giovedì 24 novembre 2011

In vino veritas



È un DOC. Più precisamente è un Grechetto, prodotto con le uve delle colline umbre. Ed è più che mai solidale. Stiamo parlando del vino Ásylon, realizzato – con il sostegno di Caritas Umbria e dell’associazione Libera – dall’azienda agricola annessa all’(antichissimo) Istituto Agrario di Todi. Il tutto, con il patrocinio dell’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati. Perché proprio ai rifugiati, infatti, saranno destinati i proventi della vendita di questo vino speciale. In che modo? Andando a finanziare borse di studio, che permetteranno loro di formarsi presso l’istituto di Todi, specializzandosi dunque nel settore agricolo, attraverso corsi di qualificazione professionale e percorsi di studio quinquennali. Una doppia risorsa, insomma: per le persone (che avranno l’opportunità di ottenere importanti qualifiche) e per il territorio, che potrà giovarsi di personale formato. Un circolo virtuoso, in grado di mescolare agricoltura e solidarietà, ma anche commercio ed eticità, andando a vantaggio di – e questa volta nessuno è escluso – singoli e comunità.  «I rifugiati possono così dare un senso al permesso di soggiorno – spiega, appassionata come sempre, Laura Boldrini, portavoce dell’Alto Commissariato ONU – e non è un caso che questo progetto parta dall’agricoltura». Già, perché nel settore agricolo (ma non solo), spesso si concentra quell'Italia sommersa che fa affari con lo sfruttamento degli immigrati e con l'economia esentasse. Quello sfruttamento senza scrupoli (drammaticamente  portato in evidenza – per fare un esempio – dai fatti di Rosarno del 2010) che corrompe le campagne italiane, che deforma il concetto stesso di lavoro, rendendolo somigliante a moderne forme di schiavitù. Interviene proprio su tutto questo il progetto Ásylon, dal momento che «con questa iniziativa pilota – aggiunge Laura Boldrini – possiamo restituire dignità al lavoro». Scusate se è poco. Cin cin. 


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