venerdì 20 aprile 2012

Tra i due litiganti, l'Europa.


Peter Schrank -  Handelszeitung


A poche ore dal primo turno delle presidenziali francesi, facciamo il “toto-europeismo”. Che Europa vogliono i due leader in lizza per l’Eliseo? Quali cambiamenti auspicano e quali proposte avanzano?
Andiamo con ordine. Innanzitutto, partiamo da un dato di fatto: per riavvicinarsi al proprio elettorato, Sarkozy si è allontanato, e di molto, da Angela Merkel, con la quale nei, mesi scorsi, aveva vissuto una (apparentemente) solida entente cordiale. “Merkozy”, dunque, “è morto”. Già perché il presidente uscente ha affermato di voler congelare il contributo francese all'Unione europea, rincorrendo così Marine Le Pen, leader dell’estrema destra, la prima a voler ridurre la somma francese versata a Bruxelles. E soprattutto, Sarkozy sarebbe anche persuaso della necessità di riscrivere lo statuto della Banca centrale europea (BCE) rendendola sempre più simile alla Federal Reserve. E cioè, riconoscendole il ruolo di prestatore di ultima istanza. Irritata la reazione di Berlino, da sempre contraria a cambiamenti di pelle dell’istituzione di Francoforte. Il governo tedesco è, infatti, «profondamente convinto che la Bce debba esercitare il suo mandato in modo totalmente indipendente dalla politica».
Dal canto suo, il candidato socialista Francois Hollande lancia un appello alla Eurotower, chiedendo di tagliare i tassi di interesse al fine di favorire la crescita in Europa.
Ai microfoni di radio Europe 1, Hollande ha precisato che ''ci sono due modi per rilanciare la crescita: o la Banca centrale europea abbassa i tassi di interesse, oppure concede prestiti direttamente agli Stati membri''.

A quanto pare, dunque, l’austerity promossa dall’Ue negli ultimi mesi non convince nessuno. E gli slogan “pro crescita”, ca va sans dire, restano sempre quelli vincenti in campagna elettorale. Ma, al netto delle ricette anti-crisi, a fare la differenza tra i due sfidanti è la concezione stessa dell’Unione: «Sarkozy è per un’Europa intergovernativa, che risponda alle decisioni di Parigi e che non accetti il metodo comunitario con un ruolo centrale della Commissione e del Parlamento europeo – spiega a Lettera43.it François Lafond, analista politico francese e già consulente di ministeri e think-tank– mentre Hollande ha un’idea di Europa molto più federalista, orientata verso un futuro comune. Ma deve convincere una parte della sua maggioranza assai più critica su questo punto». Quel che è certo è che il voto francese è destinato ad influire sui rapporti di potere dell’intero Vecchio Continente. Intanto, secondo l’ultimo sondaggio di questa mattina, Hollande è in testa di quattro punti percentuali rispetto al presidente uscente. 

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