martedì 16 luglio 2013

I pasdaran di Miss Italia





















Talebani, oscurantisti, depressi e rancorosi. Sono solo alcune delle definizioni usate da molti per impallinare coloro che – in primis la Presidente della Camera Laura Boldrini – hanno salutato come segno di civiltà il no espresso della Rai con riferimento al vetusto concorso di Miss Italia.
«Miss Italia era il segno di un'Italia che cresceva, guidata dall'ottimismo e che aveva voglia ogni tanto di distrarsi», spiegano i difensori della kermesse. «Altro che civiltà – continuano – la mancata trasmissione televisiva della manifestazione è lo specchio di un Paese impoverito, depresso e rancoroso».
Come è possibile vedere un segno di civiltà nell’esposizione di giovani ragazze, valutate per il “lato a” e per il “lato b”, più che per anima, personalità e talento? E, soprattutto, quanta povertà culturale risiede nella convinzione che il corpo della donna sia mero elemento consolatorio, strumento di “distrazione” dalle durezze e dalle asperità della vita?
Credo sia giunto il momento che il servizio pubblico smetta di veicolare certa (deteriorata) immagine della donna. Lo faccia, se crede, la tv commerciale, con il trash imperante che ha alimentato negli anni. Ma non la televisione pubblica.
Polemica sterile? Non credo.
Perché per distrarsi non serve più far sfilare giovani ragazze in costume da bagno.

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