domenica 23 ottobre 2011

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Its goodnews that Ghadafi is dead. This serves as an example to other dictators in the world that their time is coming! Congrats Libya! – Jacqueline Nabukalu

We don’t cry over the death of thousands but cheer over the death of one, #gaddafi - @EatingHalalFood, Brooklyn, New York

Gadhafi: China has lost yet another old friends - @FuQingFengWei, China

#Gaddafi might have been a dictator but he’s also a human being, celebrating death by dragging him in streets says a lot about his successors- @MayseNababteh, Jordan

Walk a mile in any Libyan persons shoe and then judge them for rejoicing at the death of #Gaddafi and how they’re handling it @nawwarah82, Khobar, Saudi Arabia

Let's not forget the years of massive hypocrisy in Western relations with Libya -Mamounhattab

Why didn't they try him in Court rather than silencing him by killing him? The West's dirty laundry? - DastanShawais

Libya is now 100% Degaffinated - @Gaddfestrophe

I oppose the death penalty, everywhere. I want to see justice, not revenge. I celebrate not death but the end of 42yrs of tyrrany – Mona

In tantissimi e in tutti i continenti hanno affidato al web le loro reazioni (emotive, ideologiche e politiche) alla morte del Raìs. A ben guardare, c’è da perdersi nella mole di commenti, immagini e video postati dagli utenti della rete in ogni parte del mondo.
Già perché oramai la consistenza, non solo fattuale ma anche emotiva, dei fenomeni globali si misura in quella piattaforma – senza barriere, senza censure ma soprattutto senza confini – che è il web. Basti pensare al ruolo che Social network (Facebook e Twitter su tutti) e blog hanno svolto durante la Primavera araba, per fare l’esempio più significativo degli ultimi tempi. Un ruolo determinante, in termini di scambio di informazioni, ma anche per la capacità di mobilitare e aggregare, dando organizzazione a proteste spontanee.
Così anche nelle ultime tragiche ore del dittatore libico, la piazza virtuale del web ha restituito umori e sentimenti, in una reazione globale tutta giocata (e come poteva essere altrimenti per una delle figure più controverse degli ultimi tempi?) tra gli estremi della gioiosa celebrazione e della pudica prudenza di fronte ad un corpo martoriato. La fine del leader della Jamahiriya ha fatto esultare, riflettere e discutere, tanto che l’hashtag #gaddafi ha rappresentato per ore la prima conversazione a livello mondiale in termini di quantità di interventi.
Non solo commenti, ma anche immagini e video, che hanno spopolato prima su You Tube e Flickr, poi nei principali media televisivi e cartacei, alimentando il dibattito sulla opportunità di veicolare e moltiplicare scene del genere, nell’annosa diatriba tra diritto di cronaca e rispetto dovuto alla morte.
Impossibile semplificare gli stati d’animo del web, di quella agorà illimitata e anarchica dove tutti possono comunicare con tutti parlando di tutto. Dove entusiasmi e speranze prendono corpo; dove rabbia e vendetta si fanno parola; dove gioia e tristezza convivono in una sola schermata.
Questi i mille volti del web. Contraddittori, discordanti, a volte pacati, spesso scomposti. Ma, comunque, profondamente contemporanei. 

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