venerdì 24 maggio 2013

Mario, l’Euro e la City. Mission impossible?

L’Europa ha bisogno del Regno Unito. Questo è un po’ il senso del (coraggioso) discorso di Mario Draghi ai banchieri della City di Londra. Discorso trascurato dalla stampa italiana, ma abbondantemente ripreso da quella inglese. Pur con l’intento dichiarato di non voler entrare in un dibattito tutto “domestico”, il governatore della Banca Centrale Europea ha ricordato le numerose interconnessioni tra Regno Unito ed Europa. «In virtù dei profondi legami esistenti – ha dichiarato – l’area euro e la Gran Bretagna condividono un interesse comune: quello per la stabilità nel funzionamento del nostro sistema economico, ed in particolare dei nostri mercati finanziari». Tutte le principali banche dell’Eurozona, infatti, sono presenti nel cuore della finanza londinese e, al contempo, le banche inglesi rappresentano i leading players nei mercati finanziari di tutta Europa. Senza contare che l’area-Euro rappresenta il più grande mercato delle esportazioni del Regno Unito (pari a 200 miliardi di sterline nel corso dell’ultimo anno). 
Un’eventuale uscita della Queen’s Land dall’Unione, insomma, potrebbe significare la dissoluzione delle istituzioni del continente, avverte Draghi. «E una simile scelta, sarebbe dannosa per tutti», aggiunge, facendo eco alla Cancelliera Merkel, che ha definito la Gran Bretagna “attore vitale dell’Ue”. «L’Europa ha bisogno di un’Inghilterra pienamente europea, più di quanto il Regno Unito necessiti di un’Europa più British», ha spiegato. Grazie agli interventi della Banca centrale, l’Eurozona oggi è più stabile, ma c’è ancora molto da fare. Secondo Mario Draghi, la crisi economico-finanziaria è l’occasione per far ripartire il processo di integrazione europea. Processo che non può non implicare la cessione di quote di sovranità nazionale, soprattutto  in fatto di budget e di politiche strutturali. «La risposta alla crisi – conclude il Governatore – non deve essere meno Europa, ma più Europa». 

Leggi l'articolo del The Guardian
Leggi l'articolo del The Telegraph

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