Visualizzazione post con etichetta Ue. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Ue. Mostra tutti i post

mercoledì 3 gennaio 2018

Sacchetto, mon amour



Sacchetti a pagamento, ce lo chiede l'Europa. Non proprio: sarebbe bene chiarire che l'obbligo di mettere a pagamento le buste per l'imballaggio di materiale sfuso NON è imposto dall'Unione europea: nella normativa di Bruxelles questa è una soluzione opzionale, lasciata alla libera scelta dagli Stati membri nel recepimento della direttiva. 
E non solo, si prevede che le “borse di plastica in materiale ultraleggero”, ossia quelle fornite come imballaggio primario per alimenti sfusi, possano essere escluse da misure di questo tipo.
"Le misure adottate dagli Stati membri includono l'una o l'altra delle seguente opzioni o entrambe:
a) adozione di misure atte ad assicurare che il livello di utilizzo annuale non superi 90 borse di plastica di materiale
leggero pro capite entro il 31 dicembre 2019 e 40 borse di plastica di materiale leggero pro capite entro il
31 dicembre 2025 o obiettivi equivalenti in peso. Le borse di plastica in materiale ultraleggero possono essere
escluse dagli obiettivi di utilizzo nazionali;
b) adozione di strumenti atti ad assicurare che, entro il 31 dicembre 2018, le borse di plastica in materiale leggero
non siano fornite gratuitamente nei punti vendita di merci o prodotti, salvo che siano attuati altri strumenti di
pari efficacia. Le borse di plastica in materiale ultraleggero possono essere escluse da tali misure. "

giovedì 9 giugno 2016

To Brexit or not to brexit?



To Brexit or not to brexit? That is the question. 
Intanto, godiamoci questa breve animazione del Guardian per fare il punto sulle principali ragioni del leave e del remain.
I prossimi giorni, su Chi più ne ha più ne metta, approfondiremo il tema, con video, interviste e quant'altro.
Enjoy!

lunedì 9 maggio 2016

9 maggio: #EuropeDay


Ho partecipato alla rubrica Buongiorno Europa della Tgr dell'Umbria il giorno 9 maggio per parlare dell'anniversario della Dichiarazione Schuman e dei principali appuntamenti in Umbria legati a questa ricorrenza. 

9 MAGGIO 1950 - Dichiarazione Schuman 

La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano.
Il contributo che un'Europa organizzata e vitale può apportare alla civiltà è indispensabile per il mantenimento di relazioni pacifiche. La Francia, facendosi da oltre vent'anni antesignana di un'Europa unita, ha sempre avuto per obiettivo essenziale di servire la pace. L'Europa non è stata fatta : abbiamo avuto la guerra.

L'Europa non potrà farsi un una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto. L'unione delle nazioni esige l'eliminazione del contrasto secolare tra la Francia e la Germania: l'azione intrapresa deve concernere in prima linea la Francia e la Germania.
A tal fine, il governo francese propone di concentrare immediatamente l'azione su un punto limitato ma decisivo.
Il governo francese propone di mettere l'insieme della produzione franco-tedesca di carbone e di acciaio sotto una comune Alta Autorità, nel quadro di un'organizzazione alla quale possono aderire gli altri paesi europei.
La fusione della produzioni di carbone e di acciaio assicurerà subito la costituzione di basi comuni per lo sviluppo economico, prima tappa della Federazione europea, e cambierà il destino di queste regioni che per lungo tempo si sono dedicate alla fabbricazione di strumenti bellici di cui più costantemente sono state le vittime.
La solidarietà di produzione in tal modo realizzata farà si che una qualsiasi guerra tra la Francia e la Germania diventi non solo impensabile, ma materialmente impossibile. La creazione di questa potente unità di produzione, aperta a tutti i paesi che vorranno aderirvi e intesa a fornire a tutti i paesi in essa riuniti gli elementi di base della produzione industriale a condizioni uguali, getterà le fondamenta reali della loro unificazione economica.
Questa produzione sarà offerta al mondo intero senza distinzione né esclusione per contribuire al rialzo del livello di vita e al progresso delle opere di pace. Se potrà contare su un rafforzamento dei mezzi, l'Europa sarà in grado di proseguire nella realizzazione di uno dei suoi compiti essenziali: lo sviluppo del continente africano. Sarà così effettuata, rapidamente e con mezzi semplici, la fusione di interessi necessari all'instaurazione di una comunità economica e si introdurrà il fermento di una comunità più profonda tra paesi lungamente contrapposti da sanguinose scissioni.
Questa proposta, mettendo in comune le produzioni di base e istituendo una nuova Alta Autorità, le cui decisioni saranno vincolanti per la Francia, la Germania e i paesi che vi aderiranno, costituirà il primo nucleo concreto di una Federazione europea indispensabile al mantenimento della pace.Per giungere alla realizzazione degli obiettivi cosi' definiti, il governo francese è pronto ad iniziare dei negoziati sulle basi seguenti.
Il compito affidato alla comune Alta Autorità sarà di assicurare entro i termini più brevi: l'ammodernamento della produzione e il miglioramento della sua qualità: la fornitura, a condizioni uguali, del carbone e dell'acciaio sul mercato francese e sul mercato tedesco nonché su quelli dei paese aderenti: lo sviluppo dell'esportazione comune verso gli altri paesi; l'uguagliamento verso l'alto delle condizioni di vita della manodopera di queste industrie.
Per conseguire tali obiettivi, partendo dalle condizioni molto dissimili in cui attualmente si trovano le produzioni dei paesi aderenti, occorrerà mettere in vigore, a titolo transitorio, alcune disposizioni che comportano l'applicazione di un piano di produzione e di investimento, l'istituzione di meccanismi di perequazione dei prezzi e la creazione di un fondo di riconversione che faciliti la razionalizzazione della produzione. La circolazione del carbone e dell'acciaio tra i paesi aderenti sarà immediatamente esentata da qualsiasi dazio doganale e non potrà essere colpita da tariffe di trasporto differenziali. Ne risulteranno gradualmente le condizioni che assicureranno automaticamente la ripartizione più razionale della produzione al più alto livello di produttività.
Contrariamente ad un cartello internazionale, che tende alla ripartizione e allo sfruttamento dei mercati nazionali mediante pratiche restrittive e il mantenimento di profitti elevati, l'organizzazione progettata assicurerà la fusione dei mercati e l'espansione della produzione.
I principi e gli impegni essenziali sopra definiti saranno oggetto di un trattato firmato tra gli stati e sottoposto alla ratifica dei parlamenti. I negoziati indispensabili per precisare le misure d'applicazione si svolgeranno con l'assistenza di un arbitro designato di comune accordo : costui sarà incaricato di verificare che gli accordi siano conformi ai principi e, in caso di contrasto irriducibile, fisserà la soluzione che sarà adottata.
L'Alta Autorità comune, incaricata del funzionamento dell'intero regime, sarà composta di personalità indipendenti designate su base paritaria dai governi; un presidente sarà scelto di comune accordo dai governi; le sue decisioni saranno esecutive in Francia, Germania e negli altri paesi aderenti. Disposizioni appropriate assicureranno i necessari mezzi di ricorso contro le decisioni dell'Alta Autorità.
Un rappresentante delle Nazioni Unite presso detta autorità sarà incaricato di preparare due volte l'anno una relazione pubblica per l'ONU, nelle quale renderà conto del funzionamento del nuovo organismo, in particolare per quanto riguarda la salvaguardia dei suoi fini pacifici.
L'istituzione dell'Alta Autorità non pregiudica in nulla il regime di proprietà delle imprese. Nell'esercizio del suo compito, l'Alta Autorità comune terrà conto dei poteri conferiti all'autorità internazionale della Ruhr e degli obblighi di qualsiasi natura imposti alla Germania, finché tali obblighi sussisteranno.

martedì 26 aprile 2016

L'olio dei vicini



L'olio tunisino nel mercato Ue: pro e contro 
Aumento dell’import di olio tunisino a dazio zero nell’Ue: contenuti del provvedimento e prospettive

Nelle ultime settimane si è molto discusso dell’approvazione da parte del Parlamento europeo di un piano di emergenza a favore della Repubblica Tunisina, secondo una proposta avanzata a settembre dalla Commissione europea. Il testo prevede l’immissione nel mercato europeo di 35 mila tonnellate l’anno di olio tunisino a dazio zero per il periodo 2016-2017, quantità che andrà ad aggiungersi alle 56 mila tonnellate non tassate annue già contemplate da precedenti accordi commerciali bilaterali.
Queste misure sono state approvate in virtù delle politiche di vicinato, attuate già dalla metà degli anni '90 dall’Unione verso i paesi limitrofi, che condividono i valori comuni della democrazia e del rispetto dei diritti umani, e con l’obbiettivo di accrescere la reciproca collaborazione politico-istituzionale e l'integrazione economica. Con questi accordi di cooperazione l’Europa si impegna a sostenere lo sviluppo tecnico, politico, sociale e finanziario dei paesi vicini. In particolare, la situazione della Tunisia, che ha intrapreso un lungo cammino verso la democrazia dopo la primavera araba del 2010, si presenta ora molto delicata: agli attentati del giugno 2015 nei pressi di Sousse è seguito il crollo del mercato del turismo, che ha portato con sé l’impoverimento della società e la perdita di posti di lavoro, innescando recenti rivolte civili. In questo quadro generale si è ritenuto di non poter ignorare le richieste di aiuto delle istituzioni di Tunisi, agendo da supporto commerciale nel campo dell’esportazione olivicola, che rappresenta il 50% del volume dell’export tunisino.
Daniel Rosario, portavoce per agricoltura e commercio della Commissione europea, in una dichiarazione all’ANSA ha parlato di una "necessità di importare", per consentire agli stock UE di recuperare, visto che il raccolto pur essendo cresciuto rispetto all’anno precedente è stato uno dei più bassi degli ultimi sette. Secondo lo stesso Rosario, inoltre, la quantità importata dalla Tunisia rappresenta una quota esigua inferiore al 4% del consumo annuo dei paesi europei. Riferendosi in particolar modo al mercato dell’olio in Italia, egli sottolinea che "è un mercato in deficit e ha bisogno di importare per coprire i bisogni del suo mercato interno e del suo export".
Secondo i dati emessi dalla Confagricoltura per il 2013, infatti, nella penisola si producono circa 450 mila tonnellate di olio l’anno, a fronte di un consumo e un export che sommandosi raggiungono 900 mila tonnellate. Per soddisfare la richiesta - dunque - si importano notevoli quantità di olio,  il  12% da paesi non comunitari.
Tuttavia, per evitare un eccessiva penalizzazione dei produttori Ue, gli eurodeputati hanno inserito nel testo definitivo alcuni emendamenti che comportano: l’impossibilità di proroga dell'accordo commerciale oltre i due anni, il controllo della provenienza del prodotto per evitare il rischio contraffazioni, e una revisione intermedia in base all’impatto della manovra sul mercato dell’olio nell’Unione. Nel caso dalla revisione a medio termine si evincesse uno squilibrio, la Commissione può esercitare il diritto di imporre misure correttive o sospendere il regime preferenziale con la Tunisia. Si prevede, poi, che l’importazione delle ulteriori 35 mila tonnellate sia consentito solo una volta esaurito il precedente contingente tariffario annuale senza dazio, al fine di evitare un’introduzione massiva.
La Coldiretti, per voce del presidente regionale Umbro Agabiti, mostra però alcune perplessità sugli effetti che la manovra andrà a determinare.  Dato l’aumento del volume di olio non tassato nell’economia Italiana, si avrà una diminuzione del prezzo di vendita all’ingrosso. La diminuzione non si rispecchierà però nel prezzo ultimo di vendita al dettaglio, ma si trasformerà in guadagno per le grandi imprese intermediare di commercializzazione dell’olio, ovvero quelle che operano il passaggio dai frantoi ai supermercati.
Inoltre, prosegue, a tutela del consumatore, l’attenzione deve concentrarsi su un’altra grande tematica: quella della tracciabilità e della garanzia di provenienza.  L’ultima notizia di frode risale proprio ad un mese fa, quando la Guardia di Finanza ha bloccato oltre 2000 tonnellate di olio straniero con marchio made in Italy, smascherando un sistema di contraffazione che, partendo da Puglia e Calabria, andava ad interessare altre regioni fra cui l’Umbria.
È proprio sulla questione della tracciabilità che si focalizza fortemente la Coldiretti, che da tempo chiede più chiarezza delle etichette e auspica per il futuro un maggiore utilizzo dei test del DNA , tecnica già utilizzata e in grado di attestare  le varietà e le zone di provenienza dell’olio.
Giulia Idolatri
(L'articolo è stato pubblicato sabato 23 aprile sul Corriere dell'Umbria - inserto Finestra sull'Europa).


mercoledì 6 gennaio 2016

#EuReform: Cameron al lavoro


"With permission, Mr Speaker, I would like to make a statement on the European Council meeting which took place before Christmas" 
Inizia così - il 5 gennaio 2016 - l'intervento del Primo Ministro inglese David Cameron alla House of Parliament su quanto avvenuto nel corso dell'ultimo Consiglio europeo del 2015. 
Il meeting - tra le altre cose - affrontava lo scotttante tema della cosiddetta "UK’s renegotiation", la riforma della membership nell'Ue voluta da Londra, in vista del referendum del 2017 che permetterà agli inglesi di decidere se restare o meno nelle stanze dei bottoni brussellesi.
"Ho delineato - spiega Cameron - le 4 aree nelle quali il Regno Unito intende promuovere significative riforme. Con riferimento alla sovranità ed alla sussidiarietà, ho chiarito che il nostro paese non intende far parte di una Unione sempre più stretta, ma che intende, anzi, rafforzare il ruolo dei parlamenti nazionali". 
Sul piano della competitività, Cameron chiarisce che "l'Ue dovrebbe rafforzarla piuttosto che comprimerla: servono - spiega - nuovi accordi commerciali, una riduzione della regolamentazione ed il completamento del mercato unico". 
Con questo ultimo passaggio, impossibile non notarlo, il discorso di Cameron diventa lievemente contraddittorio, laddove si augura un completamento del single market, aspetto che significa di per sé un rafforzamento dell'Ue e di uno dei suoi storici e maggiori risultati. 
Il PM poi si riferisce alla questione monetaria, augurandosi che - nell'ambito dellì'integrità del mercato unico - non ci siano discriminazione e detrimento per i paesi, come l'UK, fuori dall'Euro. 
Il tema della politica migratoria, poi, vede Cameron sottolineare la necessità di contrastare gli abusi della libertà di movimento, facendo sì che il sistema di welfare britannico non sia, per i migranti, una finta esca (letteralmente "artificial draw"). 
"Mr Speaker, this is the first time a country has tried to renegotiate its membership of the EU from a standing start".
"Molti, prosegue, dubitavano ciò fosse possibile, mentre questo Consiglio ha dedicato una intera sessione a questo tema, con il contributo di ciascuno degli altri leader europei". 
"C'è - spiega il Primo Ministro - una forte volontà di far rimanere il Regno Unito nell'Ue. I leader europei hanno sottolineato che per il bene dell'Europa unita occorre mantenere al suo interno la Gran Bretagna, delineando una chiara volontà di raggiungere un accordo". 
C'è stata una discussione su tutte le quattro aree e in tutte sono emerse difficoltà. Il tema più spinoso è risultato essere quello della libertà di circolazione e del welfare. "Nondimeno, spiega Cameron, ho riscontrato una grande prova di buona volontà". 
Alla fine delle discussioni il Consiglio ha determinato di lavorare per il raggiungimento di soluzioni soddisfacenti per tutti i quattro punti: é importante che le conclusioni parlino di "soluzioni" e non di "compromessi". 
Secondo Cameron, queste soluzioni debbono avvenire attraverso riforme vincolanti giuridicamente ed irreversibili. 
E Cameron arriva al dunque: "Se arriviamo i fondo ed otteniamo questi cambiamenti, riusciremo a modificare le relazioni UK-UE, dando risposte alle preoccupazioni dei cittadini inglesi. Se non ci riusciamo, non posso escludere nulla" (e qui Cameron si riferisce, non citandola, all'uscita del paese dall'Ue). 
"La mia intenzione è fare sì che alla fine della rinegoziazione il Governo inglese raggiunga una raccomandazione e che, poi, si svolga il referendum, nel quale, come è ovvio, sono i cittadini a scegliere e non i politici. Come detto prima di Natale, ci sarà una chiara posizione del Governo, ma sarà possibile per i singoli ministri prendere posizioni personali. Saranno i cittadini britannici a decidere per il futuro di questo paese votando nel referendum se stare o no dentro una UE riformata". 
Leggi qui tutto il discorso di Cameron
Altri post sullo stesso tema: 
Cosa dice il voto inglese agli americani
Victory Speech(es)
Cameron, operazione simpatia
Una botta al cerchio, una alla botte
Cameron vs Juncker

giovedì 10 dicembre 2015

Brexit o non brexit?



I think with both the eurozone crisis and the migration crisis, the short term impact is for people to think, ‘oh Christ, push Europe away from me, it’s bringing me problems’ 
David Cameron 

La crisi dei migranti, in aggiunta alla crisi dell'Eurozona, potrebbe spingere la Gran Bretagna ad uscire dall'Europa, dal momento che gli elettori saranno portati a pensare "tirateci fuori di qui". È all'incirca questo lo scenario raffigurato da David Cameron. 
Il numero dei richiedenti asilo in Ue, intanto, ha superato per la prima volta il milione mettendo in crisi un po' tutta l'impalcatura politico-istituzionale brussellese. 

Quali sono le ricadute di questo scenario sulla membership del Regno Unito? 

“The short term reaction can be get me out of here, the longer term reaction is we must find a better way of working with our partners because we share the same challenges.”

Ciò che intravede Cameron è una sorta di ricatto politico: se non ci date retta, è probabile che noi si esca dall'Unione: la crisi dei migranti - poi - è affar vostro. Nel lungo periodo, secondo il PM, questa situazione porterà i leader europei a venire a patti con le riforme richieste da Londra nell'ambito della rinegoziazione della propria appartenenza all'Unione. 

E - stando a quanto scrive il 
Telegraph - rincara la dose:

The Prime Minister has made clear to his close allies that he will lead the “Out” campaign if he considers the result of his renegotiation with Brussels to be unsuccessful. 

Cosa dice il voto inglese agli americani
Victory Speech(es)
Cameron, operazione simpatia
Una botta al cerchio, una alla botte
Cameron vs Juncker

sabato 25 luglio 2015

Condizionatori e tasse? Tutto falso



Ebbene sì, la vulgata dell'Europa delle tasse e dei balzelli ha di nuovo provocato l'ennesima ondata (è proprio il caso di dirlo) di disinformazione. È quanto avvenuto con riferimento alla cosiddetta tassa sui condizionatori d'aria che, però, non esiste!
A scatenare l'allarme due associazioni di consumatori (Federconsumatori e Adusbef): secondo la loro interpretazione dei fatti alcune normative europee  avrebbero obbligato i proprietari di condizionatori d'aria a dotarsi di libretto di impianto e a procedere a regolari controlli, con "aggravi economici per le famiglie". In poche ore la notizia è stata ripresa da politici ed organi di stampa, felici di poter dare l'ennesima stoccata all'Europa matrigna e vessatrice.
Peccato che tutto ciò sia semplicemente falso.
Tanto che il Ministero dello sviluppo economico MISE ha pubblicato sul suo sito una nota che recita:


Mise: nessuna tassa sui condizionatori delle abitazioni

È quanto precisa il Ministero dello Sviluppo economico in merito a notizie pubblicate su organi di stampa. Il Dicastero comunica altresì che l'Italia ha introdotto, al fine di adeguarsi alle direttive europee, prescrizioni per il miglioramento dell'efficienza energetica nel condizionamento per tutelare l'ecosistema e favorire risparmio economico e competitività.
Quanto a impianti di maggior potenza installati presso gli esercizi commerciali, occorre evidenziare che a fronte della spesa per la corretta manutenzione, vi sono importanti vantaggi. Infatti, oltre a garantire la sicurezza, la riduzione dei consumi per il miglioramento dell'efficienza comporta una riduzione della spesa per la bolletta energetica.
Per quanto riguarda gli incentivi, si segnala che sono a disposizione dei cittadini e delle imprese diversi strumenti di agevolazione. Il cosiddetto ECOBONUS garantisce la detrazione fiscale del 65% delle spese sostenute per la sostituzione di condizionatori con impianti più efficienti. Inoltre, le detrazioni fiscali per la ristrutturazione edilizia consentono di detrarre il 50% della spesa per l'acquisto di nuovi impianti. Un ulteriore strumento particolarmente adatto alle imprese che intendono sostituire gli impianti di condizionamento con altri più efficienti è il cosiddetto "Conto termico" che mette a disposizione incentivi per gli impianti a fonti rinnovabili.

Quello che è accaduto, insomma, è che sono state introdotte alcune regole di efficientamento dei sistemi di condizionamento d'aria (secondo quanto previsto dalla direttiva europea 31 del 2010, recepita in ritardo dall'Italia).
Inoltre, i controlli agli impianti sono previsti solo per i grossi impianti (dalla potenza minima di 12kw, mentre quelli domestici sono di 2kw.
Comunicare l'europa non è semplice.
Comunicarla male è facilissimo e molto dannoso.

lunedì 8 giugno 2015

Cameron: sì al referendum e sì all'Europa


Photograph: Carl Court/Getty Images

“I’ve been very clear. If you want to be part of the government, you have to take the view that we are engaged in an exercise of renegotiation, to have a referendum and that will lead to a successful outcome.”

A parlare è il Primo Ministro inglese David Cameron, di fronte ai giornalisti, in occasione del G7 in Germania.
Si riferisce al referendum sulla membership inglese all'Ue, promesso dal suo stesso governo e da realizzarsi entro il 2017.

Appartenenza alla casa comune europea: sì o no?

"I membri del governo - spiega Cameron - dovranno sostenere al campagna per il sì, impegnandosi nel processo di rinegoziazione che Londra chiede a Bruxelles circa le regole del gioco".

"David Cameron - si legge sul The Guardian - has given his clearest warning that he will sack any government minister who wants to campaign to quit the European Union, insisting the government will not be neutral once he has struck a deal on a new relationship with the EU.

Le sue affermazioni hanno sollevato qualche polemica: le voci critiche chiedono il riconoscimento della libertà di voto per i membri del governo.
David Cameron ha tentato una marcia indietro, dicendo che le sue parole sono state - cito - "over interpreted" e che lui si riferiva solo al fatto che i ministri dovessero condividere la responsabilità collettiva durante il processo di rinegoziazione delle regole di appartenenza e di funzionamento dell'Ue.  


Leggi anche: 



martedì 19 maggio 2015

MigrationEU: cosa hanno detto i Ministri



Ecco, in breve, i punti più importanti delle 16 pagine di conclusioni del Consiglio dei Ministri dell'Ue su affari esteri e relazioni internazionali di lunedì 18 maggio 2015, focalizzato, in particolare, sulle questioni di sicurezza e difesa 

CAMBIAMENTI "The global and European security environment has changed dramatically in recent years. This calls for a stronger Europe, with a stronger and more effective Common Security and Defence Policy (CSDP). The conflicts, threats and instability in the EU’s immediate and wider neighbourhood, affecting inter alia Iraq, Libya, the Sahel, Syria and Ukraine, as outlined in the report from the High Representative, together with long standing and newly emerging security challenges, are significantly impacting European security as well as international peace and security, and challenging our fundamental values and principles".

AL VIA UN PRIMO INTERVENTO "The Council reiterates its concern on the tragic loss of life of migrants in the Southern Central Mediterranean and the need to prevent it. In response to and in line with the extraordinary European Council of 23 April, today it approves the Crisis Management Concept for, and adopts the Council Decision establishing a CSDP operation to contribute to the disruption of human smuggling networks, in line with international law. It calls for further work on this basis to enable further decision-making by the Council. The Council also welcomes the ongoing work to strengthen EUCAP SAHEL Niger to assist the Nigerien authorities in this respect and underlines the need for comprehensiveness and close coordination with other CSDP missions in the region as well as other EU instruments. The Council recalls the need to implement the integrated border management projects in the Sahel region in accordance with the Sahel Action Plan".

Come vedete, si dà il nulla osta ad una prima operazione, ma si rimanda a decisioni successive per ulteriori interventi. 


COLLEGAMENTO SICUREZZA INTERNA ED ESTERNA The Council strongly underlines the need to further strengthen the links between external and internal security. The aim is to increase synergies in the EU response to priority horizontal issues such as terrorism, organised crime, foreign fighters, smuggling and trafficking in human beings, irregular migration, hybrid threats, border management, energy security and cyber security, taking into account i.a. the ongoing revision of the European Agenda for Security. In this context, the Council encourages the development of further synergies between CSDP, in both its civilian and military dimensions, and Freedom, Security and Justice actors, notably the EU agencies (Europol, FRONTEX and CEPOL) and with Interpol, by inter alia building on the frameworks of co-operation signed between the EEAS, FRONTEX and Europol as well as between the EEAS and the European Gendarmerie Force.


Maggiori informazioni, qui


giovedì 14 maggio 2015

MigrationEU: alcuni chiarimenti

 Jason Florio/AFP/Getty Images


Tutti parlano della nuova agenda della Commissione sull'immigrazione. Bene così, un passo importante e anche coraggioso (si pensi al meccanismo delle quote per la ripartizione di rifugiati e richiedenti asilo). 

Ma attenzione a cantar vittoria troppo presto: questo documento è solo una proposta, che deve passare al vaglio degli Stati membri. Precisamente questo avverrà a fine giugno. 
Tutta la proposta, infatti, è basata sull'articolo 78 comma 3 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, che così recita:

"In the event of one or more Member States being confronted by an emergency situation characterised by a sudden inflow of nationals of third countries, the Council, on a proposal from the Commission, may adopt provisional measures for the benefit of the Member State(s) concerned. It shall act after consulting the European Parliament." 

Dove non è specificato diversamente, il Consiglio vota a maggioranza qualificata.

Chiariamo anche il ruolo di alcuni paesi, nello specifico Gran Bretagna, Irlanda e Danimarca. 
Per quanto concerne i primi due, godono - stando ai Trattati - di una clausola detta 'opt in', in base alla quale possono scegliere entro tre mesi da una proposta presentata dal Consiglio in base al titolo V del trattato sul funzionamento dell'Ue, se aderire alla misura. 
La Danimarca gode invece di un opt out, per cui non partecipa alle misure previste dallo stesso Titolo V. 
Dunque, essendo l'agenda sui migranti basata proprio sul Titolo V del Trattato (l'art. 78 sopracitato è infatti nel titolo V), ciò significa che Uk e Irlanda saranno obbligati dalle misure solo se lo vorranno e la Danimarca non sarà obbligata. 



mercoledì 11 febbraio 2015

Triton non può bastare
























Lo scorso novembre, all'interno dell'inserto "Finestra sull'Europa" (Video) in edicola mensilmente sulle pagine del Corriere dell'Umbria, pubblicavamo un articolo su Triton, la nuova operazione di pattugliamento dei confini marittimi allora varata dall'Ue.

Ve lo ripropongo oggi, perché è importante capire ciò che non funziona e che avevamo già evidenziato.

"EMERGENZA SBARCHI: DALL’EUROPA TRITON PER FRONTEGGIARLA"

Il primo novembre è scattata l’operazione Triton (o Frontex Plus): tentativo europeo di risolvere lo spinoso tema dell’emergenza sbarchi, invocato nel semestre di presidenza da un’Italia particolarmente colpita da questo fenomeno.
Con Triton si rafforzerà il pattugliamento dei confini meridionali dell’Unione con mezzi navali e aerei, coordinati dall’Agenzia dell’Unione europea per la gestione delle frontiere – Frontex appunto – in collaborazione con Guardia Costiera, Guardia di Finanza e Marina Militare. Il controllo si svolgerà in acque italiane, nelle zone della Sicilia, Calabria e Lampedusa, accompagnato da un maggior rispetto delle norme comunitarie per le domande di asilo (accresciuta attenzione dei funzionari di terra e delle autorità nazionali per l’accoglienza nello screening dei migranti). Complicato il capitolo risorse: per quelle tecniche – uomini e mezzi – la partecipazione degli Stati sarà volontaria, con la possibilità da parte dei singoli paesi (anche non della UE) di decidere in autonomia se e in che misura rispondere al bando UE. Dopo una risposta tiepida – solo 8 paesi avevano acconsentito a fornire equipaggiamenti, tanto da suscitare un secondo appello europeo – è ancora poco chiaro il numero effettivo dei partecipanti: Cecilia Malmstrom (commissario UE uscente per gli affari interni) ha parlato di 29 adesioni, il Direttore esecutivo dell’Agenzia Gil Arias di 26, il Ministro dell’Interno Alfano in un’informativa della Camera riferiva di appena 18 nazioni solidali alla causa.
Riguardo alle coperture finanziarie, è previsto un budget di 2,9 milioni al mese, stanziato dal Fondo Sicurezza Interna e dallo stesso Frontex. Per il 2015, Parlamento e Consiglio potrebbero approvare un aumento di bilancio ma difficilmente si arriverà ai 9,5 milioni mensili di Mare Nostrum, operazione di controllo tutta italiana, nata per scopi umanitari dopo la  tragedia dell’Ottobre 2013 in cui persero la vita 300 migranti. Mare Nostrum, di cui recentemente è stato dichiarato il termine: "era una missione a tempo, nata come misura di emergenza e conclusa quando l’Europa avesse fatto la propria parte" ha dichiarato il ministro degli interni Alfano. Non per questo verranno meno gli obblighi internazionali dell’Italia per la ricerca e il soccorso in mare, visto anche la scelta di non concentrarsi con Triton sul salvataggio delle persone – prima che migranti – in viaggio. “Questo implica – si legge in un comunicato ufficiale – che l’Italia dovrà continuare a sostenere sforzi notevoli con mezzi nazionali, coordinati con Frontex, per gestire la situazione”. Significative le puntualizzazioni della professoressa Amina Maneggia, docente dell’Università degli Studi di Perugia in Diritto internazionale: "Sono gli Stati membri ad essere responsabili circa le azioni da adottare nei confronti delle imbarcazioni rilevate, e quindi anche dell’adempimento (o violazione) degli obblighi internazionali sulla tutela dei diritti umani e dei rifugiati, nonché di ricerca e soccorso dei natanti in situazione di pericolo".

Analizzate le linee guida, più difficile è stabilire la reale efficacia di Frontex Plus, che – è bene ricordarlo – non ha né un mandato di respingimento né di soccorso. Sempre la Maneggia sostiene: "Nel controllo e rilevamento dei tentativi di attraversare le frontiere marittime Triton può essere valido: si tratta essenzialmente di un'operazione di pattugliamento e sorveglianza delle frontiere, raccolta e analisi dei dati sui movimenti migratori nel Mediterraneo centrale, di contrasto all'immigrazione illegale e al traffico di migranti. Di certo, Triton non sarà efficace in termini di salvataggio di vite umane, non rientrando tale compito nei termini del suo mandato. Riguardo al monitoraggio dei flussi, la riuscita dipenderà dagli sforzi ulteriori che gli Stati membri, a partire dall’Italia, saranno disposti a mettere in campo per la sorveglianza ed eventualmente il soccorso al di fuori dell’area operativa di Triton. La fine di Mare Nostrum da questo punto di vista segna una perdita, sia in termini di contributo all’efficacia di Triton nell’adempimento del suo mandato, sia in termini di integrazione del mandato, limitato appunto al controllo delle frontiere esterne dell’Unione Europea".

Difficile invece avventurarsi in un pronostico per la nostra regione. Molto più cauto – e credibile – fornire numeri sul fenomeno migratorio relativi al territorio: secondo dati ISTAT, aggiornati al 1° Gennaio 2013, gli stranieri presenti in Umbria erano 92.794, per un incidenza sulla popolazione del 10,47%. Una percentuale superiore alla media italiana ed europea che ci vede secondi solo a Lombardia ed Emilia Romagna. Importanti anche le risorse destinate all’immigrazione:  250.000 € nel 2013.
Giulio Sacco