giovedì 28 aprile 2016

L'A B C di Schengen


Se ne parla tanto in questi mesi caratterizzati da una forte pressione migratoria in atto nei confronti del Vecchio Continente, mentre lo spettro di muri e reti divisorie ricompare più sinistro che mai.
Ma cosa è esattamente la cosiddetta "Area Schengen"? Come funziona e da quali regole è caratterizzata?
La storia ha inizio nel Lussemburgo, a Schengen appunto, nel 1985 in occasione della firma di un accordo intergovernativo il cui obiettivo è quello di garantire la libertà di circolazione delle persone, libera circolazione che - insieme a quella delle merci, dei servizi e dei capitali - ha costituito uno degli aspetti più evidenti dell'integrazione europea. Ogni cittadino dell'Unione può viaggiare, spostarsi e lavorare all'interno dei paesi europei senza intoppi alle frontiere.
Nel 1990 viene firmata la Convenzione che implementa l'accordo di 5 anni prima. Ma ci vuole un ulteriore lustro perché il sistema Schengen diventi realtà (1995), coinvolgendo - siamo all'inizio - solo 7 Stati. In altre parole, la cooperazione di Schengen permette di attraversare i confini interni senza essere sottoposti ai controlli alle frontiere.
Ad oggi qual è la situazione? Del sistema Schengen fanno parte 26 Stati, di cui:

22 Paesi appartenenti all'Ue, con eccezione di Bulgaria, Cipro, Croazia, Romania, Irlanda e Regno Unito

4 Stati NON UE, ossia: Islanda, Norvegia, Svizzera, Liechtenstein.

L'assenza de facto di frontiere interne, dunque, garantisce la libertà di movimento a 400 milioni di cittadini europei, così come a molti non cittadini europei. Ogni persona può attraversare le frontiere interne senza essere oggetto di controlli alla frontiera. Ciò non toglie che possano essere effettuati controlli di polizia disposti dalle autorità nazionali, purché la finalità del controllo non sia l'attraversamento della frontiera in quanto tale, ma altre esigenze di polizia e di informazione finalizzata alla tutela della sicurezza e della legalità.
Ma veniamo alle possibili sospensioni di Schengen: il sistema permette agli Stati membri di reintrodurre controlli alle frontiere in caso di eventi che minaccino seriamente la sicurezza pubblica e la sicurezza interna. Viene chiarito che: "la reintroduzione dei controlli alle frontiere deve rimanere un'eccezione, in  linea con il principio di proporzionalità. Inoltre, l'estensione della sospensione della libertà di movimento deve essere strettamente legata alla sussistenza della minaccia.
Nonostante queste che potremmo definire "avvertenze", rimane il fatto che sospendere o meno la libertà di circolazione è prerogativa degli Stati Membri: la commissione europea può solo pronunciarsi sulla necessità e sulla proporzionalità della scelta del singolo Stato membro. Nessun veto UE è possibile in questo senso.
Esistono 3 fattispecie che permettono la reintroduzione di controlli alle frontiere:

1) In caso di "Eventi prevedibili" (es. eventi sportivi) : la durata della misura è limitata a 30 giorni rinnovabili (ma non per un totale che ecceda i 6 mesi). Lo Stato membro deve notificare questa decisione alla Commissione ed agli altri stati almeno quattro settimane prima della reintroduzione dei controlli alle frontiere.

2) Casi che richiedono azioni immediate: è possibile, per uno o più Stati membri reintrodurre i controlli alla frontiera senza preavviso e per la durata di 10 giorni. Commissione e altri Stati membri devono essere tempestivamente avvisati. i diedi giorni possono essere prolungati di venti giorni, entro un massimo di due mesi.

3) Casi in cui circostanze eccezionali mettono in crisi il sistema Schengen nel suo insieme.
In presenza di serie e persistenti minacce alla sicurezza interna e alla sicurezza pubblica, il Consiglio può, su proposta della Commissione, raccomandare che uno o più Stati membri reintroducano i controlli alla frontiera. Si tratta di una cosiddetta ultima spiaggia, misura tesa a salvaguardare un comune interesse dell'Area Schengen nel suo complesso.

Delineate le casistiche previste, vediamo alcuni casi recenti di sospensione del sistema Schengen:


Ma area Schengen non significa solo libertà di transito attraverso i confini interni, ma anche cooperazione in materia giudiziaria e di polizia con riferimento ai confini esterni. Le autorità degli Stati europei lavorano assieme a tutela della sicurezza dei cittadini e di coloro che viaggiano nel territorio europeo. L'abolizione dei controlli ai confini interni, non può - questo è il senso - andare a scapito della sicurezza. Dal momento che non esistono controlli ai confini tra gli Stati dell'area Schengen, i paesi UE hanno decido di unire le forze al fine di conseguire un duplice obiettivo: aumentare la sicurezza attraverso un efficace controllo delle frontiere esterne e facilitare l'accesso a coloro che hanno un legittimato interesse ad entrare nell'Unione. 
Esistono anzitutto meccanismi di condivisione delle informazioni come il VIS, Visa Information System, che permette agli Stati Schengen di scambiare i dati dei visti, in particolare quelli relativi ai soggiorni brevi; Il SIS, Schengen Information System, invece, permette di scambiare dati sui sospetti criminali o persone che possono non avere il diritto di entrare e risiedere nel territorio dell'Unione.
Con riferimento specifico ai confini esterni, e dunque all'ingresso e transito dei non-europei, è di pochi giorni fa la notizia che la Commissione intende rafforzare il Sistema di informazione sulla sicurezza dei confini, attraverso il potenziamento di database e tecnologie per assicurare una migliore condivisione dei dati, nel rispetto della privacy (per maggiori informazioni qui).
Insomma, stando a quanto detto prima, la scelta dell'Austria con riferimento ai controlli al Brennero ed alla creazione di una frontiera anche fisica attraverso rete metallica, non sembrerebbe affatto rientrare nelle fattispecie previste dal diritto europeo.


martedì 26 aprile 2016

L'olio dei vicini



L'olio tunisino nel mercato Ue: pro e contro 
Aumento dell’import di olio tunisino a dazio zero nell’Ue: contenuti del provvedimento e prospettive

Nelle ultime settimane si è molto discusso dell’approvazione da parte del Parlamento europeo di un piano di emergenza a favore della Repubblica Tunisina, secondo una proposta avanzata a settembre dalla Commissione europea. Il testo prevede l’immissione nel mercato europeo di 35 mila tonnellate l’anno di olio tunisino a dazio zero per il periodo 2016-2017, quantità che andrà ad aggiungersi alle 56 mila tonnellate non tassate annue già contemplate da precedenti accordi commerciali bilaterali.
Queste misure sono state approvate in virtù delle politiche di vicinato, attuate già dalla metà degli anni '90 dall’Unione verso i paesi limitrofi, che condividono i valori comuni della democrazia e del rispetto dei diritti umani, e con l’obbiettivo di accrescere la reciproca collaborazione politico-istituzionale e l'integrazione economica. Con questi accordi di cooperazione l’Europa si impegna a sostenere lo sviluppo tecnico, politico, sociale e finanziario dei paesi vicini. In particolare, la situazione della Tunisia, che ha intrapreso un lungo cammino verso la democrazia dopo la primavera araba del 2010, si presenta ora molto delicata: agli attentati del giugno 2015 nei pressi di Sousse è seguito il crollo del mercato del turismo, che ha portato con sé l’impoverimento della società e la perdita di posti di lavoro, innescando recenti rivolte civili. In questo quadro generale si è ritenuto di non poter ignorare le richieste di aiuto delle istituzioni di Tunisi, agendo da supporto commerciale nel campo dell’esportazione olivicola, che rappresenta il 50% del volume dell’export tunisino.
Daniel Rosario, portavoce per agricoltura e commercio della Commissione europea, in una dichiarazione all’ANSA ha parlato di una "necessità di importare", per consentire agli stock UE di recuperare, visto che il raccolto pur essendo cresciuto rispetto all’anno precedente è stato uno dei più bassi degli ultimi sette. Secondo lo stesso Rosario, inoltre, la quantità importata dalla Tunisia rappresenta una quota esigua inferiore al 4% del consumo annuo dei paesi europei. Riferendosi in particolar modo al mercato dell’olio in Italia, egli sottolinea che "è un mercato in deficit e ha bisogno di importare per coprire i bisogni del suo mercato interno e del suo export".
Secondo i dati emessi dalla Confagricoltura per il 2013, infatti, nella penisola si producono circa 450 mila tonnellate di olio l’anno, a fronte di un consumo e un export che sommandosi raggiungono 900 mila tonnellate. Per soddisfare la richiesta - dunque - si importano notevoli quantità di olio,  il  12% da paesi non comunitari.
Tuttavia, per evitare un eccessiva penalizzazione dei produttori Ue, gli eurodeputati hanno inserito nel testo definitivo alcuni emendamenti che comportano: l’impossibilità di proroga dell'accordo commerciale oltre i due anni, il controllo della provenienza del prodotto per evitare il rischio contraffazioni, e una revisione intermedia in base all’impatto della manovra sul mercato dell’olio nell’Unione. Nel caso dalla revisione a medio termine si evincesse uno squilibrio, la Commissione può esercitare il diritto di imporre misure correttive o sospendere il regime preferenziale con la Tunisia. Si prevede, poi, che l’importazione delle ulteriori 35 mila tonnellate sia consentito solo una volta esaurito il precedente contingente tariffario annuale senza dazio, al fine di evitare un’introduzione massiva.
La Coldiretti, per voce del presidente regionale Umbro Agabiti, mostra però alcune perplessità sugli effetti che la manovra andrà a determinare.  Dato l’aumento del volume di olio non tassato nell’economia Italiana, si avrà una diminuzione del prezzo di vendita all’ingrosso. La diminuzione non si rispecchierà però nel prezzo ultimo di vendita al dettaglio, ma si trasformerà in guadagno per le grandi imprese intermediare di commercializzazione dell’olio, ovvero quelle che operano il passaggio dai frantoi ai supermercati.
Inoltre, prosegue, a tutela del consumatore, l’attenzione deve concentrarsi su un’altra grande tematica: quella della tracciabilità e della garanzia di provenienza.  L’ultima notizia di frode risale proprio ad un mese fa, quando la Guardia di Finanza ha bloccato oltre 2000 tonnellate di olio straniero con marchio made in Italy, smascherando un sistema di contraffazione che, partendo da Puglia e Calabria, andava ad interessare altre regioni fra cui l’Umbria.
È proprio sulla questione della tracciabilità che si focalizza fortemente la Coldiretti, che da tempo chiede più chiarezza delle etichette e auspica per il futuro un maggiore utilizzo dei test del DNA , tecnica già utilizzata e in grado di attestare  le varietà e le zone di provenienza dell’olio.
Giulia Idolatri
(L'articolo è stato pubblicato sabato 23 aprile sul Corriere dell'Umbria - inserto Finestra sull'Europa).


giovedì 21 aprile 2016

La sovrana lettrice


"Fu tutta colpa dei cani. Di norma dopo aver scorrazzato in giardino salivano da veri snob i gradini dell'ingresso principale e generalmente li faceva entrare un valletto in livrea.
E invece quel giorno, per qualche ragione, si precipitarono di nuovo giù dai gradini, girarono l'angolo e la regina li sentì abbaiare a squarciagola in uno dei cortili. 
La biblioteca circolante del distretto di Westminster, un grande furgone come quelli dei traslochi, era parcheggiata davanti alle cucine. Era un'ala del palazzo che a Sua Maestà non era molto familiare, e certo non aveva mai visto la biblioteca parcheggiata lì, vicino ai bidoni della spazzatura, e neppure l'avevano mai vista i cani, i che spiegava tutto quel baccano. Così la regina, non essendo riuscita a zittirli, salì gli scalini del furgone per andare a scusarsi". 

Ed ecco il mio personalissimo modo di celebrare il 90° compleanno di Queen Elizabeth II, raccontandovi di un libro fantastico, "la sovrana lettrice", di Alan Bennett (2007, edito in Italia da Adelphi). Per puro caso la Regina scopre oggetti (per lei) strani e (sinora) trascurati: i libri. Da quel momento, non può più farne a meno: leggere diventa la sua principale attività e la sua passione interferisce - con modalità profondamente comiche - con i suoi impegni istituzionali. 
Tra una visita ad un caseificio nel Galles e una puntata in Norfolk, anche soli cinque minuti sono buoni per estrarre dalla borsetta color pastello il libro del momento, mentre primi ministri e capi di stato vengono interrogati sulle loro - spesso assenti - passioni letterarie. 
Ma, tranquilli: niente, spoiler, qui, perché il finale è ... tutto da scoprire. 
Bennett, del resto, oltre che scrittore, è drammaturgosceneggiatore e attore britannico e ci rimanda, col suo scrivere, una Elisabetta fenomenale, nelle cui azioni realtà e finzione si mescolano. Il risultato? Credibile (anzi, auspicabile: chi non vorrebbe una regina così?) e affascinante. E molto, molto, divertente. 

martedì 12 aprile 2016

Dodgy Dave



Labour MP Dennis Skinner has been suspended from Parliament for the day for calling the Prime Minister "dodgy Dave". He was speaking in the Commons after David Cameron went there to defend his own financial affairs in the wake of the so-called Panama Papers scandal. The Commons Speaker John Bercow asked Dennis Skinner to withdraw his use of the term "dodgy" but the MP repeated the word - forcing Mr Bercow to eject him from the Commons.

Dennis Skinner - parlamentare britannico delle file dei Labour - è stato sospeso dalla Camera dei Comuni per aver definito il primo ministro Cameron "dodgy Dave", qualcosa di simile a "losco". Il tutto è avvenuto nella seduta della Camera dei Comuni dell'11 aprile, nella quale il Primo ministro era intervenuto per difendersi dall'affaire Panama Papers. Lo Speaker John Bercow ha quindi chiesto a Dennis Skinner di ritrattare l'utilizzo della parola ma il parlamentare l'ha ripetuta, causando la sua stessa espulsione dalla House of Commons. 


A mio parere c'è qualcosa di profondamente esilarante - oltre alla cravatta dello Speaker - in questo video della House of Commons. Oltre al fatto in sé, queste immagini ci offrono uno spaccato di quella grande commedia democratica in scena alla House of Parliament inglese, rappresentazione quasi teatrale che solo la democrazia più antica d'Europa può permettersi. 

lunedì 11 aprile 2016

African stories can be better told by african people



Anas Aremeyaw Anas is an award-winning investigative journalist in Ghana, focusing on issues of human rights and corruption. He has become well known for using his anonymity as a tool in his undercover journalistic work. He maintains his anonymity by shielding his face when conducting TV interviews and making public appearances. His latest project is the 2015 documentary film Ghana in the Eyes of God, which dramatically reveals corruption within the Ghanaian judiciary. No fewer than 34 judges have been suspended, pending investigation by the authorities, as a result of the documentary.For further information see the article entitled Ghana’s top undercover journalist masters disguise to expose corruption by Monica Mark in The Guardian.
Anas Aremeyaw Anas è un premiato giornalista investigativo di origini ghanesi, specializzato in storie di corruzione e diritti umani. È diventato famoso per l'uso dell'anonimato nel lavoro d'inchiesta sotto copertura, anonimato che mantiene nascondendo il volto nelle interviste televisive e nelle apparizioni pubbliche. Il suo ultimo progetto è il documentario Ghana in the eyes of God (2015), che denuncia la corruzione nel sistema giudiziario ghanese. In seguito al documentario almeno 34 giudici sono stati sospesi e sottoposti a indagini.