mercoledì 27 marzo 2013

Vintage Easter Egg Roll


Easter Egg Roll 1898
Easter Egg Roll 1901
Easter Egg Roll 1920s
Easter Egg Roll 1922
  
Easter Egg Roll 1923

Easter Egg Roll 1939


Easter Egg Roll 1982

Easter Egg Roll




Non c’è Pasqua, alla Casa Bianca, senza il tradizionale Easter Egg Roll. Il gioco è semplice e come tutte le cose semplici è duraturo: dal 1878 i Presidenti americani – assieme alle loro famiglie – celebrano il Lunedì dell’Angelo con questo evento un po’ speciale, che consiste nel far rotolare, con l’aiuto di un cucchiaio dal lungo manico, le uova (opportunamente decorate) sul tappeto erboso nel lato ovest della residenza presidenziale. Vince chi riesce a far compiere alle uova più a lungo. Senza romperle, ça va sans dire. In origine il gioco si svolgeva nel giardino del Capitol Hill, prima di essere proibito da un Atto del Congresso. Ma le tradizioni, si sa, sono dure a morire ed è così che – grazie al Presidente Hayes – nel 1878 il gioco si trasferì al cortile della White House. Altri ritengono sia stata la First Lady Dolley Madison – agli inizi dell’800 – ad avviare la tradizione, mentre alcuni parlano di informali Egg Roll risalenti addirittura all’epoca dell’amministrazione Lincoln. Oggi l’Egg Roll si è trasformato in una vera e propria kermesse con animazioni varie, giochi, racconti di fiabe, ma anche attività sportive e corsi di cucina legati alla campagna Let’s Move! della First Leader Michelle Obama. 

 

martedì 26 marzo 2013

Pirati all'attacco

Beppe Grillo, leader del M5S e Bernd Schlomer leader del Partito Pirata tedesco

Critiche (molte) e apprezzamenti (pochi). Sembra essere questa la migliore sintesi dell’approccio con il quale Bernd Schlömer, leader del Partito Pirata tedesco, valuta il Movimento5stelle, Grillo, Casaleggio e compagnia bella. L’opinione non è di poco conto, anche perché sono in molti ad individuare delle similitudini tra il Movimento5Stelle e il Partito Pirata Tedesco. Similitudini che, a ben guardare, non sono più delle differenze tra i due movimenti (in termini di gestione della partecipazione, di atteggiamento della leadership e di collocazione nell’alveo di un movimento transnazionale).
Proprio la centralizzazione verticistica del processo decisionale del M5S suscita in Schlömer valutazioni non proprio positive: «Grillo dovrebbe far scegliere al Movimento. Non capisco come una persona che non è stata eletta possa decidere su ciò che farà il Parlamento” – dice a La Stampa a proposito della strategia delle alleanze necessarie alla creazione di un governo. «Non ho trovato divertenti alcune sue esternazioni sull’immigrazione e nemmeno l’apertura a frange di estrema destra – aggiunge il Schlömer richiesto di un’opinione più generale. «Per quanto riguarda Casaleggio, trovo che il controllo sull’opinione pubblica che egli esercita attraverso il web sia inappropriato per il leader di un partito democratico». Critiche, dunque. Ed un consiglio: «credo che dovrebbe ascoltare di più le voci all’interno del movimento e, anziché dirigere un fan club, trovare alternative ai partiti senza perdere di vista la democrazia. Le riunioni segrete poi non le comprendo».
E a proposito di Liquid Feedbacksoftware open source utilizzato dal Piratenpartei  e studiato per promuovere la formazione di opinioni condivise all’interno della comunità – il leader tedesco ne sottolinea l’uso parziale da parte del M5S: «ho letto il programma del partito di Beppe Grillo, sembra interessante. Ma è stato scritto davvero dagli attivisti? Come si fa a credere che non sia solo un pezzo di carta. So di alcuni gruppi locali che per gestire i loro processi decisionali utilizzano il Liquid Feedback. Mi chiedo allora perché non sia stato fatto lo stesso per il programma nazionale»

Sullo stesso argomento, leggi: Gemelli (molto) diversi

venerdì 22 marzo 2013

Goodbye Television Centre


Era un po' la fabbrica dei sogni, la casa - reale e simbolica - della televisione inglese, iconica, eccentirca. Più che un edificio. Dopo 53 anni il BBC Television Centre di Londra chiude la sue porte. Le riapre, invece, la vecchia sede del 1932, l'edificio art dèco, al centro della capitale inglese. 

giovedì 21 marzo 2013

Tra vecchia e nuova politica: l'analisi del voto






















Ecco, per punti, alcune delle principali considerazioni emerse nel corso del fecondo (e partecipatissimo) seminario “Elezioni 2013: tra vecchia e nuova politica”, ospitato dalla Facoltà di scienze politiche dell'Università di Perugia. Relatori, Alessandro Campi, Roberto Segatori, Giovanni Belardelli, Bruno Bracalente, Paolo Mancini.
Note assolutamente semplificate, nondimeno utili spunti per significative riflessioni.
·      L’elemento caratterizzante di questa tornata elettorale è stata la forte “mobilità del voto”: quasi il 50% dei votanti ha cambiato la destinazione del proprio voto. 
·      Il movimento 5 stelle ha riportato nelle urne quegli elettori che – pur essendo attivi sul mercato elettorale – sceglievano l’astensione come messaggio di protesta.
·      Nel corso della campagna elettorale, tre eventi hanno avuto conseguenze nell’orientamento del voto (conseguenze rilevate mediante sondaggi via web sulle intenzioni di voto): 1) la partecipazione di Silvio Berlusconi alla trasmissione di Michele Santoro “Servizio pubblico”, alla quale ha corrisposto non tanto un aumento della curva di gradimento del Pdl, quanto un calo di quella del Pd; 2) la vicenda Monte dei paschi di Siena, a seguito della quale vola il M5S; 3) la conferenza stampa di Silvio Berlusconi, nel corso della quale viene lanciata la parola d’ordine dell’“abolizione dell’Imu”.
·      Voto e Geografia: il Pdl vince soprattutto al sud, dove invece il Pd è debole. Il movimento 5 stelle vanta una distribuzione omogenea a livello nazionale, con forte presenza al centro, nelle regioni tradizionalmente appannaggio della sinistra.
·      Voto ed età: mentre l’elettorato del Pd è in assoluto il più vecchio, seguito da quello del Pdl (che si attesta, in media, attorno alla mezza età), M5S e Scelta civica di Monti sono le forze che catalizzano il voto dei più giovani, rappresentando i due elementi di “novità” del quadro politico.
·      Con riferimento alla composizione dell’elettorato per titolo di studio il Pd è – semplificando – il partito votato dai laureati, così come Scelta civica. L’elettorato del Pdl si attesta invece ad un livello istruzione medio basso, similmente al M5S, votato da elettori tra i quali prevale la licenza media.
·      Come si distribuisce il voto con riferimento alle professioni e alla collocazione lavorativa? Scelta civica prende voti da prevalentemente da lavoratori del settore privato, mentre il Pd pesca dal settore pubblico, configurandosi come partito degli elettori del settore pubblico. Più nel dettaglio il Pd è votato da quadri dirigenti (qualcuno lo definisce partito dei dirigenti) e insegnati, il M5S dagli operai e dagli artigiani, il Pdl da operai, commercianti, partite IVA, artigiani e casalinghe. Paradossalmente, si verifica che la componente operaia venga più rappresentata dal Pdl e dal M5S che dal Pd, che – per tradizione storico-politica – dovrebbe invece detenere il primato in questo senso. Inoltre, combinando età e posizione lavorativa, viene fuori che il Pd è il partito dei garantiti, il M5S dei non garantiti, ossia coloro in cerca del primo lavoro.
·      Quale è il rapporto tra comunicazione e scelta politica? Dalle ricerche emerge che tra utenti di Tg3 e La7 prevale il voto a sinistra, tra gli utenti delle reti Mediaset prevale il voto orientato a destra. Il voto al M5S viene da un elettorato che consuma essenzialmente canale 5 e Studio aperto (anche qui, dunque, torna il tema di una possibile sovrapponibilità tra l’elettorato M5S e quello Pdl).
·      Per poter parlare di populismo occorrono 3 elementi: a) un credo, un mito, una voice contro i professionisti della politica; b) una leadership che catalizza e cavalca le pulsioni; c) una porzione di popolazione che si sente spiazzata dalle dinamiche in corso e priva di rappresentanza. In questo senso il movimento di Grillo è configurabile come movimento populista.
·      Il principale rischio di una forza populista è quello del prevalere della parte destruens su quella construens. In altri termini, il movimento populista dà la spallata ma non elabora soluzioni complesse.  
·      Per altri, invece, la categoria del populismo sarebbe non più applicabile, in quanto obsoleta dal momento che si applicava quando c'erano i partiti di massa intesi in senso tradizionale. Il M5S sarebbe dunque un fenomeno nuovo non interpretabile con vecchi schemi interpretativi.
·      Il M5S ha scardinato la cosiddetta terrritorializzazione del voto, ossia il legame stretto del voto con il territorio: Grillo ha ottenuto un consenso omogeneo a livello nazionale, uscendo dalle zone nelle quali era già presente. Ha rotto, così, le tradizionali distribuzioni territoriali del voto: Lega al nord; Pd in Italia centrale, Pdl al sud (caso macroscopico: la Sicilia, tradizionalmente granaio del PDL).
·      M5S è un movimento che concretizza la possibilità di una realtà che si pone oltre le categorie della destra e della sinistra, le trascende raccogliendo in sé istanze radicali tendenzialmente di sinistra e un leaderismo tendenzialmente di dx. Anche spazialmente e simbolicamente i grillino si sono collocati in alto nell’emiciclo.
·      Lo stile politico del M5S è composto da una spiccata caratterizzazione verticistica, da un forte elemento carismatico e da una marcata venatura anti-politica e anti-sistema, che ricorda il Silvio Berlusconi prima maniera, intercettando ansia radicale di cambiamento. Si colloca inoltre in un continuum di stagione di movimenti sta tesa al rinnovamento, cominciata con il movimento referendario di Mario Segni.
· Questo voto conferma l’incomunicabilità tra i due poli in termini di elettorato.  Ciò significa che non si realizza trasferimento di voti tra blocco centro-sinistra e blocco centro-destra, aspetto che testimonia le difficoltà del "bipolarismo all’italiana".


I dati citati sono l’esito di due ricerche, una condotta dall’Aur (Agenzia Umbria Ricerche) e coordinata dal Prof. Bracalente; l’altra condotta dal Prof. Paolo Mancini insieme ai dott.ri Marco Mazzoni, Giovanni Barbieri e Alessio Cornia. 



mercoledì 20 marzo 2013

E sono dieci


Kuwait: i preparativi dei Marines americani all'ordine di attraversare il confine iracheno, 20 marzo 2003 - CNN
Washington: le prime pagine dei giornali - CNN
Fumo e fiamme si alzano da Baghdad dopo un massiccio attacco aereo, 21 marzo 2003 - CNN
Marines camminano sullo sfondo del panorama desolato di Nasiryah, 26 marzo 2003




Maggio 2009, il corpo di un militare statunitense viene trasportato
Le tombe di un cimitero costruito in un campo di calcio, Falluja, maggio 2004 - CNN
Al cimitero Nazionale di Arlington (Washington), maggio 2007
 Un tecnico al lavoro nella fabbrica di protesi di Baghdad, dicembre 2011 - CNN
Narwan, Luglio 2008
Approfondisci su:

giovedì 14 marzo 2013

Buonasera


Forse il senso della giornata storica di ieri sta in una parola. In quel “Buonasera”, così umile, pronunciato con quella voce morbida e accogliente.
Primo Papa latino americano. Primo outsider, che viene dalla “fine del mondo”, come l’ha definita lui con bonario sarcasmo. Usa il “noi” di fronte alla piazza stracolma, un noi che sa di collegialità, pluralità e condivisione. Lontano dalla Curia – nonostante le alte credenziali al Conclave – e votato più all’azione che alla dottrina. Conservatore in senso strettamente teologico, ma progressista nelle maniere, nei modi e nelle intenzioni. 
Primo a chiamarsi Francesco. Primo a scegliere un nome tanto denso di significato, di un significato universale, impregnato di valori inclusivi e profondamente umani, che travalicano – non me ne vogliate – i confini della fede. Per chi vive in Umbria, poi, quel nome è così evocativo, quasi intimo e familiare, perché sperimentato costantemente nei luoghi che furono del Santo.
Colpisce, poi, la dichiarazione di Barack Obama, che – nel salutare l’avvento del nuovo Pontefice – ha usato un termine che è tutto un programma: “Americas”. Riferendosi alle Americhe, tutte. «In qualità di primo Pontefice latino americano – ha dichiarato Obama – la sua elezione testimonia la forza e la vitalità di una regione che sta esercitando sempre maggiore influenza nel nostro pianeta, e insieme a milioni di americani ispanici, noi statunitensi condividiamo la gioia di questa giornata storica». Perché, l’altra bella notizia, dunque, è che l’America latina non è più il cortile di casa degli Stati Uniti. E sempre meno lo sarà, anche grazie a questo Papa. 

venerdì 8 marzo 2013

Analisi di una sconfitta. O di una "non vittoria".



Se l'attuale situazione politica vi ottunde la mente, se lo scenario della rappresentanza di questo paese vi lascia sgomenti e disorientati, be', non resta che mettersi comodi e gustarsi l'ultimo video di Diego Bianchi. As usual, illuminante.

giovedì 7 marzo 2013

Parole, parole, parole



Sembra impossibile, ma non lo è. E sembra illegale, ma non lo è. Stiamo parlando del filibustering, pratica in uso nel Senato degli Stati Uniti allo scopo (esplicito) di esercitare ostruzionismo rispetto ad una determinata votazione. Come? Parlando. Parlando senza sosta. L'escamotage si basa sull'assenza di limiti agli interventi dei singoli senatori. Ed è così che Rand Paul - senatore del Kentucky, repubblicano ed esponente del Tea Party - ha parlato ininterrottamente per 13 ore - da mezzogiorno di mercoledì alle 12.39 di giovedì - pur di far saltare la votazione sulla conferma di Brennan a capo della CIA. Il Senato, infatti, è stato costretto a riaggiornare la seduta.
Il suo intervento ha avuto come main issue la questione dell'utilizzo dei droni da parte dell'amministrazione Obama.
In questi casi, l'ostruzionismo può essere superato solo con una mozione, che deve però essere votata a maggioranza qualificata. 
Nonostante la maratona, Paul non ha raggiunto quello che rimane il recordman in fatto di ostruzionismo: Strom Thurmond, la cui impresa, nel 1957, durò più di 24 ore.
Il video che posto vi fa vedere i minuti finali dell'impresa. 

mercoledì 6 marzo 2013

Tutti i murales del Presidente

Raul Arboleda/AFP


Raul Arboleda / AFP
Jorge Silva, Reuters




Raul Arboleda/AFP
Ariana Cubillos

I murales rappresentano da sempre una forma espressiva molto in voga in America latina, e contribuisco, non poco, alla idealizzazione della persona, dell’uomo politico che si fa mito, simbolo ed emblema. Spesso hanno assunto il valore di vera e propria arte, riconosciuta a livello internazionale. Si pensi, solo per fare un esempio tra i più significativi, alle opere di Diego Rivera nel Messico degli anni Venti del Novecento, quando, sulla scia della rivoluzione, gli artisti riscoprono il valore sociale dell'arte e le sue potenzialità comunicative.
Visibile e di grande impatto, la pittura murale intende agire da supporto al rinnovamento politico e morale del paese e della società cui si rivolge, alla diffusione di idee democratiche ed egualitarie, in definitiva alla creazione di un nuovo Stato. Gli interlocutori? Le masse popolari, la classe rurale e contadina, in grado - indipendentemente dal livello culturale - di empatizzare emotivamente con le scene ritratte. Spesso non descrittive e realistiche: molti dei murales sono percorsi da una tensione espressionista o visionaria, evidente nella deformazione dei tratti fisici, nell'uso di colori forti e stridenti, nelle associazioni impreviste.
Spesso difficile, se non inesistente, la distinzione con il graffitismo, fenomeno sorto spontaneamente, a partire dagli anni ‘70, nei quartieri disagiati di grandi metropoli come New York, portatore di un linguaggio grafico notevolmente complesso giocato, nella sua forma più ortodossa, sull'elaborazione della propria firma in gigantesche scritte dai colori squillanti impresse illegalmente sui muri.  

martedì 5 marzo 2013

Good news



La bambina oggi ha due anni e mezzo, vive in America e sembra essere guarita dal virus dell’HIV. Pur prendendola con tutte le cautele del caso, la notizia è bella, bellissima. La piccola ha ricevuto un trattamento aggressivo di retrovirali nelle primissime ore di vita e non ha ricevuto farmaci nell'ultimo anno e, ad oggi, non ha manifestato alcuna recrudescenza del virus.
«Questa notizia ci dà una grande speranza in merito alle possibilità di cura del’HIV sui bambini e ci avvicina ancora di più all’obiettivo di quella che potremmo definire come “AIDS-free generation”», ha dichiarato Michel Sidibé direttore esecutivo del Joint United Nations Programme on HIV/AIDS (UNAIDS). «Sottolinea anche la necessità della ricerca e dell’innovazione, specialmente nell’area della diagnosi precoce». 

Vai al sito UNAIDS

lunedì 4 marzo 2013

Capelli selvaggi

Gianni Cipriano for The New York Times

«Un populista dai capelli selvaggi, dalla voce tuonante e con la camicia fuori dai pantaloni, tiene in mano il destino dell’Italia e – in certa misura – dell’Europa».
Inizia così l’articolo del New York Times, tutto dedicato all’Italia, in generale, e a Beppe Grillo, in particolare. In piena homepage e con tanto di foto del leader del Movimento 5 Stelle. «Dopo aver conquistato un quarto dei voti alle urne – spiegano Liz Alderman ed Elisabetta Povoledo – ha gettato la politica italiana in una impasse». «Grillo rappresenta un nuovo genere di uomo politico nato tra le fiamme della lunga crisi economica. Come Alexis Tsipras, il giovane che in Grecia ha guidato l’ondata anti-austerità, o Yair Lapid, che ha cavalcato il malcontento per la disuguaglianza sociale in Israele». E ne abbozzano una succinta bio: «nel corso degli anni, ha raccolto grande seguito dopo essere stato escluso dalla televisione italiana negli anni ’80 a causa del suo prendersi gioco dei politici corrotti. Con un background in materia di contabilità, ha anche saputo cavalcare gli scandali derivanti dalla cattiva gestione di alcune aziende, tra cui l'impero del latte Parmalat, Telecom Italia e la banca Monte dei Paschi di Siena». Arrivano presto al dunque, al discrimine che rende Grillo – tuttora – un personaggio unico nel panorama politico italiano: «il suo più grande vantaggio, tuttavia, è l’aver saputo sfruttare il potere dei mezzi di comunicazione, di Internet e dei social network per diffondere il suo messaggio. A partire dal 2005, quando ha avviato il suo Blog politico».
«Poco più di tre anni fa, ha poi formato il suo Movimento Cinque Stelle, sulla base di un manifesto volto a migliorare i servizi pubblici (acqua, trasporti, sviluppo, connessione a Internet) e a tutelare l'ambiente». Da lì, un crescendo in termini di popolarità, come dimostrato dal caso Sicilia, dove il M5S non ha solo guadagnato un ampio successo in termini elettorali, ma sta ottenendo ottimi feedback sul piano legislativo. «Ma muoversi nella vasca degli squali romana– avvertono Povoledo e Aldreman – richiede un approccio diverso». Le proposte, ci sono, in capo a tutte il «cosiddetto salario di cittadinanza, una sorta di assicurazione contro la disoccupazione per le fasce più deboli. Interventi, questi, da finanziare attraverso il taglio degli sprechi e delle spese politiche e la lotta alla corruzione. Ulteriori risparmi verrebbero poi dal ritiro delle forze italiane dall'Afghanistan, dal tetto delle pensioni di stato a 5.000 euro al mese e dal ribaltamento condoni fiscali».
Insomma, da fuori ci guardano (piuttosto) incuriositi, ma anche (molto) spaventati. «Si sono riaccesi i timori che l’Italia possa tornare al centro della crisi dell’Euro, cui Grillo addossa gran parte delle colpe del peggioramento delle condizioni di vita degli italiani. Ha chiesto un referendum sulla permanenza dell’Italia nella zona Euro e sostiene che lo spread non sia altro che un’allucinazione». A chiudere il pezzo, una dichiarazione del Governatore siciliano Crocetta: «per Grillo è giunto il momento di scegliere se continuare ad essere il pifferaio magico di un movimento di protesta fine a se stesso, o assumere le responsabilità istituzionali, per le quali ha chiesto ai cittadini un mandato. Deve mostrare agli elettori se intende aiutare il paese, o condurlo nel caos». 

Vai all'articolo del New York Times

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Guarda: Il Grillo prepolitico