I commissari europei salutano, ciascuno nella propria lingua, l'ingresso della Croazia nell'Ue
I membri del governo croato rispondono al "Benvenuto!"
Ecco l'articolo di Boris Pavelic su Novi List, il più antico dei quotidiani croati (da Presseurop):
Valori
umani comuni – questo è il senso dell'Ue. La pace, la libertà individuale, il
rifiuto della violenza, l'arte del compromesso, lo stato di diritto e così via,
sono questi i valori che maschera la caotica situazione nella quale si trova
oggi l'Europa. Tuttavia anche il caos politico non ha potuto gettare un'ombra
sulla volontà liberamente espressa dai popoli europei: vivere in pace secondo
delle regole comuni che garantiscono la pace e i diritti umani.
Tutto
ciò suona falso? Ricordiamo però come la Croazia ha vissuto fino a oggi, e come
viveva sotto l'impero austro-ungarico. All'epoca i croati avevano poco potere
decisionale, così come nel regno jugoslavo di un tempo. Quel regime, in apparenza
democratico, era solo uno stato di polizia filoserbo. E a che cosa assomigliava
lo stato indipendente di Croazia (Ndh) che è esistito dal 1941 al 1945? Era uno
stato fondato sul genocidio (degli ebrei, dei serbi, dei rom e dei comunisti),
sul razzismo e sul nazionalismo.
E che
dire della Repubblica socialista federale di Jugoslavia? Ufficialmente stato
federale, era in realtà una versione "light" di una dittatura
comunista, un paese senza libertà di espressione e senza libertà di vivere
secondo le proprie scelte. E la Croazia di Tudjman [1989-1999]? Ufficialmente
democratica, in realtà era una "democratura" nazionalista, uno stato
al servizio del saccheggio dei propri cittadini, della dissimulazione dei
crimini e della tolleranza dell'istigazione all'odio. Nessuno di questi Stati
aveva come principio attivo la pace e i diritti dell'uomo.
Per
gli stati membri dell'Ue questi principi sono delle basi. L'Unione europea è la
prima comunità politica che è riuscita ad [aprire le sue frontiere]contenzioso sulla baia di Piran. La cosa più importante non è il denaro, ma la libertà.
In passato Václav Havel, che sapeva raccogliere le sfide impossibili della
politica, ha dichiarato: "L'Europa non si può riassumere in un sacco di
patate". Questa frase assume il suo pieno significato nei Balcani, dove
non abbiamo mai avuto l'abitudine di insistere sui valori. Un atteggiamento
comprensibile, visto che troppo spesso ci siamo sentiti ingannati. Qui questi
ideali sono stati spesso utilizzati per ingannare il popolo.
Ecco
infine un'occasione per cambiare tutto ciò. Accettando le regole dell'Ue,
accettiamo la decisione di rifiutare "l'arbitrario". È necessario
avere fiducia in se stessi per adottare i valori che abbiamo scelto. In futuri
nessuno potrà fare una guerra contro un altro paese affermando di fare il bene
della nazione. Nessuno potrà nascondere i crimini affermando che è meglio così.
Nessuno potrà basare la propria politica sul semplice fatto che "sua
moglie non è né serba né ebrea" [dichiarazione di Tudjman]. E soprattutto
nessuno potrà cambiare le regole a proprio piacimento – ed è quello che sta
cominciando a capire Milanović [il
primo ministro croato].
A partire da
oggi sappiamo quello che è accettabile e quello che non lo è. Per questo motivo
in un'occasione così importante e solenne lasciamoci portare dall'entusiasmo,
ma non abbassiamo la guardia. Ricordiamo il brindisi, pieno di malinconia,
fatto dal grande poeta Ivan Lovrenović nel
2004, in occasione della riapertura dello Stari Most [vecchio ponte] di Mostar:
"Mentre volano le rondini, che giocano con il vento sotto gli archi del
ponte, faccio un brindisi e dico: Eccoci di nuovo".
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