Tornata di recente da Londra, dal
mio portafoglio vedo ancora spuntare – in varie e gradevoli nuances, dal viola al giallo senape – il volto di Her
Majesty The Queen che – assieme a Charles
Darwin e Adam Smith – campeggia su pounds di varie pezzature, prodotto
esclusivo della Bank of England. Già, la sterlina... L’Europa è unita – almeno
ci prova – e possiede (ancora per quanto?) una moneta unica. La Gran Bretagna è
sì in Europa, ma dell’Euro non ne ha mai voluto sapere. E non ne vuole sapere.
Non è l’unica, del resto: dei 27 paesi dell’Unione, l’Euro è la valuta
ufficiale di 17 stati.
Ma perché il
Regno Unito si è da sempre tenuto fuori dalla moneta unica? La storia inizia da
lontano. Già dai tempi dello Sme (1979), il Sistema monetario europeo –
embrione della politica monetaria comune, una sorta di banda di fluttuazione
per legare tra loro le valute europee – il Regno Unito si tenne prudentemente
fuori dal gioco. La moneta? Simbolo e sede di troppa sovranità per poter essere
ceduta ad un’Europa in costruzione. Ameno così ragionava una recalcitrante ed
(euro)scettica Gran Bretagna, che alla partnership con i cugini d’oltremanica
ha sempre preferito la storica relazione con i paesi del Commonwealth.
Dopo timidi
tentativi – durante l’epoca di un possibilista Tony Blair si pensò addirittura
ad un referendum popolare per entrare nell’Euro, idea che ha poi finito per
impantanarsi miseramente nelle secche del più generale fallimento del trattato
costituzionale – gli inglesi non si sono mai decisi. E oggi – a fronte di
incertezze e timori non più solo fantascientifici di break-up – i nemici dell’Euro hanno gioco facile nel ripetere
qua e là il leitmotiv “noi l’avevamo detto”.
Se quindi nella
Queen’s Land cala (e di molto) la fiducia nella comune casa europea (alcuni
chiedono addirittura un referendum per uscire dall’Unione), ciò che sale – alle
stelle – è l’insofferenza dei settori più euroscettici del governo, tanto che
un disinibito William Hague, Ministro degli Esteri, ha definito l’Euro –
riporta The Spectator –“un palazzo in fiamme senza uscite”.
Timorosi di essere
travolti nella crisi (l’Europa è pur sempre il loro maggiore mercato), gli
inglesi stanno correndo ai ripari.
Come? Predisponendo un piano d’emergenza, per attrezzarsi (sul piano del
mercato e dei servizi finanziari) qualora le cose in Eurolandia dovessero
precipitare.
Come si suol dire, la prudenza
non è mai troppa.....
Nessun commento:
Posta un commento