Si è conclusa ieri mattina
a Durban – dopo 14 giorni di lavoro e 20 ore ininterrotte di trattative – la
Climate Change Conference 2011, il consesso delle Nazioni Unite interamente
dedicato ai problemi climatici. E alle soluzioni per risolverli. Come al solito,
tante le questioni sul tappeto, e la conferenza ha riproposto i principali temi
in fatto di energia, inquinamento e sostenibilità.
Proprio
questa mattina il The Guardian
propone un interessantissimo articolo dal titolo accattivante: “Può il sole
del deserto dare energia al mondo?”
Niente di nuovo, della proposta si è già sentito parlare, ma questo articolo di
Leo Hickman spiega davvero bene le opportunità e le potenzialità che possono
venire dalla sabbia infuocata del deserto.
Il
sole che picchia sulle aree desertiche, infatti, potrebbe non solo generare
elettricità in Medio oriente e Nord Africa, ma anche in Europa, eliminando l’uso
dei combustibili fossili. E Hickman spiega anche i precedenti di questa “luminosa
idea”: addirittura nel 1913 un ingegnere americano, Frank Schuman, propose un
progetto che – con un gioco di sole, acqua e specchi – avrebbe prodotto
energia. Ad interrompere il tutto, la prima guerra mondiale. E più recentemente
il tedesco Gerhard Kniesche – già negli anni ’80 – scoprì che in appena sei
ore, i deserti sparsi per il mondo, ricevono dal sole più energia di quella che
l’umanità consuma in un anno. La conseguenza? Una piccola frazione del Sahara
potrebbe liberarci da emissioni nocive.
Ecco
la proposta, in concreto: si chiama “Desertec”, e mira a fornire, entro il
2050, il 15% dell’elettricità europea attraverso un vasto network di impianti solari ed eolici che si estendono
lungo le regioni medio-orientali e nord africane, collegato al vecchio
continente attraverso cavi di trasmissione.
Liquidato
da alcuni come progetto ai limiti dell’utopia, il piano – che vede capofila la
Germania – sembra invece essere perfettamente realizzabile. E negli ultimi
tempi è cresciuto l’impegno e il supporto da parte di compagnie e soggetti
interessati, fino alla creazione, per mano di un consorzio internazionale,
della “Desertec Industrial Initiative (Dii)”. E anche gli impulsi della politica sembrano andare in questo
senso, soprattutto dopo che la Germania ha deciso di abbandonare un’altra
(discutibilissima) fonte di energia: il nucleare.
l'articolo del The Guardian |
Chi
paga il progetto? Il finanziamento dovrebbe avvenire da parte della Banca
mondiale, con il coinvolgimento di alcuni istituti bancari tedeschi, ma si
vocifera anche su un impegno dell’Ue, con sovvenzioni appositamente destinate.
Un’altra questione solleva qualche dubbio: alcuni vedono in Desertec il rischio
di un larvato neocolonialismo: in un ciclo per cui il passato sembra ritornare,
di nuovo le risorse dei paesi extra-europei vengono sfruttate dagli eredi dei
vecchi colonialisti. Niente affatto, spiegano dalla Dii: il progetto si
realizzerà all’insegna di processi cooperativi, a vantaggio di tutte le parti.
A vantaggio di Europa e Medio Oriente, ma anche del Nord Africa. Ma soprattutto
– aggiungiamo – a vantaggio dell’intera umanità, che potrebbe finalmente
cominciare ad affrancarsi da obsolete e tossiche fonti di energia. Here comes
the sun...
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