sabato 19 dicembre 2015

Christmas advert corner: Apple rulez



Solo Apple può permettersi una pubblicità così.
Magnetica, originale ed emozionante. Retorica? No, se metti insieme due grandi voci, Stevie Wonder e Andra Day con delle riprese semplici ma immediate.
Una pubblicità che non pubblicizza, ma mostra solo un logo. Che parla da solo.
Chapeau!

giovedì 10 dicembre 2015

Brexit o non brexit?



I think with both the eurozone crisis and the migration crisis, the short term impact is for people to think, ‘oh Christ, push Europe away from me, it’s bringing me problems’ 
David Cameron 

La crisi dei migranti, in aggiunta alla crisi dell'Eurozona, potrebbe spingere la Gran Bretagna ad uscire dall'Europa, dal momento che gli elettori saranno portati a pensare "tirateci fuori di qui". È all'incirca questo lo scenario raffigurato da David Cameron. 
Il numero dei richiedenti asilo in Ue, intanto, ha superato per la prima volta il milione mettendo in crisi un po' tutta l'impalcatura politico-istituzionale brussellese. 

Quali sono le ricadute di questo scenario sulla membership del Regno Unito? 

“The short term reaction can be get me out of here, the longer term reaction is we must find a better way of working with our partners because we share the same challenges.”

Ciò che intravede Cameron è una sorta di ricatto politico: se non ci date retta, è probabile che noi si esca dall'Unione: la crisi dei migranti - poi - è affar vostro. Nel lungo periodo, secondo il PM, questa situazione porterà i leader europei a venire a patti con le riforme richieste da Londra nell'ambito della rinegoziazione della propria appartenenza all'Unione. 

E - stando a quanto scrive il 
Telegraph - rincara la dose:

The Prime Minister has made clear to his close allies that he will lead the “Out” campaign if he considers the result of his renegotiation with Brussels to be unsuccessful. 

Cosa dice il voto inglese agli americani
Victory Speech(es)
Cameron, operazione simpatia
Una botta al cerchio, una alla botte
Cameron vs Juncker

martedì 1 dicembre 2015

Una Rosa rivoluzionaria



Lei è Rosa Parks. In questo video del 1995 è ospite al Larry King Live.
Con una naturalezza incredibile racconta di come cambiò la storia.
Era il 1 dicembre del 1955, Montgomery (Alabama).
Un semplice autobus è il luogo della sua piccola grande rivoluzione: in piena segregazione razziale, scelse di non cedere il proprio posto ad un bianco.
Il suo gesto cambiò la storia dei diritti civili: nei giorni seguenti ci fu il boicottaggio dei mezzi pubblici. Il resto è storia, dalla marcia di Martin Luther King alle leggi sui diritti civili e politici degli anni '60.
Eppure è bene ricordarsi, sempre, della pacata fermezza di questa donna, oggi che ancora gli USA ed altre parti del mondo - più o meno inconsapevolmente - cadono nella tentazione di segregare qualcuno, nei fatti e negli animi.

sabato 21 novembre 2015

Guardia costiera Greca affonda gommone di migranti



Il quotidiano turco Hürriyet pubblica queste immagini scioccanti di come la Guardia Costiera greca tratta un gommone di rifugiati (le immagini, diffuse ieri, 20 novembre, si riferiscono al 12 novembre), affondandolo con un'asta perforante.
Che gli Stati membri siano restii ad affidare maggiori poteri all'Unione europea in fatto di migranti proprio per continuare a fare quello che vogliono? I migranti, alla fine, sono stati tratti in salvo, mentre i vertici della Guardia costiera greca promettono di punire i responsabili. 

giovedì 19 novembre 2015

Siria, Turchia, l'Occidente "two faced" (EN - IT)


























Syria, Turkey, The West & Two Faced Politicians

As we all know the civil war of Syria started some 4-5 years ago. Western countries announced that President Assad was a dictator and he must go! Yes he is a dictator, he always was and so was his father.
So, what happened all the sudden to make the west take action against him?
I think it might have a complicated answer, but it is somewhat related to the natural sources like oil and gas. In the beginning the west (including Turkey) supported "freedom fighters" with weaponry and fuelled the civil war. In a middle eastern country like Syria, it is inevitable that weapons fell into wrong hands in no time. Now we have a new terrorist group called ISIS (originally sponsored by us, the West).
We became aware about Turkey's contribution in January 2014 when Turkish police stopped a few lorries that were going to Syria. When they carried out the search they found a lot of weapons being transported by the undercover Turkish National Intelligence Agency staff. The public prosecutor and the policemen were immediately dismissed (later arrested for treason), and the lorries and the Intelligence Agents were released. Government tried to cover up the incident but they did not succeed. I think there is no way for Turkey to act in this manner without approval from its western allies especially the US.
Turkey and the west are now paying heavy prize for this unlawful support mainly in the form of millions of refugees coming through but also with the act of terrorism in our countries.
I am a true believer that no terrorist organisation can survive without support from a country, and as every country needs an enemy to justify their spending on weapons it may make sense for countries to create those organisations. Whether it is ISIS, Al-Qaeda or PKK all are supported by some countries for some reason. That's why when I listen to politicians talking about terrorism, I do not believe any of the words they are saying.
Having said all these, I would like to say couple of things on the recent Paris attacks. It is hard to see innocent lives being lost in any ruthless act. Even though I like the fact people supporting the French in these difficult times, I think this support became too exaggerated. This incident is part of everyday life in the middle east and these blood thirsty people are the reason for the current refugee crisis. I am one of those that were disappointed by the double standard shown by Facebook, Western states and some people living on those states. When there was a bomb attack in Beirut only 24 hours before Paris or in Ankara about a month earlier, there was almost no reaction from European States, the public or companies like Facebook.
To me the pain I feel for the lost lives does not depend on the victims' identities. While these dirty games are being played in international arena, we - ordinary citizens - can do nothing but #PrayForHumanity

Yurdakul Celebi

***

Siria, Turchia, l'Occidente e i politici a due facce

Come tutti sappiamo, la guerra civile siriana è iniziata circa 4-5 anni fa. I paesi occidentali annunciavano che il presidente Assad era un dittatore e che era necessario intervenire! 
Sì, è vero: lui è un dittatore, lo è sempre stato e così era suo padre. Allora, che cosa ha causato l'improvvisa azione dell'occidente contro di lui? La risposta potrebbe essere complessa, ma è in qualche modo collegata alle risorse naturali come petrolio e gas.

In principio i paesi occidentali (compresa la Turchia) hanno sostenuto i cosiddetti ""freedom fighters" con le armi, alimentando la guerra civile. In un paese mediorientale come la Siria, è inevitabile che le armi cadano nelle mani sbagliate in pochissimo tempo. Oggi abbiamo un nuovo gruppo terroristico chiamato ISIS (originariamente sponsorizzato da noi, dall'Occidente).

Siamo venuti a conoscenza del contributo della Turchia nel gennaio 2014, quando la polizia turca ha fermato un paio di camion che andavano in Siria. Effettuati i controlli sono state trovate molte armi trasportate dal personale (sotto copertura) della National Intelligence Agency turca. Il pubblico ministero e i poliziotti sono stati subito licenziati (poi arrestati per tradimento), mentre gli autocarri e gli agenti dei servizi segreti sono stati rilasciati. Il Governo ha cercato di insabbiare l'incidente, ma non ci è riuscito. Penso che non sarebbe stato possibile, per la Turchia, agire in questo modo senza l'approvazione da parte dei suoi alleati occidentali, in particolare gli Stati Uniti.

La Turchia e l'Occidente stanno ora pagando il pesante scotto per questo sostegno illegale, e lo pagano principalmente sotto forma di milioni di profughi che raggiungono l'Europa, ma anche con gli atti terroristici nei nostri paesi.

Credo fortemente che nessuna organizzazione terroristica possa sopravvivere senza il sostegno di un paese, e come ogni paese ha bisogno di un nemico per giustificare la propria spesa per le armi può essere utile per i paesi a creare quelle organizzazioni. Che si tratti di ISIS, Al Qaeda o PKK tutti sono supportati da alcuni paesi per qualche motivo. Ecco perché quando ascolto i politici parlare di terrorismo, non credo a nessuna delle loro parole

Detto tutto questo, vorrei dire alcune cose sui recenti attacchi di Parigi. È difficile assistere alla fine di vite innocenti sotto qualsiasi atto spietato. Anche se apprezzo gli atti di solidarietà verso i francesi in questi tempi così difficili, penso che questo sostegno sia diventato troppo esagerata: questo genere di episodi fa parte della vita di tutti i giorni in Medio Oriente e queste persone assetate di sangue sono la causa della corrente crisi dei rifugiati.

Io sono uno di quelli che sono stati delusi dal doppio standard mostrata da Facebook, gli stati occidentali e alcune persone che vivono in quegli stati. Quando c'era un attentato a Beirut, solo 24 ore prima di Parigi o ad Ankara, circa un mese prima, non c'era quasi nessuna reazione da Stati europei, da parte del pubblico o di soggetti come Facebook.
Per me il dolore che provo per le vite perdute non dipende identità delle vittime.

Mentre questi sporchi giochi vengono giocati in campo internazionale, noi - cittadini comuni - non possiamo fare altro che #PrayForHumanity.

Yurdakul Celebi


Yurdakul Celebi is Turkish. He has been living in the UK for 14 years and currently living and working in London as a Software Test Analyst.



martedì 27 ottobre 2015

Rileggere un libro: To kill a mockingbird




Jem, Atticus, Scout. Dill, Calpurnia, Boo Ridley, Mrs Maudie.

Alcuni di voi riconosceranno questi nomi, li sentiranno risuonare familiari.

Per chi ha letto "To kill a mockingbird" di Harper Lee (in Italia tradotto - non so perché - "il buio oltre la siepe", invece di "Uccidere un pettirosso") è difficile dimenticarli.
È difficile perché sono personaggi unici, protagonisti di un racconto unico.

Ho letto questo libro numerosi anni fa, tant'è vero che ne posseggo l'edizione scolastica. Ho deciso di leggerlo di nuovo. 

Seguo sempre con grande attenzione la cronaca americana e il prepotente ritorno sulle prime pagine della questione razziale, in particolare, di quella che potrebbe essere definita la "questione nera", mi ha turbato.
Il passato che non passa, quello della (dis)uguaglianza tra neri e bianchi. Una lunga marcia che sembra ancora incompiuta.
A Ferguson, dove il teenager afroamericano Mike Brown è stato ucciso da sei colpi di pistola esplosi da un ufficiale di polizia.  Ma c'è anche Walter Scott, colto a bruciapelo da colpi di arma da fuoco alle spalle in quel di Charleston, stesso luogo dell'ultimo, in ordine di tempo, drammatico attentato alla chiesa nera.

Tutti eventi degli ultimi mesi, degli ultimi anni. Legati da un filo rosso: quello dell'odio razziale, della mai sopita discriminazione di trattamento verso i neri d'America.

"Black lives matter", è diventato - oltre ad un hashtag molto popolare su Twitter - il nuovo grido dei neri e non solo, di tutti coloro che non accettano e mai accetteranno l'esistenza di disparità di trattamento basate sul colore della pelle e l'appartenenza sociale. "I can't breath", la frase pronunciata da Eric Garner, aggredito dalla polizia a New York e morto poco dopo all'ospedale , è diventato il grido di tutti, di dolorosa compartecipazione alla gravità di certi eventi.

Cercavo allora uno strumento di comprensione di conoscenza. Qualcosa che potesse confortarmi nell'analisi di questi fatti di cronaca, gravi e grotteschi insieme. Ho ripensato allora a questo testo di Harper Lee, i cui ricordi erano sfumati, ma che percepivo come fortemente significativo. Niente di meglio, allora, che rinfrescare la memoria. Anche perché i libri, si sa, non sono mai letti una volta per tutte. Quando ne riapri uno, ogni volta che sfogli di nuovo le sue pagine, è come se fosse la prima, sempre diversa. Cambia il contesto, sei cambiato tu che lo leggi: è sempre un'esperienza nuova.

Jim e Scout sono bambini, figli di un distinto avvocato (Atticus Finch) nella provincialissima provincia di Maycomb. Li vediamo crescere, nel corso del romanzo. Li vediamo passare dai giochi di infanzia all'incontro-scontro con temi spinosi che attraversano la loro comunità. Imparano a conoscere razzismo e discriminazione attraverso la loro stessa storia di famiglia: quando il padre accetta di difendere Tom Robinson, giovane "nero" ingiustamente accusato di violenza sessuale nei confronti niente meno che di una "bianca".

Jim e Scout Imparano a soffrire per le ingiustizie, oltre che a temere per le sorti del loro padre, esposto all'odio di chi non accettava che si potesse anche solo difendere le ragioni di un "negro".


"Se non dovresti difenderlo, perché lo difendi? - chiede Scout al padre. 
"Per vari motivi"  - disse Atticus - "Il principale è che non lo facessi non potrei andare più in giro con la testa alta, non potrei rappresentare la contea e non potrei nemmeno dire a te o a Jem: fa questo e non fare quello".
"Voi dire che se non difendi quell’uomo, Jem e io non potremmo darti retta?"
"Più o meno".

Privato e pubblico si mescolano - eccezionalità e potenza del racconto di Harper Lee - e la storia è quella di una famiglia che deve affrontare le conseguenze delle contraddizioni di una società intera.

L'avvocato Finch riuscirà, alla fine, a dimostrare l'innocenza di Tom Robinson, ma l'uomo sarà ugualmente condannato a morte. Un finale dove pregiudizi e verità si mescolano.
E dove emerge, forte, l'umanità di questi personaggi, padre a figli.
Impariamo ad affezionarci a loro e quando il libro finisce ne sentiamo la mancanza.
Ma sono con noi quando leggiamo increduli e angosciati le notizie di un'America ancora preda di sentimenti di odio. Irrazionali, ingiusti ed inumani.


sabato 25 luglio 2015

Condizionatori e tasse? Tutto falso



Ebbene sì, la vulgata dell'Europa delle tasse e dei balzelli ha di nuovo provocato l'ennesima ondata (è proprio il caso di dirlo) di disinformazione. È quanto avvenuto con riferimento alla cosiddetta tassa sui condizionatori d'aria che, però, non esiste!
A scatenare l'allarme due associazioni di consumatori (Federconsumatori e Adusbef): secondo la loro interpretazione dei fatti alcune normative europee  avrebbero obbligato i proprietari di condizionatori d'aria a dotarsi di libretto di impianto e a procedere a regolari controlli, con "aggravi economici per le famiglie". In poche ore la notizia è stata ripresa da politici ed organi di stampa, felici di poter dare l'ennesima stoccata all'Europa matrigna e vessatrice.
Peccato che tutto ciò sia semplicemente falso.
Tanto che il Ministero dello sviluppo economico MISE ha pubblicato sul suo sito una nota che recita:


Mise: nessuna tassa sui condizionatori delle abitazioni

È quanto precisa il Ministero dello Sviluppo economico in merito a notizie pubblicate su organi di stampa. Il Dicastero comunica altresì che l'Italia ha introdotto, al fine di adeguarsi alle direttive europee, prescrizioni per il miglioramento dell'efficienza energetica nel condizionamento per tutelare l'ecosistema e favorire risparmio economico e competitività.
Quanto a impianti di maggior potenza installati presso gli esercizi commerciali, occorre evidenziare che a fronte della spesa per la corretta manutenzione, vi sono importanti vantaggi. Infatti, oltre a garantire la sicurezza, la riduzione dei consumi per il miglioramento dell'efficienza comporta una riduzione della spesa per la bolletta energetica.
Per quanto riguarda gli incentivi, si segnala che sono a disposizione dei cittadini e delle imprese diversi strumenti di agevolazione. Il cosiddetto ECOBONUS garantisce la detrazione fiscale del 65% delle spese sostenute per la sostituzione di condizionatori con impianti più efficienti. Inoltre, le detrazioni fiscali per la ristrutturazione edilizia consentono di detrarre il 50% della spesa per l'acquisto di nuovi impianti. Un ulteriore strumento particolarmente adatto alle imprese che intendono sostituire gli impianti di condizionamento con altri più efficienti è il cosiddetto "Conto termico" che mette a disposizione incentivi per gli impianti a fonti rinnovabili.

Quello che è accaduto, insomma, è che sono state introdotte alcune regole di efficientamento dei sistemi di condizionamento d'aria (secondo quanto previsto dalla direttiva europea 31 del 2010, recepita in ritardo dall'Italia).
Inoltre, i controlli agli impianti sono previsti solo per i grossi impianti (dalla potenza minima di 12kw, mentre quelli domestici sono di 2kw.
Comunicare l'europa non è semplice.
Comunicarla male è facilissimo e molto dannoso.

venerdì 17 luglio 2015

giovedì 9 luglio 2015

Guy vs Alexis




Lui è Guy Verhofstadt - ex Primo Ministro belga, attualmente presiede il gruppo politico ALDE in Parlamento europeo (Alliance of Liberals and Democrats for Europe). 
L'altro è Alexis Tsipras, premier greco al centro - lui ed il suo Paese - del rovente dibattito europeo di queste settimane. 

Verhofstadt parla di concretezza e credibilità e della necessità di un programma e di una roadmap per la Grecia. 
Tutto quello che sinora il governo di Alexis Tsipras non ha fatto, impegnato a promuovere un referendum dal sapore più plebiscitario che democratico.  

"Parla sempre di riforme - dice Verhofstadt - ma non ha realizzata nemmeno una".
C'è un'unica via possibile: che nelle prossime 48 ore lei presenti un pacchetto di riforme, preciso e credibile". 

E non solo, questo frammento di dibattito - parte di una dinamica più ampia - accredita l'Europarlamento come luogo di democrazia, dove si discute, ci si confronta e ci si scontra.  

sabato 4 luglio 2015

Indipendenti


Quando nel corso degli umani eventi si rende necessario ad un popolo sciogliere i vincoli politici che lo avevano legato ad un altro ed assumere tra le altre potenze della terra quel posto distinto ed eguale cui ha diritto per Legge naturale e divina, un giusto rispetto per le opinioni dell’umanità richiede che esso renda noto le cause che lo costringono a tale secessione.
Noi riteniamo che le seguenti verità siano di per se stesse evidenti, che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono stati dotati dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, che fra questi sono la Vita, la Libertà e la ricerca della Felicità. 
Che allo scopo di garantire questi diritti, sono creati fra gli uomini i Governi, i quali derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati.
Che ogni qual volta una qualsiasi forma di Governo tende a negare tali fini, è Diritto del Popolo modificarlo o distruggerlo, e creare un nuovo Governo, che si fondi su quei principi e che abbia i propri poteri ordinati in quella guisa che gli sembri più idoneo al raggiungimento della sua sicurezza e felicità. La prudenza, invero, consiglierà di non modificare per cause transeunti e di poco conto Governi da lungo tempo stabiliti; e conformemente a ciò l’esperienza ha dimostrato, che gli uomini sono maggiormente disposti a sopportare, finché i mali siano sopportabili, che a farsi giustizia essi stessi abolendo quelle forme di Governo cui sono avvezzi.
Ma quando un lungo corteo di abusi e di usurpazioni, invariabilmente diretti allo stesso oggetto, svela il disegno di assoggettarli ad un duro Dispotismo, è loro diritto, è loro dovere, di abbattere un tale Governo, e di procurarsi nuove garanzie per la loro sicurezza futura. 
Tale è stata la paziente sopportazione di queste Colonie; e tale è ora la necessità che le costringe ad alterare i loro antichi sistemi di Governo. La storia dell’attuale Re di Gran Bretagna è una storia di ripetute offese ed usurpazioni, aventi tutte come obiettivo immediato l’instaurazione di una Tirannide assoluta su questi Stati. A prova di ciò, esponiamo i fatti al giudizio di un mondo imparziale.
Egli ha rifiutato di dare il suo assenso alle leggi più opportune e necessarie al bene pubblico.
Egli ha fatto divieto ai suoi Governatori di approvare leggi di urgente ed assoluta importanza, a meno che la loro efficacia restasse sospesa fin quando il suo assenso non fosse stato ottenuto; e una volta così sospese, egli ha completamente trascurato di prenderle in considerazione.
Egli ha rifiutato di approvare altre leggi dirette alla sistemazione di grandi distretti, fintanto che i popoli interessati non avessero rinunciato al loro diritto di rappresentanza in seno al corpo legislativo, un diritto inestimabile per loro e temibile soltanto per i tiranni.
Egli ha convocato corpi legislativi in luoghi inconsueti, scomodi e distanti dai loro archivi, al solo scopo di piegarli attraverso i disagi all’accoglimento delle misure da lui volute.
Egli ha ripetutamente disciolto Assemblee Rappresentative che si erano riunite allo scopo di opporsi con virile fermezza alle sue violazioni dei diritti del popolo.
Egli ha rifiutato a lungo, dopo tali scioglimenti, di consentire che altre fossero elette; di modo che i poteri legislativi, che non sono suscettibili di essere annullati, sono tornati ad esser esercitati direttamente dal Popolo, mentre lo Stato restava nel frattempo esposto a tutti i pericoli dell’invasione dall’esterno e dei disordini all’interno.
Egli ha tentato d’impedire che questi Stati venissero popolati e per questa ragione ha ostacolato le leggi per la naturalizzazione degli stranieri, rifiutando inoltre di approvarne altre dirette ad incoraggiare la loro immigrazione in questo paese e rendendo più difficili le concessioni di terre.
Egli ha intralciato l’amministrazione della Giustizia, rifiutando il suo assenso a leggi dirette a stabilire i poteri giudiziari.
Egli ha reso i Giudici dipendenti dal suo esclusivo arbitrio per quel che riguarda la durata del loro mandato e l’importo ed il pagamento dei loro stipendi.
Egli ha creato una moltitudine di nuove cariche, ed ha inviato in questo paese nugoli di funzionari destinati a tormentare il nostro popolo e a divorarne gli averi.
Egli ha mantenuto fra di noi, in tempo di pace, eserciti stanziali senza il consenso dei nostri Corpi legislativi.
Egli ha ostentato di rendere il potere militare indipendente dal potere civile e ad esso superiore.
Egli si è accordato con altri allo scopo di assoggettarci ad una giurisdizione estranea alla nostra costituzione e sconosciuta alle nostre leggi, dando il suo assenso alle loro presunte disposizioni legislative vale a dire:
— Ad acquartierare grandi corpi di truppe fra noi;
— A proteggere queste ultime, mediante dei procedimenti penali fittizi, da ogni punizione per gli omicidi da loro eventualmente commessi nei confronti degli abitanti di questi Stati;
— Ad interrompere il nostro commercio con tutte le parti del mondo;
— Ad imporre su di noi tributi senza il nostro consenso;
— A privarci in molti casi dei vantaggi del giudizio mediante giuria;
— A farci trasferire al di là dei mari per esservi giudicati per presunti crimini;
— Ad abolire il libero sistema delle leggi inglesi in una provincia vicina, instaurandovi un Governo arbitrario ed allargando le sue frontiere in modo da renderlo all’istante un esempio ed uno strumento idoneo ad introdurre lo stesso sistema assoluto in queste Colonie;
— A privarci dei nostri Statuti, abolire le nostre leggi più care ed alterare dalle fondamenta le forme dei nostri Governi;
— A sospendere i nostri Corpi legislativi, dichiarandosi direttamente investito del potere di far leggi per noi in qualsiasi materia.
Egli ha abdicato al Governo di questo paese, privandoci della sua protezione e muovendo guerra contro di noi.
Egli ha saccheggiato i nostri mari, devastato le nostre coste, bruciato le nostre città e distrutte le vite della nostra gente. Al momento presente, egli sta trasportando grandi eserciti di mercenari stranieri destinati a portare a compimento l’opera di morte, di desolazione e di tirannia già cominciata in circostanze di crudeltà e di perfidia che trovano appena paragone nelle più barbare età, e del tutto indegne del Capo di una nazione civile.
Egli ha costretto i nostri concittadini, catturati in alto mare, a portare le armi contro il proprio Paese, a diventare i carnefici dei loro amici e dei loro fratelli, o a cadere essi stessi per mano di questi.
Egli ha fomentato la rivolta al nostro interno ed ha tentato di far marciare contro gli abitanti delle nostre zone di frontiera gli spietati Indiani Selvaggi, il cui ben noto metodo di guerra consiste nel massacro indiscriminato della gente di ogni età, sesso e condizione.
Ad ogni stadio di questi soprusi, noi abbiamo inviato petizioni, redatte nei termini più umili, chiedendo la riparazione dei torti subiti; le nostre ripetute petizioni non hanno ricevuto altra risposta che ripetute offese. Un Sovrano, il cui carattere è contraddistinto da tutto ciò che può definire un Tiranno, non ha diritto a governare un popolo libero. Né abbiamo mancato di usare ogni attenzione nei confronti dei nostri fratelli inglesi. Li abbiamo ammoniti di volta in volta circa i tentativi del loro Corpo legislativo di estendere su di noi una giurisdizione illegittima. Abbiamo rammentato loro le circostanze della nostra emigrazione e del nostro insediamento in questa terra. Abbiamo fatto appello alla loro magnanimità ed al loro innato senso di giustizia, e li abbiamo scongiurati, in nome dei vincoli dovuti alla nostra comunanza di sangue, di sconfessare quelle usurpazioni che avrebbero finito inevitabilmente per recidere i nostri rapporti e la nostra collaborazione. Anch’essi tuttavia sono stati sordi alla voce della giustizia e della consanguineità. Noi dobbiamo pertanto piegarci alla necessità di dichiarare la nostra secessione e di considerarli, così come consideriamo il resto dell’umanità, nemici in guerra ed amici in pace.
Noi, pertanto, rappresentanti degli Stati d’America, riuniti in Congresso generale, appellandoci al Supremo Giudice dell’universo quanto alla rettitudine delle nostre intenzioni, solennemente proclamiamo e dichiariamo, in nome e per autorità dei buoni Popoli di queste Colonie, che queste Colonie Unite sono, e devono di diritto essere Stati liberi e indipendenti; che sono disciolte da ogni dovere di fedeltà verso la Corona britannica e che ogni vincolo politico fra di esse e lo Stato di Gran Bretagna è e dev’essere del tutto reciso; e che quali Stati Liberi e Indipendenti, esse avranno pieno potere di muovere guerra, di concludere la pace, di stipulare alleanze, di regolare il commercio, e di compiere tutti quegli altri atti che gli Stati Indipendenti possono di diritto compiere. E a sostegno della presente Dichiarazione, con ferma fiducia nella protezione della Divina Provvidenza, noi offriamo reciprocamente in pegno le nostre vite, i nostri averi ed il nostro sacro onore.

giovedì 2 luglio 2015

Una foto alla Casa Bianca



On July 1, 2015, the White House lifted its long standing camera and photo ban on public tours. Lifting this ban ­ which has been in place for over 40 year ­ is part of an ongoing effort to make the Obama Administration the most open and transparent White House in history. 

La casa bianca diventa la celebre casa di vetro? Non basta di certo questo, ma a livello simbolico si tratta di una bella novità: d'ora in poi si potranno fare foto ed usare social network mentre si è all'interno della White House.
Potranno essere utilizzati solo telefoni o macchine fotografiche compatte. 

Niente video-camere e niente - viva Iddio! - selfie sticks! 




venerdì 26 giugno 2015

Un brindisi all'Europa (o forse no): la Regina Elisabetta ci ripensa?



Ieri scrivevo dei "toni europeisti" della Regina Elisabetta, in occasione della sua visita in Germania. Parlava, ispirata, di unità europea e dei rischi della disunione.

Bene, a Palazzo debbono essersi spaventati ed è arrivata la retromarcia.

Una nota ufficiale di Buckingham Palace, infatti, ha prontamente negato che il discorso della Regina sottointendesse una sua convinzione circa la necessità che la Gran Bretagna continui a far parte dell'Unione europea.

Elisabetta aveva fatto riferimento alla pericolosità delle divisioni e all'opportunità di non dare per scontati i benefici di un continente pacificato.
Merkel annuiva vistosamente durante questo passaggio.

"Come sempre - ha spiegato un portavoce di palazzo - la Regina è al di sopra della politica ed è politicamente neutrale rispetto al tema dell'appartenenza all'Unione".

Il discorso di Berlino, preparato dagli ufficiali di Elisabetta, sarebbe stato, come al solito, approvato dal Governo inglese. Le sue parole precedono l'incontro tra i capi di stato e di governo dell'Unione durante il quale David Cameron presenterà le proprie proposte per la rinegoziazione dello status dell'Uk nella casa comune europea.

Insomma, dicono da Londra, il discorso era molto personale, basato sull'esperienza di vita della Regina e non ha niente a che vedere con questi negoziati.

Sarà, ma di certo pare che qualcosa sia cambiato ultimamente: l'euroscetticismo pre elettorale, si è trasformato in un cauto europeismo su misura, che Cameron intende portare avanti con decisione.

We'll see.



Leggi l'articolo sul The Guardian

giovedì 25 giugno 2015

Queen Elizabeth II: un brindisi all'Europa



Queen Elizabeth II a Berlino parla niente meno che di unità di Europa. 
E non è poco, se pensiamo che queste parole vengono da un simbolo (culturale più che politico, of course) dell'euroscettico Regno Unito.

"Nelle nostre vite abbiamo visto il meglio ma anche il peggio del nostro Continente", dice.
"Dobbiamo lavorare sodo per mantenere i benefici dell'Europa post-bellica. Dobbiamo essere consapevoli di quanto sia pericolosa la divisione in Europa: dobbiamo stare in guardia contro questo rischio, ad est come ad ovest. 
Questo rimane uno sforzo comune". 

Insomma, che aria tira a Londra?

Ancora non è facile dirlo: David Cameron il mese scorso ha vinto le elezioni anche grazie alla promessa del referendum sulla membership dell'Unione. 

Ma sono di poco fa queste sue parole (leggi qui), da molti osservatori definite addirittura il segno del cosiddetto U-turn del Primo Ministro:

                       "I’ve been very clear. If you want to be part of the government, 
                      you have to take the view that we are engaged in an exercise of                                                  renegotiation, to have a referendum  
                              and that will lead to a successful outcome.”


Detto in  altri termini, i membri del governo - spiega Cameron - dovranno sostenere al campagna per il sì all'appartenenza all'Unione, impegnandosi nel processo di rinegoziazione che Londra chiede a Bruxelles circa le regole del gioco.


Appartenenza alla casa comune europea: sì o no?




Leggi anche:






mercoledì 24 giugno 2015

La bandiera della discordia\2



Ieri vi parlavo della questione della Confederation Flag (qui): nello Stato nordamericano del Mississippi, dopo il massacro nella chiesa afro di Charleston, ultimo di una serie di episodi che hanno riportato in primo piano la questione razziale (e - precisamente - la questione nera) negli USA, i legislatori stanno preparando una legge per rimuovere l'emblema della Confederazione dalla bandiera dello Stato.L'iniziativa rientra in una più generale richiesta di rimuovere simboli che possano evocare la schiavitù (il vessillo si richiama alla ribellione secessionista degli Stati del Sud che nel 1861 combatterono per quattro anni contro gli Stati del Nord. Le origini della guerra civile, sicuramente economiche, erano anche legate a doppio filo alla questione della schiavitù).

Se sarà o meno presente, nel futuro, sulla bandiera ufficiale dello stato del Mississippi non lo sappiamo. Di certo, però, non sarà più sul tetto delle copie giocattolo della General Lee, macchina dalla serie televisiva USA Dukes of hazzard

La scelta di Warner Bros segue quelle di Amazon, E-bay e di altri rivenditori on-line, che hanno deciso di bandire dalle proprie piattaforme la bandiera simbolo della confederazione sudista. 
Non è ancora Chiaro se la Warner Bros continuerà a vendere la copia giocattolo della macchina senza bandiera, o se deciderà di cambiare il nome stesso della famosa car: il generale Lee, infatti, era il leader degli Stati confederati del Sud durante la guerra civile che divise l'America tra il 1860 ed il 1865. 


martedì 23 giugno 2015

La bandiera della discordia

I simboli contano. Eccome, se contano. Lo dimostra quello che sta avvenendo nello Stato nordamericano del Mississippi, dopo il massacro nella chiesa afro di Charleston, ultimo di una serie di episodi che hanno riportato in primo piano la questione razziale (e - precisamente - la questione nera) negli USA. I legislatori del Mississippi, infatti, stanno preparando una legge per rimuovere l'emblema della Confederazione dalla bandiera dello Stato, iniziativa che rientra in una più generale richiesta di rimuovere simboli che possano evocare la schiavitù.


Dylann Roof, sospetto autore del massacro, compare in una serie di scatti proprio reggendo in mano proprio una "Confederate Flag" (vedi foto).

Molti afroamericani percepiscono, a ragione, la bandiera come simbolo dell'odio razziale.
In effetti il vessillo si richiama alla ribellione secessionista degli Stati del Sud che nel 1861 combatterono per quattro anni contro gli Stati del Nord. Le origini della guerra civile, sicuramente economiche, erano anche legate a doppio filo alla questione della schiavitù (gli Stati del Sud combattevano contro il nord del presidente Lincoln, nel quale non si riconoscevano, proprio perché abolizionista).
E nel 1865 - a guerra finita - Lincoln abolì la schiavitù (ma ci volle ancora un secolo - e una lunga marcia - perché i neri potessero conquistare i diritti civili e politici).


Kenny Jones, senatore dello Stato del Mississippi, sta considerando insieme ad altri rappresentanti eletti, di presentare una proposta di legge per modificare la bandiera, disegno di legge da presentare nella prossima sessione di gennaio.



venerdì 19 giugno 2015

lunedì 15 giugno 2015

15 de Junio 1977: elecciones libres



15 giugno 1977: le prime elezioni democratiche in Spagna dal 1936. Inizia la transizione spagnola alla democrazia, dopo il Franchismo.

mercoledì 10 giugno 2015

10 giugno 1940



"Combattenti di terra, di mare e dell'aria! Camicie nere della rivoluzione e delle legioni Uomini e donne d'Italia, dell'Impero e del regno di Albania. Ascoltate! Un'ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. L'ora delle decisioni irrevocabili. La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e Francia. Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell'Occidente, che, in ogni tempo, hanno ostacolato la marcia e spesso insidiato l'esistenza medesima del popolo italiano. (...) La nostra coscienza è assolutamente tranquilla Con voi il mondo intero è testimone che l'Italia del Littorio ha fatto quanto era umanamente possibile per evitare la tormenta che sconvolge l'Europa ma tutto fu vano.
Bastava rivedere i trattati per adeguarli alle mutevoli esigenze della vita delle nazioni e non considerarli intangibili per l'eternità; bastava non iniziare la stolta politica delle garanzie, che si è palesata soprattutto micidiale per coloro che le hanno accettate; bastava non respingere la proposta che il Fuhrer fece finita la campagna di Polonia. Oramai tutto ciò appartiene al passato. Se noi oggi siamo decisi ad affrontare i rischi ed i sacrifici di una guerra, gli è che l'onore, gli interessi, l'avvenire ferreamente lo impongono, poiché un grande popolo è veramente tale se considera sacri i suoi impegni e se non evade dalle prove supreme che determinano il corso della storia.
Noi prendiamo le armi per risolvere, dopo il problema risolto delle nostre frontiere continentali, il problema delle nostre frontiere marittime: noi vogliamo spezzare le catene di ordine territoriale e militare che ci soffocano nel nostro mare, poiché un popolo di quarantacinque milioni di anime non è veramente libero se non ha libero l'accesso all'Oceano.
Questa lotta gigantesca non è che una fase dello sviluppo logico della nostra rivoluzione, è lotta dei popoli poveri e numerosi di braccia contro gli affamatori che detengono ferocemente il monopolio di tutte le ricchezze e di tutto l'oro della terra, è la lotta dei popoli fecondi e giovani contro i popoli israeliti e volgenti al tramonto; è la lotta tra due secoli e due idee. (...)
Italiani!
In una memorabile adunata, quella di Berlino, io dissi che secondo le leggi della morale fascista quando si ha un amico si marcia con lui sino in fondo. Questo abbiamo fatto e faremo con la Germania, col suo popolo, con le sue meravigliose forze armate.
In questa vigilia di un evento di una portata secolare, rivolgiamo il nostro pensiero alla Maestà del Re imperatore, che, come sempre, ha interpretato l'anima della patria. E salutiamo alla voce il Fureher, il Capo della Grande alleata Germania.
L'Italia, proletaria e fascista, è per la terza volta in piedi, forte, fiera e compatta, come non mai.
La parola d'ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti
Essa già trasvola ed accende i cuori dalle Alpi all'Oceano Indiano: vincere! E vinceremo, per dare finalmente un lungo periodo di pace con la giustizia all'Italia, all'Europa, al mondo!
Popolo italiano corri alle armi e dimostra la tua tenacia, il tuo coraggio, il tuo valore!"

10 giugno 1940 con queste scellerate parole Benito Mussolini dichiara l'ingresso dell'Italia nel secondo conflitto mondiale. Quello che avete letto è il testo del discorso di Mussolini da palazzo Venezia, Roma.
(tratto da E. Collotti, La seconda guerra mondiale Loescher, Torino 1973).



martedì 9 giugno 2015

Turkey: one parliament for four parties

Recep Tayyip Erdoğan

Turkey had a really interesting general election which ended 13 year Ak Party majority government. After this election there will be 4 party represented in the parliament.
AKP (Justice and Development Party) was founded 13 years ago by giving hope to the oppressed people and promising advance democracy, political stability and fair economy, they promised to fight against corruption, poverty and prohibitions. They have delivered some of their promises and won 3 consecutive elections and increased their vote every time. However, as they increased their power in politics, they have become less tolerant to people who do not agree with their policies. As a result, 2 years ago many street protests erupted in the streets of Istanbul and the country. The police state they have created pressured secular people of Turkey. During their rule many journalists were jailed too. In December 2013, a corruption operation carried out by the police uncovered a lot of wrongdoings by 4 ministers as well as the prime minister of the time, Mr Erdogan. $ Ministers had to resign but AKP blocked any trial on the Constitutional Court. AKP accused a Muslim cleric for creating "parallel state" in the police force and justice departments and carrying out this false accusations. After short time, all arrested in the operations (including cabinet ministers' sons) were released and the policemen and public prosecutors who uncovered the corruption were put in jail instead. In August 2014, AKP leader Mr Erdogan was elected as the president by securing 52% of the votes, and former foreign minister replaced him as the new leader.
However, even though according to the Constitution president should be impartial, Mr Erdogan has constantly interfered with the party politics and acted as president, prime minister and the AKP leader. In the last election campaign he organised election rallies on the state budget and actively asked people to vote for AKP. During his campaign he targeted HDP (People's Democratic Party) in particular and he wanted that party to fail getting enough votes to pass election threshold (10%). (This threshold was put in place by the military rule in 1980s and it is the highest threshold in the world.) Mr Erdogan thinks that president does not have enough powers and the parliamentary system should be changed to presidential system and most decisions should be made by the president. On a separate note, president Erdogan had himself a 1150 room very luxury presidential palace built and many people thought it was a big waste of public money while many people suffer with their low incomes. As a result of corruption cover up, luxury life style, unlawful arrests and the discriminatory language used by AKP and the president, people of Turkey withdrew their support to AKP but they remain as the largest political.
The big winner of this election was HDP! (People's Democratic Party) They had a huge hurdle (the threshold) to come over. They have run very active, positive and peaceful campaign. Their manifesto was one of the most democratic manifestos I have ever seenThey tried to reach out to non-Kurdish people and show them their party is not a Kurdish party but Turkey's party. They selected half of their candidates from women. Their party structure is also different from the rest as they have 2 equal leaders a woman and a man. They also had many candidates from different ethnic groups. They claim that they would like to remain part of the country as equal citizens. They say peace is possible within the politics. They kicked off their campaign by addressing Mr Erdogan and telling him "We will not make you the president!", and this statement got them a lot of "lent" votes from CHP (Republican People's Party). Even though many people in Turkey were (and still are) sceptical about HDP because of their ties with Kurdish terrorist organisation PKK, they managed to increase their vote from 6.5% to 13%. They will have 80 MPs in the parliament, including 31 women. I believe they now have a great task of delivering their promises of being everyone's party, helping establish peace and stopping Erdogan becoming president, of course!
Here are some interesting and good facts about this election result and campaign:
1- Opinion Representation in the parliament: 95%
2- Women representation in the parliament: 96 MPs (18%) highest ever!
3- Participation in Election: 85%
4- Collapsed anti democratic threshold.
5- HDP as the party of Turkey's nations and Kurdish representation the parliament.
6- HDP's peaceful messages to everyone.
And the worst thing to see during this campaign was that the division and hatred between different groups of people. I believe this is the result of 13 yearlong AKP ruling and the
irresponsible language they have been using.
Finally here are some information links for the 4 main political parties in Turkey:



Yurdakul Celebi is Turkish. He has been living in the UK for 14 years and currently living and working in London as a Software Test Analyst.