lunedì 21 maggio 2012

Le (cinque) stelle. Viste dall'America



Che cosa si dice del “fenomeno Grillo” in America? Ce lo spiega il New York Times che – un paio di giorni or sono – ha dedicato al comico genovese e al suo movimento un lungo articolo intitolato significativamente “Caustic Comedian Alters Italy’s Political Map. E, in effetti, le 5 stelle hanno “alterato” – eccome –  la costellazione della politica italiana, trionfando in quel di Parma (dove il grillino Pizzarotti conquista la poltrona di primo cittadino), e ottenendo, in generale, risultati più che positivi.
«E’ con una sapiente miscela di pungente umorismo, legittima indignazione e organizzazione grass-root che il movimento di Grillo sta dimostrando di non essere uno scherzo - spiega Elisabetta Povoledo -  tanto che, fondato solo nel 2009, è rapidamente diventato una forza con cui fare i conti nella frazionata e litigiosa arena politica italiana».
«In poco tempo si è trasformato nel vessillo dell’impazienza degli italiani nei confronti dei tradizionali partiti politici, che sembrano aver perso il contatto con i bisogni e con le esigenze dei cittadini. E, in un paese dove l’elite politica viene ormai comunemente definita “la casta” e i sondaggi evidenziano un calo di fiducia verso le forze politiche al di sotto del 5% , il messaggio anti-politico di Grillo ha trovato terreno fertile».
Agli osservatori che tentano di liquidare il movimento come un voto di protesta contro interessi e poteri forti, non dissimile da altri fenomeni europei (Alba dorata in Grecia, i Pirati in Germania), i candidati grillini rispondono «rifiutando l’etichetta e illustrando, entusiasti, la loro agenda, che consiste in una piattaforma ecologica e anti-consumistica, articolata in una serie di varianti locali di grande successo». 
Anche se «di persona è molto più pacato rispetto alla sua appassionata presenza sul palco, dove si lancia in un turbinio di battute e insulti, rivolti tanto ai “moribondi partiti” italiani, quanto ai suoi leader», non sfugge agli americani la componente provocatoria (demagogica?) del comico genovese, « le cui dichiarazioni rappresentano continue onde d’urto».
E nel web, anzi, nel modo di usarlo, sta - secondo gli americani - la risorsa primaria di Beppe Grillo, dove la metamorfosi del mezzo in una sorta di “iper-democrazia” (promossa attraverso il blog e una pletora di siti internet), ha saputo aggregare quegli italiani intenzionati a fare proseliti attraverso un nuovo attivismo politico.
Ed è lasciando spazio alla voce roca del personaggio Grillo che il Nyt chiude un articolo che, forse con meno pregiudizi e più serenità rispetto agli omologhi italiani, racconta un fatto civico e partecipativo: “Non siamo un movimento politico, questa è una rivoluzione culturale che sta per cambiare la società”.


Leggi l'articolo sul New York Times

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