domenica 30 settembre 2012

Excusatio non petita

"Doveva essere un incontro per ricevere alcuni consigli, come quello che avevo avuto con Tony Blair alcuni mesi fa", però "lo faremo un'altra volta". Il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, è tornato ancora sull'incontro saltato con l'ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, che ieri sera si è trattenuto nel capoluogo toscano, dove ha cenato e pernottato, per ripartire stamattina.



"Avevamo messo in piedi l'incontro sulla base di una serie di rapporti - ha spiegato Renzi - ma evitando che diventasse di dominio pubblico e una sorta di endorsement alle primarie, per cui quando era uscito sui giornali con questa visibilità, giustamente non ha avuto più senso farlo, non aveva senso fare una photo opportunity". 

Fonte Adnkronos


venerdì 21 settembre 2012

Europa: verso dove?

La scorsa settimana molto si è parlato, anche in Italia, della Corte Costituzionale tedesca che, con la sua sentenza, ha salvato in un sol colpo Euro ed Europa. Legittimando gli strumenti di stabilità finanziaria faticosamente ideati da Merkel & Co. nei tormentati mesi passati, i giudici di Karlsrue, infatti, hanno evitato il tanto temuto tracollo della moneta unica, dei mercati e del castello europeo tutto. Ma – ancora una volta – non basta. La stessa sentenza, infatti, prevede che Bundestag e Bundesrat siano costantemente informati delle decisioni relative al fondo salva stati e che, ai fini di un aumento del contributo teutonico al meccanismo di stabilità, venga richiesto il nulla osta del Parlamento. Dalla pronuncia e dai paletti posti (ad onor del vero, più soft rispetto alle previsioni), dunque, trapelano ancora una volta ancestrali dubbi e atavici timori: quelli relativi al rischio di una eccessiva sottrazione di sovranità, a detrimento degli Stati nazione e a favore di un’Unione che, secondo molti, non ha ancora raggiunto accettabili livelli di democraticità. Il dibattito, lungi dall’essere moda delle ultime ore, va avanti da mesi. Almeno negli altri paesi europei. A dare il la è stato Ulrich Beck, che – dalle colonne del Guardian – ha posto, alcuni mesi fa, un quesito di non poco conto: come può l’Europa dei burocrati divenire l’Europa dei cittadini? «Ciò che andrebbe potenziato è la democrazia europea. Il rule of law e il mercato non sono sufficienti, abbiamo bisogno di una società civile», scrive Beck. E invoca forme di democrazia diretta: «senza la possibilità, su scala transnazionale, di partecipazione dal basso – avverte il sociologo – senza referendum sui temi europei, l’intera impresa è destinata a fallire». Lancia anche la proposta (sostenuta da molti altri) di un Presidente dell’Ue eletto direttamente da tutti i cittadini di Eurolandia e di una Costituente che ridisegni i confini – politici, istituzionali e ideali – dell’Ue. E proprio su questo punto gli fa eco Habermas, che si fa portatore del concetto di “democrazia transnazionale”. Utopia? Secondo il filosofo tedesco no, dal momento che le basi di un simile progetto politico si ritrovano nella attuale Unione, che dovrebbe però abbandonare lo «stile burocratico-gabinettistico sinora consueto».
Insomma, anche se i giudici tedeschi hanno evitato il terremoto, occorre comunque “ripensare”, questa Europa, che, per come oggi è strutturata, rende ancora attualissima la definizione datale da Jacques Delors – padre nobile dell’Ue – di “oggetto politico non identificato”. Anche i giornali, in questi giorni, stanno facendo la loro parte e cominciano a porsi interrogativi. «Cercherei soluzioni più innovative, più appropriate alla nostra epoca, per esempio forme istituzionalizzate e paneuropee di deliberazione e di partecipazione per tutti coloro che lo desiderano», scrive Jacek Żakowski per Gazeta Wyborcza, una delle più importanti testate polacche. E invoca una lungimiranza che sembra mancare agli attuali leader europei: «i rimedi efficaci dovranno tener conto della natura socioculturale delle attuali tensioni, senza prendere di mira esclusivamente la gestione a breve termine di questa strana creatura che è oggi l’Unione europea». «La battaglia, ora, si allarga dall’economia alla politica – spiega Andrea Bonanni su Repubblica – dalle istituzioni finanziarie si estende ai Parlamenti, ai governi, alle urne in cui nei prossimi anni le democrazie saranno chiamate a decidere il futuro del continente». Dopo aver salvato la moneta, insomma, ora bisogna salvare l’Europa, «conferendole quella sovranità che ancora non possiede». E di nuove idee e nuovi ideali ha parlato anche il Presidente della Commissione europea Barroso, nel discorso sullo Stato dell’Unione, pronunciato lo scorso 12 settembre. «La globalizzazione vuole un’Europa più unita. Più unità vuol dire più integrazione. E più integrazione vuol dire più democrazia. Più democrazia europea». E mentre non lascia dubbi sull’integrità dell’Unione o sull’irreversibilità dell’euro, Barroso invoca la costruzione di uno spazio pubblico veramente comune. Serve, detto in altri termini, una (vera) opinione pubblica, luogo per eccellenza della rappresentanza e della partecipazione, ambito, a volte, della decisione, più spesso della discussione e del confronto. «Non possiamo continuare a risolvere i problemi europei attraverso soluzioni nazionali, il dibattito si deve svolgere nelle nostre società e tra i nostri cittadini. Oggi, però, mi rivolgo anche ai pensatori europei, agli uomini e alle donne di cultura, perché prendano parte a questa discussione sul futuro dell’Europa: l’indifferenza o il pessimismo degli europeisti sono ancora più pericolosi dello scetticismo degli antieuropei».

Questo mio contributo è stato originariamente pubblicato 
sul portale di Libertà e Giustizia, associazione nazionale di cultura politica. 

mercoledì 19 settembre 2012

La buona novella



La Commissione europea ha proposto di stanziare 670 milioni di euro a favore dell'Italia per affrontare i danni causati dai gravi terremoti avvenuti a maggio-giugno 2012 in Emilia Romagna, avvertiti anche nelle aree confinanti di Veneto e Lombardia. Questa è la (bella) notizia di oggi, targata Bruxelles.
Lo stanziamento del fondo è stato annunciato dal Commissario europeo per la Politica Regionale, Johannes Hahn, che prevede l'arrivo dei fondi entro la fine dell'anno o l'inizio del 2013. L’obiettivo? Quello di coprire gli enormi costi di ripristino delle infrastrutture essenziali, di fornitura di alloggi e di servizi di soccorso, ma anche proteggere il patrimonio culturale del territorio.
"Dobbiamo aiutare questa Regione altamente produttiva a rimettersi in piedi", ha sottolineato il Commissario Hahn. Trattasi della somma più elevata mai stanziata attraverso il Fondo di solidarietà dell'Unione Europea, istituito in seguito alle inondazioni che hanno colpito l'Europa centrale nell'estate del 2002. Da allora è stato utilizzato ben 48 volte, in risposta a diversi tipi di catastrofi: inondazioni, incendi forestali, terremoti, tempeste e siccità. Finora sono stati erogati oltre 2,5 miliardi di euro a favore di 23 paesi europei. L’Italia aveva già ricevuto fondi in occasione di un altro tragico evento sismico, quello abruzzese del 2009. Insomma, una decisione positiva, oltre che rapida, a testimonianza di un’Europa vicina ai cittadini

martedì 11 settembre 2012

E sono 11



E' dell'anno scorso - in occasione del decimo anniversario degli attentati dell'11 Settembre - l'emozionante esecuzione di The Sound of Silence da parte di un grande della musica, Paul Simon.

giovedì 6 settembre 2012

Le donne della Convention


La first lady, ovviamente, appassionata e convincente come sempre. Ma anche Kamala Harris, Procuratore Generale della California, la spumeggiante Tulsi Gabbard, candidata hawaiana alla House of Representative ed Elizabeth Warren, lo sceriffo di Wall Street, impegnata nel controllo delle operazioni di salvataggio delle banche.

mercoledì 5 settembre 2012

cAstro nascente




Julian Castro. Astro nascente dei Democrats Usa? Forse. Anzi, molto probabile. Così come la Convention del 2004 lanciò Barack Obama nella sua incredibile ascesa da outsider a Presidente, così la kermesse attualmente in corso a Charlotte sembra portare alla ribalta il giovane ispanico, 37 anni, sindaco di San Antonio, seconda città nel repubblicanissimo Texas (lo Stato di origine – tanto per spiegarsi – del clan Bush).
Carte da giocare ne ha, eccome. Anzitutto è carismatico: sa parlare e sa affrontare il pubblico, galvanizzandolo quanto basta. Vanta poi un’ottima istruzione, con una laurea - “with honors and distinction” – alla Stanford University, più un dottorato alla Harvard Law School.
Ha, inoltre, una storia familiare che si inserisce perfettamente nella lunga marcia per la tutela delle minoranze (la madre, Rosie, è un’attivista impegnata da sempre per i diritti civili).
Come Obama ha rappresentato gli afroamericani,  Castro darebbe voce ai “latinos” americani, che hanno ormai sfondato la soglia dei 50 milioni, rappresentando il 17% della popolazione totale. E la chiamano minoranza...