concezione stessa
dell’Unione: «Sarkozy è per
un’Europa intergovernativa, che risponda alle decisioni di Parigi e che non
accetti il metodo comunitario con un ruolo centrale della Commissione e del
Parlamento europeo – spiega a Lettera43.it François Lafond, analista politico
francese e già consulente di ministeri e think-tank– mentre Hollande ha
un’idea di Europa molto più federalista, orientata verso un futuro comune. Ma
deve convincere una parte della sua maggioranza assai più critica su questo
punto». Quel che è certo è che il voto francese è destinato ad influire
sui rapporti di potere dell’intero Vecchio Continente. Intanto, secondo l’ultimo sondaggio di questa
mattina, Hollande è in testa di quattro punti percentuali rispetto al
presidente uscente.
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