mercoledì 10 giugno 2015

10 giugno 1940



"Combattenti di terra, di mare e dell'aria! Camicie nere della rivoluzione e delle legioni Uomini e donne d'Italia, dell'Impero e del regno di Albania. Ascoltate! Un'ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. L'ora delle decisioni irrevocabili. La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e Francia. Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell'Occidente, che, in ogni tempo, hanno ostacolato la marcia e spesso insidiato l'esistenza medesima del popolo italiano. (...) La nostra coscienza è assolutamente tranquilla Con voi il mondo intero è testimone che l'Italia del Littorio ha fatto quanto era umanamente possibile per evitare la tormenta che sconvolge l'Europa ma tutto fu vano.
Bastava rivedere i trattati per adeguarli alle mutevoli esigenze della vita delle nazioni e non considerarli intangibili per l'eternità; bastava non iniziare la stolta politica delle garanzie, che si è palesata soprattutto micidiale per coloro che le hanno accettate; bastava non respingere la proposta che il Fuhrer fece finita la campagna di Polonia. Oramai tutto ciò appartiene al passato. Se noi oggi siamo decisi ad affrontare i rischi ed i sacrifici di una guerra, gli è che l'onore, gli interessi, l'avvenire ferreamente lo impongono, poiché un grande popolo è veramente tale se considera sacri i suoi impegni e se non evade dalle prove supreme che determinano il corso della storia.
Noi prendiamo le armi per risolvere, dopo il problema risolto delle nostre frontiere continentali, il problema delle nostre frontiere marittime: noi vogliamo spezzare le catene di ordine territoriale e militare che ci soffocano nel nostro mare, poiché un popolo di quarantacinque milioni di anime non è veramente libero se non ha libero l'accesso all'Oceano.
Questa lotta gigantesca non è che una fase dello sviluppo logico della nostra rivoluzione, è lotta dei popoli poveri e numerosi di braccia contro gli affamatori che detengono ferocemente il monopolio di tutte le ricchezze e di tutto l'oro della terra, è la lotta dei popoli fecondi e giovani contro i popoli israeliti e volgenti al tramonto; è la lotta tra due secoli e due idee. (...)
Italiani!
In una memorabile adunata, quella di Berlino, io dissi che secondo le leggi della morale fascista quando si ha un amico si marcia con lui sino in fondo. Questo abbiamo fatto e faremo con la Germania, col suo popolo, con le sue meravigliose forze armate.
In questa vigilia di un evento di una portata secolare, rivolgiamo il nostro pensiero alla Maestà del Re imperatore, che, come sempre, ha interpretato l'anima della patria. E salutiamo alla voce il Fureher, il Capo della Grande alleata Germania.
L'Italia, proletaria e fascista, è per la terza volta in piedi, forte, fiera e compatta, come non mai.
La parola d'ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti
Essa già trasvola ed accende i cuori dalle Alpi all'Oceano Indiano: vincere! E vinceremo, per dare finalmente un lungo periodo di pace con la giustizia all'Italia, all'Europa, al mondo!
Popolo italiano corri alle armi e dimostra la tua tenacia, il tuo coraggio, il tuo valore!"

10 giugno 1940 con queste scellerate parole Benito Mussolini dichiara l'ingresso dell'Italia nel secondo conflitto mondiale. Quello che avete letto è il testo del discorso di Mussolini da palazzo Venezia, Roma.
(tratto da E. Collotti, La seconda guerra mondiale Loescher, Torino 1973).



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