martedì 18 giugno 2013

Iran

Una scena tratta da "Persepolis", un film di Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud, 2007  

Iran, 1979. Con l'instaurazione della Repubblica islamica inizia l’epoca dei "pasdaran" che controllano i comportamenti e i costumi dei cittadini. Marjane, costretta a portare il velo, diventa rivoluzionaria.

Con ironia e realismo, uniti ad un potente bianco e nero, Marjane Satrapi traspone in un film d’animazione che ho amato – semplice ma insieme sofisticato – le tavole dell’omonima graphic novel, Persepolis. Tavole attraverso cui ripercorre la sua vita, inevitabilmente segnata dalle vicende del proprio paese. 

Iran, 2013. Elezioni. «La vittoria di Rohani rappresenta la rivincita di moderati e pragmatici, ma soprattutto degli ayatollah sui pasdaran e sulle teorie devianti del presidente uscente Ahmadinejad» scrive sul Corriere della Sera Farian Sabahi, iraniana, docente di Storia dei paesi islamici e giornalista. «In questa vittoria – continua - sono state decisive le dichiarazioni di Rowhani contro lo stato di polizia e a favore dei prigionieri politici, della libertà di espressione, dei diritti sociali delle donne perché l'Islam non può essere pretesto per relegarle in una condizione inferiore».
Secondo Farian Sabahi «anche questa volta a contare è il voto delle iraniane». «Per certi versi queste elezioni ricordano quelle del '97 vinte dal riformatore Khatami mentre tutti davano favorito il conservatore Nateq Nouri, che in campagna elettorale aveva dichiarato di voler imporre il velo alle bambine prima della pubertà, inimicandosi le donne».
«Rohani si insedierà il 3 agosto e nei mesi successivi scopriremo se manterrà le promesse. In primis quella di liberare i prigionieri politici, e quindi Mussavi e Karrubi, i leader del movimento verde agli arresti domiciliari da oltre due anni. Ma anche nei confronti delle donne che reclamano diritti, e non solo sociali. Certo è che mettere in prima linea un moderato è l'unico modo per fare uscire l'Iran dall'isolamento. Una scelta obbligata, per il leader supremo».
In altre parole, attenzione ai facili entusiasmi: «se Rohani ha partecipato a questa corsa elettorale è perché lo ha deciso il leader supremo, spiega la Sabahi.

Se, dunque, la prudenza è d’obbligo, è lecito anche sperare che qualcosa possa davvero cambiare, prima o poi. E che nessuno sia più costretto a vivere sotto i riflettori di un grande fratello integralista e punitivo.


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