Il Primo Ministro irlandese, Enda Kenny, festeggia la vittoria dei sì al referendum sul Fiscal Compact |
60% sì, 40% no. Questo il risultato del referendum irlandese sul Fiscal compact, il nuovo trattato fiscale europeo varato in piena tempesta economico-finanziaria e destinato ad introdurre norme più severe in fatto di bilancio. Gli irlandesi, dunque, danno il nulla osta al patto, iniettando una buona dose di fiducia sull’operato dell’Unione, recentemente da più parti aspramente criticato. Con un affluenza al 50.6 per cento, il quesito referendario si è rivolto ad un elettorato di 3,144,828 persone.
Diversificate,
come è ovvio, le reazioni. Entusiasta il Primo Ministro Enda Kenny (foto) che fino all’ultimo si è speso per un netto
e convinto sostegno al sì: «il voto affermativo sul Trattato fiscale – spiega –
lancia un forte segnale al resto del mondo: l’Irlanda è seriamente intenzionata
a superare le proprie difficoltà economiche».
Gerry
Adams, leader dei socialisti di Sinn
Féin, contrari al Fiscal Compact
così come, più in generale, alla politica di austerità targata Ue, dice di
accettare l’esito delle urne. Non manca, però, di criticare gli esponenti del
governo, rei – a suo parere – di aver fatto facili promesse (hanno assicurato,
ad esempio, di non affibbiare ai cittadini i costi del salvataggio degli
istituti bancari e di lavorare per
maggiori opportunità occupazionali). Vedremo - spiega Adams - se manterranno questi impegni.
Tirano un sospiro
di sollievo le Istituzioni europee che – per voce del Presidente della
Commissione José Manuel Barroso – «salutano con favore il risultato della consultazione
popolare, congratulandosi con l’Irlanda per aver partecipato ad un intenso
dibattito su un Trattato fondamentale in termini di risposta europea alla crisi
economica».
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