giovedì 26 settembre 2013

#Hashtag




Tutto ha inizio con dei biscotti:

"Hey check it out, I brought you some cookies,", dice Timberlake a Jimmy Fallon.
"Hashtag #homemade, hashtag #oatmealraisin, hashtag #showmethecookie."

Perché, oramai si sa, per tutto c’è un hashtag. 

lunedì 23 settembre 2013

La Cancelliera venuta dall'Est


Angela Merkel festeggia i risultati delle elezioni federali del 22 settembre 2013

Trionfa Angela Merkel, l’imperscrutabile cancelliera venuta dall’Est. Amata, temuta, criticata e osannata, negli anni si è imposta – in patria come nella scena internazionale – con uno stile tutto suo. Ce lo racconta bene, questo stile, Ubaldo Villani-Lubelli, ricercatore esperto di politica e cultura tedesche, in Enigma #merkel (GoWare) godibile e dettagliato e-book, più che mai utile per comprendere il profilo umano e politico della Cancelliera. Dell’infanzia e della gioventù di Angela Kasner (questo il suo nome di battesimo) qualcosa (non molto) si sa, e Villani-Lubelli approfondisce prendendo a riferimento testi e biografie in lingua tedesca. Figlia di un pastore luterano che alla metà degli anni cinquanta decide, volontariamente, di trasferirsi nella Germania comunista per fondare un seminario, è una ragazza brillante. Dall’interesse per la fisica (Angela si dedica alla ricerca universitaria ed è molto stimata in ambito accademico) a quello per la politica, il passo è breve. Aderisce a Demokratischer Aufbruch, Risveglio Democratico (movimento di opposizione costituitosi subito dopo la caduta del Muro e ispirato ai cristiano-democratici della Germania occidentale). «Diventa, così – scrive Villani-Lubelli – protagonista silenziosa della riunificazione e si fa apprezzare da quello che sarà il suo mentore: Helmuth Kohl». Angela entra in politica e la politica entra nella sua vita. Dapprima è “Das Mädchen”, giovane promessa sponsorizzata da Kohl, che con il suo volto intende veicolare l’immagine della Germania riunificata e che per due volte la vuole nei suoi governi: prima è ministro per la Famiglia, per le Donne e i Giovani, poi per l’Ambiente e la Sicurezza dei reattori nucleari.
Ma al momento giusto, quando una serie di scandali finanziari travolgono la CDU, lei, Das Mädchen, non esita a rompere il cordone ombelicale con il suo mentore politico e – rottamatrice ante litteram – lo attacca dalle colonne del Frankfurter Allgemeine Zeitung:
«dopo una vita politica così lunga come quella che ha avuto Helmut Kohl, forse è chiedere troppo dimettersi da tutte le cariche, ritirarsi definitivamente dalla politica e lasciare libero il campo ai successori, ai giovani? »
Una scommessa. Una scommessa su se stessa, che Villani-Lubelli descrive come uno dei più delicati passaggi della carriera politica della futura Cancelliera.
Una outsider, a suo modo, dal 2000 alla guida della CDU: prima donna a presiedere un grande partito conservatore e, fino a quel momento, maschilista. E, qualche anno dopo, prima donna – per di più dell’Est – a guidare la Germania. La sua, secondo molti analisti politici, doveva essere solo una leadership di passaggio, una transizione di basso profilo. «Portatrice di una personalità con valori di riferimento almeno in parte in contrasto con le tradizioni dominanti tra i cristiano-democratici (...) Angela, la ragazzina che veniva dall’Est, era protestante, donna e non aveva figli. Una vera rivoluzione silenziosa!», spiega l’autore di Enigma #merkel.
E lei, stratega del compromesso, è in grado di guidare quella Grosse Koalition che ha rimescolato la geografia ideologica del paese, con i cristiano democratici e i socialdemocratici nella maggioranza, i verdi e i liberali all’opposizione. Leader della Germania ma sempre più, parallelamente, anche personaggio dal profilo internazionale, tanto che per Forbes è la donna più autorevole al mondo e il secondo politico più influente dopo Obama. È poi la volta del secondo governo della Cancelliera, quello nato nel 2009. Il terzo mandato da Cancelliera inizia ora, dopo i risultati usciti dalle elezioni federali di ieri, in quella che è stata, non c’è che dire,  una vittoria anche personale. 

venerdì 20 settembre 2013

Final push



Bill de Blasio ha vinto le primarie democratiche e ora - sull'onda di una grande energia - aspetta il voto del 5 novembre con cui New York eleggerà il nuovo sindaco. Sfiderà il repubblicano Joe Lhota.

mercoledì 18 settembre 2013

La Concordia e il falso happy ending

La Costa Concordia torna in posizione verticale, e - con essa - l'orgoglio degli italiani, che - dimentichi della tragedia di meno di un anno fa - hanno seguito l'operazione come ennesimo divertissement. Peccato che manovre azzardate come il fatale "inchino" all'isola del Giglio avvengono ancora e nessuna delle compagnie sembra aver preso coscienza della loro tragica pericolosità, oltre che del cattivo gusto e della mancanza di rispetto per il patrimonio naturalistico ed artistico del nostro paese che esse comportano.

Questo un video realizzato la scorsa estate a Venezia (dunque dopo il naufragio della Costa concordia):

Come potete vedere, la manovra della nave avviene a circa 20 metri da Riva Sette martiri, a pochi passi da Piazza San Marco.

Un altro video, del 2012:


Guarda anche:

Se la nave (italiana) diventa metafora della crisi (europea e americana)
Keep calm

lunedì 16 settembre 2013

Get stuffed!

Settembre 2013, dibattito alla London Assembly. Secondo il Sindaco della capitale inglese, Boris Johnson, occorre agire nella prevenzione degli incendi, mentre il labour Andrew Dismore denuncia i tagli ai servizi connessi ai vigili del fuoco. Spazientito, Johnson esclama "Get stuffed!", espressione non proprio polite, salvo poi scusarsi con un "it just popped out". Sarà, ma a fronte di certo modo di esprimersi dei politici nostrani, questi siparietti british sono divertentissimi. Esterofilia? Forse. Il link del Telegraph da cui ho preso la notizia

giovedì 12 settembre 2013

Verso le elezioni europee (ma lo spot non convince)



Al via la campagna elettorale del Parlamento europeo, in vista delle elezioni in programma per il 22-25 maggio 2014. Ecco il primo spot, pubblicato su YouTube in tutte le lingue ufficiali dell'Unione. Ma proprio quando servirebbe uno sforzo aggiuntivo per comunicare l'Europa e per recuperare la fiducia dei cittadini, si decide di tagliare i costi della campagna: 16 milioni di euro (rapportato alla popolazione del vecchio continente, si tratta di 3 centesimi pro capite), la metà di quanto speso nel 2009.
Tre le parole chiave ("Agire, reagire e decidere") e tre le fasi dell'azione informativa: tra settembre e ottobre verrà comunicato l'imminente appuntamento elettorale; da ottobre a febbraio verranno affrontate cinque tematiche prescelte e considerate di centrale importanza (occupazione, economia, qualità della vita, denaro ed Europa nel mondo). L'ultima fase - quella che ci accompagnerà alle urne dell'unica istituzione europea ad elezione diretta - rappresenterà la vera e propria campagna elettorale, con nomi e volti dei candidati.

lunedì 9 settembre 2013

Io la conoscevo bene, in una domenica pomeriggio

Stefania Sandrelli è Adriana nel film di Antonio Pietrangeli "Io la conoscevo bene"


















Capita – in una domenica di fine estate, mentre insegui quell'ozio tutto estivo, ormai accarezzato da un’atmosfera che annuncia un’altra stagione – che Rai 3 mandi in onda un film di quelli in bianco e nero. Di quelli che, complice una colonna sonora cui fai subito l’abitudine, catturano. Ma a catturare, sono, ancor di più, gli occhi di Stefania Sandrelli, superba protagonista in “Io la conoscevo bene”. Per la regia di Antonio Pietrangeli, sceneggiato assieme a Ruggero Maccari ed Ettore Scola, il film è del 1965. E di quegli anni, di quell’Italia del boom, racconta molto.

Adriana è una giovane provinciale, bella e ingenua, semplice ma al contempo inconsapevolmente sofisticata che lascia, non priva di sensi di colpa, la famiglia contadina nel pistoiese e emigra a Roma, inseguendo un futuro da attrice. O, mal che vada, di comparsa per la pubblicità.
Un piccolo appartamento, un giradischi ed uno specchio sono il suo trampolino verso il mondo. Domestica, cameriera, maschera in un cinema, cambia diversi lavori, fino a quando non incontra un agente che le promette Cinecittà ma le rimedia solo qualche defilè in un teatro di provincia. O poco più.
Da una festa all’altra, da un uomo all’altro, la vita di Adriana è fatta di avventure di una notte e di sogni infranti. C’è Dario, che le lascia il conto da pagare in albergo; il borghese Carlo, di cui lei si invaghisce, che però è innamorato di un'altra; ci sono anche uno scrittore e il garagista del suo stabile. Ma tutti, uno dietro all’altro volano via, svaniscono, né più né meno come i sogni di successo di Adriana. Che disarmata di fronte a tanto vuoto, ballato l’ultimo ballo e suonato l’ultimo disco, si lascia cadere dal balcone del suo monolocale.

Il film è graffiante e schietto, descrivendo senza filtri l’Italia del boom e certa fauna – fatta di profittatori e ruffiani – che popola gli ambienti cinematografici e pubblicitari. Un’Italia ancora provinciale, che vuole affacciarsi a tutti i costi alla bella vita.

Non c’è una vera e propria trama, e le vicende di Adriana – come quelle del Jep Gambardella de La Grande Bellezza, un altro affresco, recente, di un paese pronto a tutto – si susseguono una dietro all’altra, trasmettendo sempre più lo spaesamento di una giovane. Vittima e carnefice di se stessa, sconfitta – in un destino beffardo – dalla crudele trasposizione nel reale dei propri sogni.


Io la conoscevo bene” (Italia/Francia/RFT 1965, bianco e nero, 115m); regia: Antonio Pietrangeli; produzione: Turi Vasile per Ultra/Les Film du Siècle/Roxy; sceneggiatura: Ruggero Maccari, Antonio Pietrangeli, Ettore Scola; fotografia: Armando Nannuzzi; montaggio: Franco Fraticelli; scenografia e costumi: Maurizio Chiari; musica: Piero Piccioni.

Con – tra gli altri – Stefania Sandrelli, Nino Manfredi, Ugo Tognazzi, Enrico Maria Salerno.  

sabato 7 settembre 2013

La Grande Mela al voto/2

Bill Thompson e lo skyline John Catsimatidis
Il discorso di John Liu
Il Discorso di Erick Salgado (strano a dirsi, ma nel suo sito non esiste una advert video...)


William Thompson, 59 anni, democratico (web),
di origini caraibiche, è l'ex nyc comptroller ed è il candidato sconfitto - per 5 punti % - dell'attuale sindaco Bloomberg nella corsa del 2009. Ha stretto alleanza (elettorale) con la comunità degli ebrei ortodossi, vive ad Harlem ed intende assumere 2000 nuovi poliziotti. Molto attento ai bisogni della scuola pubblica (nella bio si definisce "a product of New York City's public schools", la madre era insegnante, così come lo è la figlia). 

John Catsimatidis, 64 anni, repubblicano (web),
è il ricchissimo proprietario della catena di negozi di alimentari Gristedes. Nasce nell'isola greca Nysiros per poi emigrare a New York con la famiglia. Da Harlem alla Fifth Avenue, il passo è breve. Nella corsa per la poltrona di sindaco, punta tutto sui latinos, ma anche su quegli immigrati europei, che si riconoscono nella sua biografia.

John Liu, 46 anni, democratico (web)
è arrivato a New York inseguendo l'America dream. Originario del Taiwan, è l'attuale NYC comptroller (una sorta di supervisore delle finanze dei vari dipartimenti cittadini). Pare sia lo stakanovista delle primarie, capace di presenziare anche 15 eventi al giorno. La sua campagna punta al voto etnico: non solo, come è ovvio, a quello asiatico ma anche a quello nero e a quello musulmano (ogni venerdì visita una moschea). La sua proposta più coraggiosa: l'innalzamento del salario minimo.

Erick Salgado, 42 anni, democratico (web),
reverendo originario portoricano, rappresenta la comunità - in continua crescita - degli evangelical Hispanics. In una continua mescolanza di fede e politica, può contare su una qualche base, ma la sua candidatura non muove grandi numeri (né grandi cifre) e non è appealing per i distretti liberal e ricchi.

giovedì 5 settembre 2013

La Grande Mela al voto


Uno dei video della campagna di Christine C. Quinn L'endorsement di Rudy Giuliani per Joseph J. Lhota.
Il video promozionale di Bill de Blasio


NYC va alle urne. Dopo i tre mandati dell’attuale sindaco Michael Bloomberg, la Grande Mela vota un nuovo Mayor. Il 10 settembre si terranno le primarie (se nessuno, tra i dodici candidati, otterrà più del 40 per cento dei voti, i primi due si giocheranno la candidatura in un ballottaggio il primo ottobre), mentre il voto è fissato per il 5 novembre.  

Ma chi sono i pretendenti alla poltrona più importante della più progressista e cosmopolita città degli USA (che, però, ha espresso prevalentemente sindaci repubblicani)?

Oggi ne conosciamo tre. 

Christine C. Quinn (web), democratica,
ha 46 anni ed è la presidente del Consiglio comunale, di fatto la figura istituzionale più importante in città dopo Bloomberg. È lesbica e si batte per i diritti civili, puntando in particolare al voto delle donne e della comunità gay. I suoi temi? La casa – ha proposto la costruzione di  80,000 nuove unità abitative per l e fasce deboli della popolazione – e la sanità.

Joseph J. Lhota (web), 58 anni, repubblicano,
è stato alla guida della azienda dei trasporti di New York. Vicino a Rudy Giuliani, è considerato il favorito alle primarie, ma forse è un po’ troppo di destra per attirare elettori moderati e centristi alle elezioni di novembre (New York, infatti, ha sempre optato per repubblicani censtristi).


Bill de Blasio (web), 51 anni, democratico,
è attualmente il difensore civico di New York. La sua campagna si basa su una forte critica di quanto realizzato nell’era Bloomberg. Con le sue origini italiane e con quelle caraibiche della moglie (sul suo sito ufficiale le dedica grande spazio), punta agli ethnic voters, anche se la presenza nella corsa di un candidato asiatico e di uno afroamericano rende più complicata la sfida. 



mercoledì 4 settembre 2013

Cartoon



Cartoni animati destinati ad un pubblico adulto per raccontare i  vantaggi della liberalizzazione delle droghe e della depenalizzazione dei reati di lieve entità connessi al consumo delle sostanza stupefacenti. È quanto si è inventato il comitato referendario dei Radicali italiani, in vista delle ultime settimane di raccolta firme. 
Un tema che fa ancora molto discutere. 

E voi, che ne pensate? 


lunedì 2 settembre 2013

Merkiavelli


Angela Merkel

«È meglio essere amato che temuto, o ‘l converso?. Rispondesi, che si vorrebbe essere l'uno e l'altro; ma, perché elli è difficile accozzarli insieme, è molto più sicuro essere temuto che amato, quando si abbia a mancare dell'uno de' dua».
Così ragionava – nel lontano 1513 – Nicolò Machiavelli ne “il Principe”, sofisticato trattato di teoria politica, che ha fatto storia nel suo genere e non solo (finendo, spesso, per essere più chiacchierato che letto, porgendo il fianco ad interpretazioni forzate e contrapposte).
A riportare all’attualità questo passaggio è il sociologo e scrittore tedesco Ulrich Beck che, dalle pagine di Repubblica, commenta le imminenti elezioni tedesche e tratteggia il ruolo della Cancelliera Angela Merkel, alle soglie di quella che ha tutta l’aria di essere una sua riconferma alla guida del paese. Se, infatti, con la crisi dell’Euro molti dei governi europei in carica hanno perso rovinosamente le elezioni, opposta sembra essere la tendenza della politica tedesca. «I tedeschi adorano angela Merkel – spiega Beck – innanzitutto perché pretende pochissimo da loro. E poi perché sta mettendo in pratica un nuovo stile di potere politico: il merkiavellismo». Di che cosa si tratta, esattamente? Parafrasando le parole de “Il principe”, il sociologo vede nell’agire politico della Cancelliera una applicazione selettiva e asimmetrica del principio machiavelliano, per cui la Merkel punterebbe ad essere temuta fuori dai confini tedeschi e amata all’interno di essi. «Neoliberismo brutale – puntaulizza – per il mondo esterno, concertazione con una spruzzata di socialdemocrazia in casa: questa è la formula del successo che ha sistematicamente consentito a Merkiavelli di espandere il suo potere e quello della Germania». A fronte di questo delicato equilibrismo, il dibattito che sta accompagnando i cittadini alle urne è poco europeo e molto concentrato sulla politica interna, mentre su Euro ed europa sembra reggere un tacito consenso, anche grazie ad una “opposizione che non si oppone” («i due partiti di opposizione, socialdemocratici e verdi, contestano i piani di austerity della cancelliere su alcuni dettagli, ma in parlamento hanno sempre votato con lei»). Se quindi il progetto europeo, è – per ora – il convitato di pietra delle elezioni tedesche, c’è da scommettere che, all’indomani della chiusura delle urne, diventerà il nodo principale da sciogliere. E la Germania non potrà tirarsi indietro.

da La pericolosa solitudine di Angela Merkiavelli
articolo di Ulrich Beck, 
la Repubblica, 31 agosto 2013