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Angela Merkel |
Se la parola più usata
nell’ultimo scorcio del 2011 è stata spread, il nome più pronunciato è stato senza dubbio
quello di Angela Merkel. E non
si prevedono inversioni di tendenza per il 2012. La cancelliera tedesca, in
coppia (quasi) fissa con Nicolas Sarkozy, ha dominato non solo pagine di
giornale e summit europei, ma
anche dibattiti televisivi e chiacchiere da bar. Con giudizi non sempre
lusinghieri. Proviamo allora a fare ordine su questa figura che, accusata o
difesa che sia, si è trovata a guidare un’Europa ... sull’orlo del baratro.
Donna
dell’est, protestante, due matrimoni, senza figli, Angie – come la chiamano amici e detrattori – nasce nel
1954 ad Amburgo, ma cresce nella Repubblica Democratica Tedesca, meglio nota
come Germania dell’Est. Il padre – il pastore protestante Horst Kasner (Merkel
è il cognome del primo marito di Angela) – decide di trasferirsi, famiglia al
seguito, al di là della Cortina di ferro (il Muro non era ancora arrivato a
dividere – fisicamente e simbolicamente – due modi di essere, due ideologie e
due sistemi politico-sociali). La penuria di pastori spingeva i più motivati
tra loro a compiere missioni ad Est,
muovendosi in controtendenza rispetto alle tantissime persone che, fuggendo
dalla RDT nell’illegalità e rischiando non poco, si riversavano nella
Repubblica Federale tedesca.
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Angela Merkel cresce nella RDT
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Ecco
allora che la giovane Angela muove i primi passi. E se è vero che le difficoltà
aiutano ad essere migliori, così sembra essere stato per la futura Cancelliera:
dietro al suo successo – concordando molti osservatori – sta il fatto di essere
cresciuta sotto ad un regime dispotico, dove ha imparato l’arte di mediare,
anzitutto tra le proprie idee e la realtà. Tenace e determinata, “vuole essere
sempre la numero uno”, racconta chi la conosce bene e lei stessa ha ammesso, in
una delle poche interviste concesse, che, in fondo, “non c’è niente di male ad
essere ambiziosi”. Studia Fisica all’Università di Lipsia, ottiene un dottorato
e diviene membro dello staff accademico al Central Institute of Physical
Chemistry dell’Accademia delle Scienze di Berlino Est. Ma alla carriera
universitaria si sostituisce ben presto quella politica.
Entrata
nella CDU (Unione Cristiano-democratica) nel 1990, la Merkel diviene due volte
ministro nella Germania riunificata: nel 1991 alle Pari opportunità, nel 1994
all’ancor più strategico Ministero per l’Ambiente e la sicurezza nucleare. Da
aspirante scienziata ad aspirante Cancelliere, dunque, il salto è breve. Ancor
più breve se a propiziarlo è niente meno che Helmuth Kohl, leader della CDU,
artefice della (delicatissima) riunificazione delle due Germanie e grande
europeista. I destini politici dei due si incontrano in occasione del congresso
di partito del ‘90: Kohl viene colpito dal carattere e dalla biografia
(spendibile politicamente) di Angela, la ribattezza “das madchen” (la ragazza)
e decide di spianarle la strada, dentro al partito e dentro al governo.
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Angela Merkel con Helmut Kohl |
Fino
al 2005, quando la ragazza, ormai cresciuta, vince (di misura) le elezioni
politiche e assume la guida dell’intero paese, “prima donna e prima tedesca
dell’est ad occupare la cancelleria”, è scritto, ben in evidenza, nel sito
ufficiale di governo. Successo ottenuto anche attraverso – tra le altre cose – la rottura con il padrino politico:
quando Kohl è travolto dallo scandalo finanziario legato ai finanziamenti al
partito, Angela non lo risparmia e lo invita pubblicamente a farsi da parte.
Lontana
dall’idealtipo di donna in voga tra i conservatori, contribuisce a svecchiare
non solo il partito ma tutta la scena politica tedesca. Spesso illuminata (come
ministro per l’Ambiente affronta la questione del trasporto delle scorie
nucleari appellandosi a tutte le forze politiche e sociali: quando è in gioco
il bene comune, meglio non escludere nessuno dal tavolo), è stata una grande
sostenitrice della parità tra i sessi (ha promosso, solo per fare un esempio,
gli asili pubblici, fino ad allora impopolari tra le fila dei conservatori).
Con lei va in porto la seconda Grosse Koalition della storia tedesca (dopo quella degli anni ’60),
che vede al governo i cristiano-democratici insieme ai socialisti della SPD.
Nel 2009 la rielezione, questa volta a braccetto con i liberali.
Il
resto è storia: oggi la Merkel ha gli occhi di Europa e del mondo addosso. Col
suo fare – enigmatico quanto basta (Der Spiegel l’ha definita la “Gioconda del Nord”) – cerca, in
un difficilissimo equilibrismo, di salvare sia l’Ue che i favori del suo
elettorato. Viene accusata – a ragione – di aver tentennato in momenti
cruciali: sono datate 2009 le prime drammatiche avvisaglie della crisi greca e,
a quei tempi, sarebbe bastato poco per calmare i mercati e tranquillizzare gli
investitori. E invece, ci volle una telefonata accorata di Obama per sbloccare
le reticenze della Cancelliera e a convincerla ad intervenire, sia pure in
ritardo.
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Angela Merkel, Nicholas Sarkozy e Mario Monti |
Ma
deve esserle riconosciuto, altrettanto a ragione, di aver saputo tenere testa
agli agguerritissimi falchi antieuropeisti made in Deutschland e ai profeti del rigore (basti citare – tra i
secondi – Jürgen Stark, economista tedesco alla BCE, che – in nome
dell’ortodossia rigorista – si è addirittura dimesso dall’incarico, tanto era
contrario all’acquisto, da parte dell’Eurotower, dei titoli sovrani dei paesi
in difficoltà). Ed è riuscita a fare accettare ad un Bundestag più che
riluttante il Fondo salva stati, irrobustito da ultimo lo scorso settembre. Ma
ancora molte sono le rigidità di Angela: dal (netto) rifiuto degli Eurobond,
alla contrarietà al rafforzamento dei poteri della Banca centrale europea. Che
la nuova intesa tra Italia e Francia riesca a convincere la cauta Cancelliera?
Alla prossima puntata.