giovedì 25 luglio 2013

Il conflitto di interesse che preoccupa (anche) i conservatori

Lynton Crosby (ph. Rex Features)

Continua ad agitare le acque della politica inglese il caso Lynton Crosby, ora che - anche tra le fila degli stessi conservatori - comincia a farsi strada l'idea che lo spettro del conflitto di interessi possa danneggiare l'immagine del Primo Ministro David Cameron. E, con essa, la sua leadership.

Crosby -  campaign strategist del Premier e, più in generale, adivisor dei Tories, sempre più vicino alla compagine governativa - continua parallelamente a portare avanti il proprio lavoro nella società di consulenza da lui stesso fondata, la Crosby Textor, che vanta numerosi (e potenti) clienti. Tra cui Philip Morris, circostanza dalla quale, in coincidenza con lo stand-by dei provvedimenti governativi sulla regolamentazione del settore del Tabacco, sono nati legittimi sospetti su una azione di lobbying dello stesso Crosby nei confronti del governo (azione, per altro, negata con forza sia da Cameron che dal suo advisor).

Se fino ad ora la vicenda era stata liquidata da Cameron e dai membri della sua maggioranza come una crociata dei labour per ammaccare l'immagine del governo, ora dubbi vengono espressi anche dagli stessi conservatori. Lo fa, in particolare, Paul Goodman, dall'influente blog ConservativeHome (LEGGI IL POST).

"Lynton Crosby dovrebbe prima lasciare i suoi clienti e poi prendersi in carico l'intera macchina della campagna conservatrice", spiega l'ex parlamentare conservatore e direttore di ConservativeHome. "Il problema - continua - è che il confine tra la consulenza sulla politica, che Crosby non offre, e la consulenza sulla strategia, che è, invece, la sua missione nei confronti dei Tories, non è così netto come vuole far credere Downing Street. Le due cose possono fondersi tra loro e finché Crosby avrà dei clienti sarà sempre sottoposto all'accusa di conflitto di interessi".

Pur convinto che, ad oggi, l'azione di lobbying denunciata dall'opposizione non si sia verificata, Paul Goodman è prudente, e guarda alle ricadute elettorali di una simile faccenda: "Finora non c'è stato un impatto sugli elettori, ma non è escluso che non ci possa essere in futuro. A meno che Crosby non lavori a tempo pieno con i Conservatori, c'è il rischio che il caso possa allargarsi". La ricetta, dunque, sarebbe quella di mettere l'advisor nella condizioni di lavorare, per i 15 mesi che precedono le elezioni, solo per i Tories.

La proposta sembra non dispiacere ad altri esponenti del Partito che hanno messo allo studio la soluzione. Anche secondo il sindaco di Londra, Boris Johnson, anche lui affiancato da Crosby nel corso della campagna elettorale, il partito dovrebbe fare qualsiasi cosa per tenersi stretto il consulente. Dove, secondo Goodman, per "qualsiasi cosa" si intende pagare lo stratega tanto da permettergli di rinunciare ai suoi clienti.

"Ricapitolando - conclude Paul Goodman - il partito ha bisogno di Crosby - un professionista di qualità con convincimenti conservatori, rara combinazione. Solo una sua nomina a tempo pieno poterebbe porre fine a queste polemiche".

Guarda il VIDEO: Conflitto di interesse?
Leggi: Crosby, ancora tu.

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