Lo scorso novembre, all'interno
dell'inserto "Finestra sull'Europa" (Video)
in edicola mensilmente sulle pagine del Corriere dell'Umbria, pubblicavamo un
articolo su Triton, la nuova operazione di pattugliamento dei confini marittimi
allora varata dall'Ue.
Ve lo ripropongo oggi, perché è
importante capire ciò che non funziona e che avevamo già evidenziato.
"EMERGENZA
SBARCHI: DALL’EUROPA TRITON PER FRONTEGGIARLA"
Il primo novembre
è scattata l’operazione Triton (o Frontex Plus): tentativo europeo di risolvere
lo spinoso tema dell’emergenza sbarchi, invocato nel semestre di presidenza da
un’Italia particolarmente colpita da questo fenomeno.
Con Triton si
rafforzerà il pattugliamento dei confini meridionali dell’Unione con mezzi
navali e aerei, coordinati dall’Agenzia dell’Unione europea per la gestione
delle frontiere – Frontex appunto – in collaborazione con Guardia Costiera,
Guardia di Finanza e Marina Militare. Il controllo si svolgerà in acque
italiane, nelle zone della Sicilia, Calabria e Lampedusa, accompagnato da un
maggior rispetto delle norme comunitarie per le domande di asilo (accresciuta
attenzione dei funzionari di terra e delle autorità nazionali per l’accoglienza
nello screening dei migranti). Complicato il capitolo risorse: per quelle
tecniche – uomini e mezzi – la partecipazione degli Stati sarà volontaria, con
la possibilità da parte dei singoli paesi (anche non della UE) di decidere in
autonomia se e in che misura rispondere al bando UE. Dopo una risposta tiepida
– solo 8 paesi avevano acconsentito a fornire equipaggiamenti, tanto da
suscitare un secondo appello europeo – è ancora poco chiaro il numero effettivo
dei partecipanti: Cecilia Malmstrom (commissario UE uscente per gli affari
interni) ha parlato di 29 adesioni, il Direttore esecutivo dell’Agenzia Gil
Arias di 26, il Ministro dell’Interno Alfano in un’informativa della Camera
riferiva di appena 18 nazioni solidali alla causa.
Riguardo alle
coperture finanziarie, è previsto un budget di 2,9 milioni al mese, stanziato
dal Fondo Sicurezza Interna e dallo stesso Frontex. Per il 2015, Parlamento e
Consiglio potrebbero approvare un aumento di bilancio ma difficilmente si
arriverà ai 9,5 milioni mensili di Mare Nostrum, operazione di controllo tutta
italiana, nata per scopi umanitari dopo la tragedia dell’Ottobre 2013 in
cui persero la vita 300 migranti. Mare Nostrum, di cui recentemente è stato
dichiarato il termine: "era una missione a tempo, nata come misura di
emergenza e conclusa quando l’Europa avesse fatto la propria parte" ha
dichiarato il ministro degli interni Alfano. Non per questo verranno meno gli
obblighi internazionali dell’Italia per la ricerca e il soccorso in mare, visto
anche la scelta di non concentrarsi con Triton sul salvataggio delle persone –
prima che migranti – in viaggio. “Questo implica – si legge in un comunicato
ufficiale – che l’Italia dovrà continuare a sostenere sforzi notevoli con mezzi
nazionali, coordinati con Frontex, per gestire la situazione”. Significative le
puntualizzazioni della professoressa Amina Maneggia, docente dell’Università
degli Studi di Perugia in Diritto internazionale: "Sono gli Stati
membri ad essere responsabili circa le azioni da adottare nei confronti delle
imbarcazioni rilevate, e quindi anche dell’adempimento (o violazione) degli
obblighi internazionali sulla tutela dei diritti umani e dei rifugiati, nonché
di ricerca e soccorso dei natanti in situazione di pericolo".
Analizzate le linee guida, più
difficile è stabilire la reale efficacia di Frontex Plus, che – è bene
ricordarlo – non ha né un mandato di respingimento né di soccorso. Sempre la
Maneggia sostiene: "Nel controllo e rilevamento dei tentativi di
attraversare le frontiere marittime Triton può essere valido: si tratta
essenzialmente di un'operazione di pattugliamento e sorveglianza delle
frontiere, raccolta e analisi dei dati sui movimenti migratori nel
Mediterraneo centrale, di contrasto all'immigrazione illegale e al
traffico di migranti. Di certo, Triton non sarà efficace in termini di
salvataggio di vite umane, non rientrando tale compito nei termini del suo
mandato. Riguardo al monitoraggio dei flussi, la riuscita dipenderà dagli
sforzi ulteriori che gli Stati membri, a partire dall’Italia, saranno disposti
a mettere in campo per la sorveglianza ed eventualmente il soccorso al di fuori
dell’area operativa di Triton. La fine di Mare Nostrum da questo punto di
vista segna una perdita, sia in termini di contributo all’efficacia di Triton
nell’adempimento del suo mandato, sia in termini di integrazione del mandato,
limitato appunto al controllo delle frontiere esterne dell’Unione Europea".
Difficile invece avventurarsi in un
pronostico per la nostra regione. Molto più cauto – e credibile – fornire
numeri sul fenomeno migratorio relativi al territorio: secondo dati ISTAT,
aggiornati al 1° Gennaio 2013, gli stranieri presenti in Umbria erano 92.794,
per un incidenza sulla popolazione del 10,47%. Una percentuale superiore alla
media italiana ed europea che ci vede secondi solo a Lombardia ed Emilia
Romagna. Importanti anche le risorse destinate all’immigrazione: 250.000
€ nel 2013.
Giulio Sacco
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