martedì 23 giugno 2015

La bandiera della discordia

I simboli contano. Eccome, se contano. Lo dimostra quello che sta avvenendo nello Stato nordamericano del Mississippi, dopo il massacro nella chiesa afro di Charleston, ultimo di una serie di episodi che hanno riportato in primo piano la questione razziale (e - precisamente - la questione nera) negli USA. I legislatori del Mississippi, infatti, stanno preparando una legge per rimuovere l'emblema della Confederazione dalla bandiera dello Stato, iniziativa che rientra in una più generale richiesta di rimuovere simboli che possano evocare la schiavitù.


Dylann Roof, sospetto autore del massacro, compare in una serie di scatti proprio reggendo in mano proprio una "Confederate Flag" (vedi foto).

Molti afroamericani percepiscono, a ragione, la bandiera come simbolo dell'odio razziale.
In effetti il vessillo si richiama alla ribellione secessionista degli Stati del Sud che nel 1861 combatterono per quattro anni contro gli Stati del Nord. Le origini della guerra civile, sicuramente economiche, erano anche legate a doppio filo alla questione della schiavitù (gli Stati del Sud combattevano contro il nord del presidente Lincoln, nel quale non si riconoscevano, proprio perché abolizionista).
E nel 1865 - a guerra finita - Lincoln abolì la schiavitù (ma ci volle ancora un secolo - e una lunga marcia - perché i neri potessero conquistare i diritti civili e politici).


Kenny Jones, senatore dello Stato del Mississippi, sta considerando insieme ad altri rappresentanti eletti, di presentare una proposta di legge per modificare la bandiera, disegno di legge da presentare nella prossima sessione di gennaio.



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