Visualizzazione post con etichetta Front National. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Front National. Mostra tutti i post

martedì 10 giugno 2014

Parricidio al Front National?

Marine e Jean Marie Le Pen

La storia è più o meno questa. Alcuni personaggi del mondo dello sport, della musica e dello spettacolo prendono posizione contro il Front National, il partito dei Le Pen, che ha ottenuto grandi consensi in Francia, in occasione delle elezioni europee del 25 maggio scorso. Madonna, ma anche il tennista Noah e il cantante di origine ebraiche Patrick Bruel, molto popolare oltralpe. Ed è proprio contro quest'ultimo che a scagliarsi è stato niente meno che il fondatore del FN, Jean Marie Le Pen. 
"Critica il Front? La prossima volta ne faremo un'infornata". Questa la frase del padre nobile (!) del FN, agghiacciante perché direttamente tesa ad evocare, con un gioco di parole, i tragici scenari che la storia ha - ahinoi - riservato alla popolazione ebrea. 

Una prima reazione Patrick Bruel la affida alla sua pagina Facebook: 

"Non sono tanto triste per me. I deliri e le provocazioni di certi personaggi non mi stupiscono più da tempo. Non fa che mostrare, ancora una volta, il suo vero volto e quello del FN. 
Io sono triste per la memoria di più di sei milioni di persone. 
Triste per una repubblica che sta ancora lottando per imporre i suoi valori dopo la liberazione e che ha perso la bussola.  
Triste perché tanti francesi non vogliono ricordare che il Fronte nazionale è nato da Ordre Nouveau, partito della destra nazionalista e xenofobo, ascrivibile alla corrente neo fascista 
Nausea..."

Ma la polemica non finisce qui, ed entra in scena anche Marine Le Pen, figlia di Jean Marie e attuale guida del partito. Che bolla le parole del padre come "errore politico", tale da danneggiare il recente successo del partito. 
Sferzanti, ancora una volta, le parole di Bruel: 
"Facile e necessario uccidere il padre politico ... tranne quando si tratta del proprio. Errore politico...tutto qua? Nessuna notazione sulla memoria, sull'etica. 
Nessuna critica sul significato di fondo. 
Dunque si tratta dell'"errore di strategia politica" di un partito che cerca di cancellare le sue origini xenofobe ed antisemite".

Della serie la toppa messa da Marine è peggio del buco. 
Ma c'è anche chi è pronto a scommettere su un parricidio politico pià che annunciato. Le Figarò (qui), ad esempio, che in un articolo intitolato "Le Pen perre et fille: chronique d'un parricide annoncè" sostiene che questo percorso sarebbe iniziato da tempo. Da quello stesso gennaio 2011, che incoronò Marine guida del partito. Da lì sarebbe iniziata la sua strategia politica, che in Francia è definita la dediabolisation del Front: la "de-demonizzazione" di una formazione politica dal passato pesante. 
Le differenze tra i due Le Pen? Ad esempio sull'interpretazione della storia, spiega l'articolo. Mentre il padre aveva definito le camere a gas "dettaglio della storia", la figlia le ha descritte come "l'apice della barbarie.". Una posizione già espressa nel suo libro del 2005, Andando contro le onde, dove ha denunciato la "barbarie assoluta" del sistema politico nazista. 
E dopo i dissidi in merito all'espulsione di un giovane rappresentante del Fronte, fotografato con una bandiera nazista, padre e figlia tornano a battibeccare dopo le elezioni presidenziali del maggio 2012, con Marine Le Pen al terzo posto con quasi il 18% dei voti. Jean-Marie Le Pen in un'intervista al Times definisce la figlia "piccolo borghese", a differenza di lui, "uomo del popolo". 
Fino alle polemiche di questi giorni, con Jean Marie che sembra di nuovo criticare la figlia: "Considero errore politico allinearsi con il pensiero unico, con l'obiettivo di assomigliare agli partiti politici. Se questo è il desiderio di un certo numero di leader del FN, ci sono riusciti. Sono loro che hanno fatto un errore politico, non io. "

Questo attorno alle dichiarazioni su Bruel, dunque, è solo l'ultimo di una serie di scontri, testimonianza della difficile transizione di un partito politico. 

VIDEO: 

martedì 24 aprile 2012

Il voto che preoccupa l’Europa


C’è preoccupazione, in Europa, per il voto francese della scorsa domenica. Ma a suscitare timori diffusi non è tanto lo scontro finale tra Sarkozy e Hollande, in programma per il prossimo 6 maggio. A spaventare è piuttosto il trionfo del Front National di Marine Le Pen, che, al primo turno, si è conquistata un sensazionale 17,9%, mai raggiunto prima, nemmeno dal padre (quando nel 2002 Jean Marie Le Pen travolse Jospin, aveva solo sfiorato il 17 per cento).
Secondo quanto riferisce Le Figarò, il cancelliere tedesco Angela Merkel ha definito "preoccupante" il punteggio ottenuto dall’estrema destra. Come dire, l’energica bionda del FN non diventerà presidente, ma il partito da lei guidato si aggiudica comunque il terzo posto nella politica d’oltralpe. Rincara la dose, il Ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, che – ribadendo l'importanza della collaborazione franco-tedesca per il futuro dell'Europa – tira un sospiro di sollievo nel vedere al secondo turno due candidati "democratici", etichetta inapplicabile per l’euroscettica Le Pen.
Meno esplicite, ma ugualmente intimorite, le istituzioni dell’Ue, che – per voce di Olivier Bailly, spokesperson del presidente della Commissione europea José Manuel Barroso – lanciano un appello ai leader europei, invitandoli a "non cedere alla deriva populista, ma a continuare ad avanzare lungo la strada dell’Europa della pace e della crescita”. Il tutto – è vero – a dispetto della crisi, rea di aver aggravato le disuguaglianze sociali e aver reso, così, il “terreno più che mai fertile per lo sviluppo del populismo politico”. E c’è chi – come il socialista Jean Asselborn, ministro degli Esteri del Lussemburgo – se la prende con Nicolas Sarkozy, che – con le sue critiche al sistema Schengen – sarebbe in parte responsabile del punteggio della candidata del FN, mentre secondo il danese Villy Sovndal, il risultato di Marine Le Pen si inserisce in un trend generale, che già da qualche tempo ha visto crescere in Danimarca, in Austria ed in Finlandia i movimenti di estrema destra.
E, in effetti, i timori sembrano essere fondati. Il FN, infatti, non esita a descrivere l’integrazione europea come un processo “contro i popoli d’Europa” e l’Euro come un novello Minotauro al quale sadici eurocrati offrono in pasto vittime greche.
Alla prossima puntata....