Business Taskforce al lavoro, con la presentazione del report #cutEUredtape (dal profilo Twitter Uk Prime Minister) |
“Cut EU red tape”. Tagliare la burocrazia europea. È questo il titolo, ambizioso e diretto, del nuovo report commissionato da Downing Street e pubblicato, nuovo di zecca, oggi, martedì 15 ottobre. «Le imprese affrontano una sfida: producono ottimi beni, offrono servizi e beneficiano della possibilità di vendere in un mercato europeo di 500 milioni di consumatori. Ma spesso sono sovraccaricate da regole europee incomprensibili, problematiche e opprimenti. L’impatto è chiaro: pochi brevetti, vendite in calo, sempre meno prodotti e posti di lavoro. Senza contare che la regolamentazione produce le sue conseguenze più pesanti sulle piccole medie imprese, le più numerose».
Deregolamentazione
di Tatcheriana memoria? Gli estensori del report respingono l’accusa e spiegano:
«non siamo contrari alla regolazione di per sé, ma abbiamo bisogno di una
regolazione che sia orientata alla crescita e all’innovazione». La taskforce
messa insieme da David Cameron quindi ha consultato imprenditori in un lungo e
in largo lungo il vecchio continente e ha
formulato una serie di raccomandazioni per riformare il metodo di
governo europeo ed inglese, nonché quello delle stesse istituzioni europee. Si
tratta anzitutto di superare cinque tipologie di barriere: alla competitività, ma anche all’avvio di nuove attività e all’assunzione
di staff. Ci sono poi le barriere all’espansione del business e al commercio
oltre i confini. E, infine, quelle all’innovazione.
Quali sono,
allora, i punti all’ordine del giorno?
Tanti. Ad esempio
diminuire i costi per i piccoli imprenditori nell’accesso al credito (costi altamente sproporzionati, se
paragonati a quelli sostenuti dalle grandi realtà imprenditoriali), oppure
lavorare per un vero mercato unico nel settore dell’e-commerce. Si pensi poi al problema del
commercio on-line oltre frontiera: l’utente che usa una carta di credito o di
debito si vede applicare una commissione, chiaro disincentivo all’acquisto
oltre i confini nazionali.
E poi c’è il serio problema della “direttiva servizi”, nata per rimuovere le barriere nel mercato dei servizi, ma
ancora non pienamente operativa, a causa dell’incompleto recepimento da parte
di molti degli stati membri. Lacuna non di poco conto, se pensiamo che il
settore dei servizi è fondamentale per la competitività, la crescita ed il
lavoro
Se molte delle
misure proposte dal report sembrano essere condivisibili, altre lo sono molto
meno. Si pensi alla delicata materia dei diritti delle lavoratrici in
maternità. La ricerca
si scaglia contro la proposta del Parlamento europeo di inserire nella nuova
direttiva in fieri una maggiore tutela per le donne in gravidanza, portando a
20 il numeroso di settimane con stipendio pieno. «Ciò sarebbe terribilmente
costoso per le imprese inglesi ed europee», si legge nel paper.
Ma è anche il
caso della direttiva che protegge i diritti dei lavoratori nel caso del
trasferimento da una attività lavorativa all’altra della compagnia per cui
lavorano, protezione che, stando al report, è troppo elevata, non permettendo l’armonizzazione
del trattamento economico. Mal tollerate sono anche tutte le regolamentazioni –
forse a volte troppo macchinose ma sacrosante – a protezione dell’ambiente o a
tutela dei consumatori (si pensi ai prodotti alimentari).
Insomma, se alcune delle proposte
sembrano condivisibili e poco connotate sul piano dell’ideologia economica di
fondo, altre lo sono molto meno e rischiano di erodere quello che è insieme centro e
caratteristica centrale del processo di integrazione europea: il rispetto dei diritti
sociali.
Leggi il Report.
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