“Its goodnews that Ghadafi
is dead. This serves as an example to other dictators in the world that their
time is coming! Congrats Libya!” – Jacqueline Nabukalu
“We don’t cry over the
death of thousands but cheer over the death of one, #gaddafi” - @EatingHalalFood,
Brooklyn, New York
“Gadhafi: China has lost
yet another old friends” - @FuQingFengWei, China
“#Gaddafi might have been
a dictator but he’s also a human being, celebrating death by dragging him in
streets says a lot about his successors”- @MayseNababteh, Jordan
“Walk a mile in any Libyan
persons shoe and then judge them for rejoicing at the death of #Gaddafi and how
they’re handling it” @nawwarah82, Khobar, Saudi Arabia
“Let's not forget the
years of massive hypocrisy in Western relations with Libya” -Mamounhattab
“Why didn't they try him
in Court rather than silencing him by killing him? The West's dirty laundry?” -
DastanShawais
“Libya is now 100%
Degaffinated” - @Gaddfestrophe
“I oppose the death
penalty, everywhere. I want to see justice, not revenge. I celebrate not death
but the end of 42yrs of tyrrany” – Mona
In tantissimi e in tutti i
continenti hanno affidato al web le loro reazioni (emotive, ideologiche e
politiche) alla morte del Raìs. A ben guardare, c’è da perdersi nella mole di
commenti, immagini e video postati dagli utenti della rete in ogni parte del
mondo.
Già
perché oramai la consistenza, non solo fattuale ma anche emotiva, dei fenomeni
globali si misura in quella piattaforma – senza barriere, senza censure ma
soprattutto senza confini – che è il web. Basti pensare al ruolo che Social
network (Facebook e Twitter su tutti) e blog hanno svolto durante la Primavera
araba, per fare l’esempio più significativo degli ultimi tempi. Un ruolo
determinante, in termini di scambio di informazioni, ma anche per la capacità
di mobilitare e aggregare, dando organizzazione a proteste spontanee.
Così
anche nelle ultime tragiche ore del dittatore libico, la piazza virtuale del
web ha restituito umori e sentimenti, in una reazione globale tutta giocata (e
come poteva essere altrimenti per una delle figure più controverse degli ultimi
tempi?) tra gli estremi della gioiosa celebrazione e della pudica prudenza di
fronte ad un corpo martoriato. La fine del leader della Jamahiriya ha fatto
esultare, riflettere e discutere, tanto che l’hashtag #gaddafi ha rappresentato per ore la prima
conversazione a livello mondiale in termini di quantità di interventi.
Non
solo commenti, ma anche immagini e video, che hanno spopolato prima su You Tube
e Flickr, poi nei principali media televisivi e cartacei, alimentando il
dibattito sulla opportunità di veicolare e moltiplicare scene del genere,
nell’annosa diatriba tra diritto di cronaca e rispetto dovuto alla morte.
Impossibile
semplificare gli stati d’animo del web, di quella agorà illimitata e anarchica
dove tutti possono comunicare con tutti parlando di tutto. Dove entusiasmi e
speranze prendono corpo; dove rabbia e vendetta si fanno parola; dove gioia e
tristezza convivono in una sola schermata.
Questi
i mille volti del web. Contraddittori, discordanti, a volte pacati, spesso
scomposti. Ma, comunque, profondamente contemporanei.
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