E dopo “l’anticittà” è la
volta delle “città nella città”, cities within the city. Questo il tema di FestArch 2012, tutto volto a
svelare le dinamiche più profonde delle città contemporanee. Il concetto
richiama il moltiplicarsi – all’interno delle
metropoli – di luoghi urbani che nascono, vivono e sopravvivono come sistemi
sociali ed economici chiusi, sospesi tra le antitetiche condizioni di
autosufficienza e esclusione, sociale e spaziale. Ogni anno, ogni mese, tante
«micro-città» sorgono nel corpo della conurbazione consolidata: favelas,
townships, insediamenti informali, per fare degli esempi. Ma anche distretti
sanitari, tecnologici o culturali, interi quartieri che si depositano dopo i
grandi eventi, new town, gated community. E ancora: architetture introverse e
autosufficienti, infrastrutture perimetrate come stazioni, aeroporti e
parcheggi, recinti commerciali e aree militari. Insomma, una serie di
“microcosmi” il più delle volte quasi corpi estranei rispetto a quanto sta loro
intorno. Sono molti i casi in cui l’espansione fuori controllo delle nostre
città ha consentito a un tessuto informale anarchico di diramarsi senza un
preciso disegno sotto la pelle della città consolidata. E, a volte (come nel
caso di baraccopoli, bidonville e slum), il fenomeno spaventa, incarnazione
della faccia – la più oscura – della vita urbana, spesso colpevolmente ignorata
dall’urbanistica politica.
Questa tendenza, avvertono gli esperti, non deve essere
trascurata, ma – al contrario –analizzata e, soprattutto, compresa. Anche
perché non indifferenti sono le ricadute socio-politiche: queste città informali che nascono
e proliferano in tutto il mondo, sono spesso il primo punto di accoglienza per
i grandi flussi migratori e sono anche una risorsa, potenziali luoghi dinamici
dove, ad esempio, può essere recuperata la produzione artigianale, spazi a
volte fragili nella progettazione e nei materiali, ma molto forti nella loro
identità, con forti capacità di influenzare voti politici e dinamiche sociali.
Non meno evidenti, in questo senso, sono i fenomeni di dismissione o
abbandono dei nostri centri storici, grandi “città nella città”, che richiedono riflessioni
adeguate in grado di guardare al futuro. Ancora, nuove città prendono forma
fuori dai confini di quella esistente, per assecondare una volontà di
decentramento e di estensione incontrollata. Tutti temi, questi,
imprescindibili per l’agenda politica di ogni paese.
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