Mario Draghi, buona la prima. Insediatosi ufficialmente solo pochi giorni fa alla Presidenza della Banca Centrale europea, l’ex-governatore di Via Nazionale spiazza tutti con una mossa che nulla o poco ha a che fare con l’ortodossia dell’Eurotower, il taglio del costo del denaro: il principale tasso d'interesse, quello di rifinanziamento, scende all'1,25%, con una riduzione di 25 punti base.
La
decisione ha convinto tutti, anche gli occhiuti tedeschi (persino il
rappresentante della Bundensbank
ha sostenuto la scelta, adottata – infatti – all’unanimità), a dimostrazione
del grande potere contrattuale dell’italiano a Francoforte. La riduzione ha
significato forzare il cosiddetto dogmatismo anti-inflazionistico alla tedesca,
secondo cui, con l’inflazione al 3%, (ossia troppo al di sopra del livello
desiderato del 2%), non ci si può muovere. E invece Draghi è riuscito dove
altri avrebbero fallito.
E
le borse plaudono, aprendo in rialzo. Per il resto, Draghi avverte: «il
programma della Bce di acquisti di Titoli di Stato dell'area euro resta
temporaneo e limitato», ha dichiarato. Convincendo anche per la prudenza
mostrata: in conferenza stampa (Video) non ha usato grandi parole, né fatto grandi
promesse. Molto pragmatismo e una buona dose di realismo, insomma.
Ma
chi è questo italiano che, per competenze e abilità tecniche, attira la fiducia
non solo dei connazionali (un recente sondaggio dimostra che – nel Bel Paese –
sono in molti quelli che lo preferiscono ai politici nostrani, piazzandolo in
testa alle classifiche di gradimento), ma anche dell’Europa tutta? Già perché
se è vero (come è vero) che la credibilità internazionale del nostro paese sta
toccando – in queste settimane – i minimi storici, proprio il neo-capo
dell’Eurotower sembra permetterci di recuperare lustro agli occhi dell’Ue.
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