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martedì 1 dicembre 2015

Una Rosa rivoluzionaria



Lei è Rosa Parks. In questo video del 1995 è ospite al Larry King Live.
Con una naturalezza incredibile racconta di come cambiò la storia.
Era il 1 dicembre del 1955, Montgomery (Alabama).
Un semplice autobus è il luogo della sua piccola grande rivoluzione: in piena segregazione razziale, scelse di non cedere il proprio posto ad un bianco.
Il suo gesto cambiò la storia dei diritti civili: nei giorni seguenti ci fu il boicottaggio dei mezzi pubblici. Il resto è storia, dalla marcia di Martin Luther King alle leggi sui diritti civili e politici degli anni '60.
Eppure è bene ricordarsi, sempre, della pacata fermezza di questa donna, oggi che ancora gli USA ed altre parti del mondo - più o meno inconsapevolmente - cadono nella tentazione di segregare qualcuno, nei fatti e negli animi.

martedì 27 ottobre 2015

Rileggere un libro: To kill a mockingbird




Jem, Atticus, Scout. Dill, Calpurnia, Boo Ridley, Mrs Maudie.

Alcuni di voi riconosceranno questi nomi, li sentiranno risuonare familiari.

Per chi ha letto "To kill a mockingbird" di Harper Lee (in Italia tradotto - non so perché - "il buio oltre la siepe", invece di "Uccidere un pettirosso") è difficile dimenticarli.
È difficile perché sono personaggi unici, protagonisti di un racconto unico.

Ho letto questo libro numerosi anni fa, tant'è vero che ne posseggo l'edizione scolastica. Ho deciso di leggerlo di nuovo. 

Seguo sempre con grande attenzione la cronaca americana e il prepotente ritorno sulle prime pagine della questione razziale, in particolare, di quella che potrebbe essere definita la "questione nera", mi ha turbato.
Il passato che non passa, quello della (dis)uguaglianza tra neri e bianchi. Una lunga marcia che sembra ancora incompiuta.
A Ferguson, dove il teenager afroamericano Mike Brown è stato ucciso da sei colpi di pistola esplosi da un ufficiale di polizia.  Ma c'è anche Walter Scott, colto a bruciapelo da colpi di arma da fuoco alle spalle in quel di Charleston, stesso luogo dell'ultimo, in ordine di tempo, drammatico attentato alla chiesa nera.

Tutti eventi degli ultimi mesi, degli ultimi anni. Legati da un filo rosso: quello dell'odio razziale, della mai sopita discriminazione di trattamento verso i neri d'America.

"Black lives matter", è diventato - oltre ad un hashtag molto popolare su Twitter - il nuovo grido dei neri e non solo, di tutti coloro che non accettano e mai accetteranno l'esistenza di disparità di trattamento basate sul colore della pelle e l'appartenenza sociale. "I can't breath", la frase pronunciata da Eric Garner, aggredito dalla polizia a New York e morto poco dopo all'ospedale , è diventato il grido di tutti, di dolorosa compartecipazione alla gravità di certi eventi.

Cercavo allora uno strumento di comprensione di conoscenza. Qualcosa che potesse confortarmi nell'analisi di questi fatti di cronaca, gravi e grotteschi insieme. Ho ripensato allora a questo testo di Harper Lee, i cui ricordi erano sfumati, ma che percepivo come fortemente significativo. Niente di meglio, allora, che rinfrescare la memoria. Anche perché i libri, si sa, non sono mai letti una volta per tutte. Quando ne riapri uno, ogni volta che sfogli di nuovo le sue pagine, è come se fosse la prima, sempre diversa. Cambia il contesto, sei cambiato tu che lo leggi: è sempre un'esperienza nuova.

Jim e Scout sono bambini, figli di un distinto avvocato (Atticus Finch) nella provincialissima provincia di Maycomb. Li vediamo crescere, nel corso del romanzo. Li vediamo passare dai giochi di infanzia all'incontro-scontro con temi spinosi che attraversano la loro comunità. Imparano a conoscere razzismo e discriminazione attraverso la loro stessa storia di famiglia: quando il padre accetta di difendere Tom Robinson, giovane "nero" ingiustamente accusato di violenza sessuale nei confronti niente meno che di una "bianca".

Jim e Scout Imparano a soffrire per le ingiustizie, oltre che a temere per le sorti del loro padre, esposto all'odio di chi non accettava che si potesse anche solo difendere le ragioni di un "negro".


"Se non dovresti difenderlo, perché lo difendi? - chiede Scout al padre. 
"Per vari motivi"  - disse Atticus - "Il principale è che non lo facessi non potrei andare più in giro con la testa alta, non potrei rappresentare la contea e non potrei nemmeno dire a te o a Jem: fa questo e non fare quello".
"Voi dire che se non difendi quell’uomo, Jem e io non potremmo darti retta?"
"Più o meno".

Privato e pubblico si mescolano - eccezionalità e potenza del racconto di Harper Lee - e la storia è quella di una famiglia che deve affrontare le conseguenze delle contraddizioni di una società intera.

L'avvocato Finch riuscirà, alla fine, a dimostrare l'innocenza di Tom Robinson, ma l'uomo sarà ugualmente condannato a morte. Un finale dove pregiudizi e verità si mescolano.
E dove emerge, forte, l'umanità di questi personaggi, padre a figli.
Impariamo ad affezionarci a loro e quando il libro finisce ne sentiamo la mancanza.
Ma sono con noi quando leggiamo increduli e angosciati le notizie di un'America ancora preda di sentimenti di odio. Irrazionali, ingiusti ed inumani.


mercoledì 24 giugno 2015

La bandiera della discordia\2



Ieri vi parlavo della questione della Confederation Flag (qui): nello Stato nordamericano del Mississippi, dopo il massacro nella chiesa afro di Charleston, ultimo di una serie di episodi che hanno riportato in primo piano la questione razziale (e - precisamente - la questione nera) negli USA, i legislatori stanno preparando una legge per rimuovere l'emblema della Confederazione dalla bandiera dello Stato.L'iniziativa rientra in una più generale richiesta di rimuovere simboli che possano evocare la schiavitù (il vessillo si richiama alla ribellione secessionista degli Stati del Sud che nel 1861 combatterono per quattro anni contro gli Stati del Nord. Le origini della guerra civile, sicuramente economiche, erano anche legate a doppio filo alla questione della schiavitù).

Se sarà o meno presente, nel futuro, sulla bandiera ufficiale dello stato del Mississippi non lo sappiamo. Di certo, però, non sarà più sul tetto delle copie giocattolo della General Lee, macchina dalla serie televisiva USA Dukes of hazzard

La scelta di Warner Bros segue quelle di Amazon, E-bay e di altri rivenditori on-line, che hanno deciso di bandire dalle proprie piattaforme la bandiera simbolo della confederazione sudista. 
Non è ancora Chiaro se la Warner Bros continuerà a vendere la copia giocattolo della macchina senza bandiera, o se deciderà di cambiare il nome stesso della famosa car: il generale Lee, infatti, era il leader degli Stati confederati del Sud durante la guerra civile che divise l'America tra il 1860 ed il 1865. 


martedì 28 aprile 2015

The superficialities of race

"They want to know if we can act as one people instead of a community divided by the superficialities of race". Basta questa frase per capire la pregnanza e la sofferenza delle parole al funerale di Freddie Gray, giovane afroamericano di Baltimora deceduto dopo l'arresto.