lunedì 9 gennaio 2012

L'elogio del dubbio























C’è un passaggio dell’intervento televisivo di Mario Monti ieri sera a Che tempo che fa che mi ha colpito più degli altri. Alla domanda di Fabio Fazio: sono previsti interventi sulla RAI? – stanno parlando di privatizzazioni e liberalizzazione – Monti fa una breve pausa e dice: “mi dia ancora qualche settimana e vedrà”. E poi, come a giustificarsi, aggiunge: “sarò un po’ evasivo, ma le politiche serie impongono delle riflessioni che durano più di qualche secondo”.
Squilli di tromba e rulli di tamburo: un Presidente del Consiglio che non spara slogan, che si rifiuta di snocciolare risposte preconfezionate. Che, insomma, non parla tanto per parlare e non dice tanto per dire. Che inserisce la categoria – filosofica? – del dubbio nell’attività di governo.
Dal “so di non sapere” di Socrate, al dubbio come metodo di Cartesio (per lui l’unica certezza era il cogito ergo sum), l’attività di dubitare ha tormentato e fatto grandi gli uomini. E la sospensione del giudizio – grande segno di civiltà – ha contribuito allo sviluppo, non solo del pensiero greco e della filosofia moderna, ma di tutta l’umanità.
Passaggio obbligato per raggiungere la verità o, più modestamente, qualcosa che si avvicina ad essa, il dubbio, soprattutto in tempi recenti, sembra non essere appartenuto alla nostra classe dirigente, tutta intenta a dare risposte istantanee e a presentare categorie assolute, come tali, non veritiere.
È così che il Professore, più politico del politico, ha dato prova di grande misura e di grande serietà.
Grazie all’elogio del dubbio. Alè!

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