Emmanuel Dunand/AFP/Getty Images |
7B. Questo acronimo –
disegnato sulla torta offerta dai funzionari ONU per festeggiare e dove B sta
per billion – ha accolto la
nascita di una bambina nelle Filippine. La neonata è stata scelta dalle Nazioni
Unite a rappresentare simbolicamente il ragguardevole traguardo dei sette
miliardi di persone sulla terra. Ma la notizia non è quella che si sono
ostinati a dare ieri i giornali italiani, e cioè la disputa tra chi fosse nata
prima, se la piccola di Manila o un’altra bambina venuta al mondo nelle stesse
ore in India. La notizia è che siamo 7 miliardi. Una cifra impegnativa, non c’è che dire. Il
traguardo – atteso ormai da qualche giorno – è stato dunque raggiunto. E il
lieto evento diviene l'occasione per fare il punto su uno dei temi più scottanti
del pianeta, quello della crescita della popolazione.
Ma
quanti siamo oggi rispetto a qualche decennio fa? Se siete curiosi di scoprire,
ad esempio, in quanti erano sulla terra mentre voi emettevate il primo vagito,
il sito del The Guardian mette
a disposizione un apposito calcolatore e la risposta è a portata di clic. Una
(simpatica) curiosità, che diventa lo spunto per una (seria) riflessione. Già
perché quanto e dove nasciamo non è cosa da poco, ma influisce eccome su una
serie di questioni più che mai centrali: cibo, istruzione, salute, inquinamento
e sostenibilità.
Demografi
di tutti i tempi si sono interrogati – oscillando tra interpretazioni
ottimistiche e visioni catastrofiste – sulla relazione tra popolazione e
risorse. Numerosi studiosi ci hanno parlato dell’esistenza di complessi legami
tra popolazione, sviluppo e ambiente. Si tratta dunque di valutare l’impatto
dell’uomo sul mondo che lo circonda, con tutto quel che ne deriva in termini di
ricchezza, povertà, mortalità e morbilità.
E
allora proviamo ad interpretare il dato. Se il record sta a significare che
l’aspettativa di vita globale è aumentata (in altre parole, si vive più a
lungo), è altrettanto vero che le disparità sono ancora molto forti e non tutti
hanno beneficiato di questo salto di qualità. «Un simile traguardo rappresenta
una sfida, un’opportunità e ci chiama all’azione», spiega Babatunde
Osotimehin, Executive Director
presso il Fondo delle Nazioni Unite sulla popolazione (United Nations
Population Fund, UNFPA), in
occasione della presentazione del Report The State of World Population 2011.
«Nei
paesi in via di sviluppo ci sono ancora 215 milioni di donne in età fertile che
non hanno accesso alla pianificazione familiare volontaria, mentre milioni di
adolescenti non beneficiano di una corretta educazione sessuale che fornisca
loro informazioni su come prevenire gravidanze indesiderate o malattie come
l’Aids». E – è chiaro dal rapporto delle Nazioni Unite – il grande balzo in
avanti potrà essere fatto solo abbattendo quegli ostacoli giuridici, economici
e sociali che rendono ancora lontana la realizzazione della parità tra uomini e
donne e investendo adeguatamente sulla popolazione, in particolare sui giovani.
Come
lasciare il segno (positivo) in un mondo da 7 miliardi di persone? A rispondere
ci prova 7 Billion Actions, innovativa campagna finanziata proprio dall’UNFPA e
volta a produrre consapevolezza in merito alle opportunità e alle sfide di un
mondo così popolato. Come?
Stimolando governi, organizzazioni non governative, settore privato, media, ma
anche università e individui, a porre in essere azioni che abbiano un impatto
socialmente positivo in settori quali, tra gli altri, povertà e disuguaglianza,
condizione femminile e ambiente. Non solo informare – questo il motto
dell’iniziativa – ma anche mobilitare persone, condividere idee e raccogliere
proposte.
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