venerdì 4 novembre 2011

Lui chi è



Mario Draghi, buona la prima. Insediatosi ufficialmente solo pochi giorni fa alla Presidenza della Banca Centrale europea, l’ex-governatore di Via Nazionale spiazza tutti con una mossa che nulla o poco ha a che fare con l’ortodossia dell’Eurotower, il taglio del costo del denaro: il principale tasso d'interesse, quello di rifinanziamento, scende all'1,25%, con una riduzione di 25 punti base.
La decisione ha convinto tutti, anche gli occhiuti tedeschi (persino il rappresentante della Bundensbank ha sostenuto la scelta, adottata – infatti – all’unanimità), a dimostrazione del grande potere contrattuale dell’italiano a Francoforte. La riduzione ha significato forzare il cosiddetto dogmatismo anti-inflazionistico alla tedesca, secondo cui, con l’inflazione al 3%, (ossia troppo al di sopra del livello desiderato del 2%), non ci si può muovere. E invece Draghi è riuscito dove altri avrebbero fallito.
E le borse plaudono, aprendo in rialzo. Per il resto, Draghi avverte: «il programma della Bce di acquisti di Titoli di Stato dell'area euro resta temporaneo e limitato», ha dichiarato. Convincendo anche per la prudenza mostrata: in conferenza stampa (Video) non ha usato grandi parole, né fatto grandi promesse. Molto pragmatismo e una buona dose di realismo, insomma.
Ma chi è questo italiano che, per competenze e abilità tecniche, attira la fiducia non solo dei connazionali (un recente sondaggio dimostra che – nel Bel Paese – sono in molti quelli che lo preferiscono ai politici nostrani, piazzandolo in testa alle classifiche di gradimento), ma anche dell’Europa tutta? Già perché se è vero (come è vero) che la credibilità internazionale del nostro paese sta toccando – in queste settimane – i minimi storici, proprio il neo-capo dell’Eurotower sembra permetterci di recuperare lustro agli occhi dell’Ue.
Classe 1947, romano di nascita, Mario Draghi – dopo la Laurea in Economia (con Federico Caffè) all’Università La Sapienza di Roma e un periodo di formazione al Mit di Boston – approda alla Banca Mondiale di cui – tra il 1984 ed il 1990 – è stato direttore esecutivo. Numerosi, da quel momento in poi, gli incarichi ricoperti: oltre ad importanti ruoli in aziende e banche (IRI, Banca nazionale del lavoro, Eni e, dal 2002, Goldman Sachs, di cui è stato vicepresidente per l'Europa), dal 1991 al 2001 è stato Direttore generale del Tesoro e dal 1993 al 2001 presidente del comitato per le liberalizzazioni. Nel 1998 ha contribuito al testo unico della finanza (“legge Draghi”) per la riforma del sistema finanziario italiano. Nel 2006, infine, diviene Governatore della Banca di Italia, prima di approdare – e siamo arrivati all’oggi – alla direzione di un’altra banca centrale, quella europea. In una delle congiunture storiche – non c’è che dire – più difficili per economia, finanza ed Europa.   

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