sabato 28 giugno 2014

Una botta al cerchio, una alla botte




Cameron, c'era da aspettarselo, ci è rimasto male e non poco.
Ce l'aveva messa tutta ad evitare che il lussemburghese JC Juncker venisse nominato presidente della Commissione. 
E commenta così:
"This was a bad day for Europe - and it has reinforced my conviction that Europe needs to change.
I am not going to back down. Securing reform is going to be a long, tough fight and sometimes you have to be ready to lose a battle to win a war.
Today we showed that we won’t be put off from our task - we won't be silenced.
Because the status quo is not right for the EU. And it is certainly not right for Britain. It has got to change.
And at the end of 2017, it will not be me, it will not be the House of Commons, it will not be Brussels who decides Britain's future in the EU. It will be the British people with an in-out referendum on our membership of the EU.

It will be your choice, and your choice alone".


Quasi una minaccia, allora. 


Spieghiamoci meglio: gran parte degli inglesi sono galvanizzati dalla promessa di referendum nel 2017, nel quale dovranno scegliere tra Europa sì e Europa no. 

E questo desiderio di fuga sarebbe acuito - stando al ragionamento del Primo Ministro - dall'aver scelto un Presidente di Commissione che non rappresenta il volere britannico (soprattutto in direzione di una "soft Europe"). 

Ma ecco che nel giorno più amaro per Cameron, altri leader europei - Merkel in testa - provano a rassicurarlo. 

"David Cameron has been offered an olive branch over Britain's place in Europe by the leaders of Germany and Sweden after his defeat over the nomination of Jean-Claude Juncker as European commission president", scrive il The Guardian. 

La Cancelliera tedesca si sarebbe detta pronta a considerare le preoccupazioni britanniche, mentre il primo ministro svedese, Frederik Reinfledt pare abbia riconosciuto che un'Unione più stretta non sarebbe l'opzione migliore per tutti". Eppure, entrambi i paesi hanno sostenuto la nomina di Juncker a capo dell'esecutivo europeo, ossia una figura - quella del lussemburghese - a favore di una maggiore integrazione.  

Perchè, allora, tante attenzioni - almeno a parole - ai sentimenti d'oltremanica?  È presto detto, parola di Merkel:

"I have every interest in having the UK continue to be a member of the EU. The UK always has to take that decision itself but from a European perspective and a German perspective, I think this is most important and this is what I'm going to work on. We have shown very clearly that we are ready to address British concerns."

Cameron, dal canto suo, assicura che farà di tutto per incidere sul documento relativo all'agenda strategica per i prossimi cinque anni. Esso dovrà prevedere che, nell'ambito del rafforzamento dell'integrazione europea, non verrà preclusa ai singoli stati la possibilità di prendere proprie decisioni in merito. 

L'ex segretario della difesa Liam Fox, intervistato sull'argomento, ritiene che l'aver perso il match su Juncker non avrebbe indebolito Cameron, né il ruolo della Gran Bretagna in Europa. 
"The prime minister has shown Britain will not take a back-seat approach to reform of the European Union," spiega. "If Juncker represents an even more integrated EU, then the prime minister has shown he supports an agenda for reform."
Di tutt'altro avviso e impegnato a premere l'acceleratore dell'anti europeismo è, ça va sans dire,
il leader del partito euroscettico Ukip, Nigel Farage, secondo cui la sconfitta di Cameron rispetto alla nomina del presidente della commissione, avrebbe minato la reale possibilità, per il primo ministro inglese, di rinegoziare le relazioni Londra-Bruxelles. 

E, secondo Farage, le mosse di avvicinamento di Angela Merkel non sarebbero genuine: 

"She said countries can move at different paces, while some can get there more quickly than others, but she wasn't for a moment suggesting that Britain can opt out of the principle of an ever-closer union … What I saw yesterday was the prime minister utterly humiliated, looking like a loser who had learnt nothing, still insisting, though it's rather more difficult, that he can renegotiate our position. He can't."
Insomma, la costruzione della nuova europa dopo la tornata elettorale dello scorso maggio sembra aver agitato ancor di più le acque della mai tranquilla membership inglese nell'Ue. 
Non resta che aspettare. 
E, di sicuro, ne vedremo delle belle.   

Nessun commento:

Posta un commento