Talebani,
oscurantisti, depressi e rancorosi. Sono solo alcune delle definizioni usate da
molti per impallinare coloro che – in primis la Presidente della Camera
Laura Boldrini – hanno salutato come segno di civiltà il no espresso della Rai
con riferimento al vetusto concorso di Miss Italia.
«Miss
Italia era il segno di un'Italia che cresceva, guidata dall'ottimismo e che
aveva voglia ogni tanto di distrarsi», spiegano i difensori della kermesse.
«Altro che civiltà – continuano – la mancata trasmissione televisiva della
manifestazione è lo specchio di un Paese impoverito, depresso e rancoroso».
Come
è possibile vedere un segno di civiltà nell’esposizione di giovani ragazze,
valutate per il “lato a” e per il “lato b”, più che per anima, personalità e
talento? E, soprattutto, quanta povertà culturale risiede nella convinzione che
il corpo della donna sia mero elemento consolatorio, strumento di “distrazione”
dalle durezze e dalle asperità della vita?
Credo
sia giunto il momento che il servizio pubblico smetta di veicolare certa
(deteriorata) immagine della donna. Lo faccia, se crede, la tv commerciale, con
il trash imperante che ha alimentato negli anni. Ma non la televisione
pubblica.
Polemica
sterile? Non credo.
Perché per
distrarsi non serve più far sfilare giovani ragazze in costume da bagno.
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