mercoledì 5 ottobre 2011

Niente Euro, siamo Inglesi


























Tornata di recente da Londra, dal mio portafoglio vedo ancora spuntare – in varie e gradevoli nuances, dal viola al giallo senape – il volto di Her Majesty The Queen che – assieme a Charles Darwin e Adam Smith – campeggia su pounds di varie pezzature, prodotto esclusivo della Bank of England. Già, la sterlina... L’Europa è unita – almeno ci prova – e possiede (ancora per quanto?) una moneta unica. La Gran Bretagna è sì in Europa, ma dell’Euro non ne ha mai voluto sapere. E non ne vuole sapere. Non è l’unica, del resto: dei 27 paesi dell’Unione, l’Euro è la valuta ufficiale di 17 stati.
Ma perché il Regno Unito si è da sempre tenuto fuori dalla moneta unica? La storia inizia da lontano. Già dai tempi dello Sme (1979), il Sistema monetario europeo – embrione della politica monetaria comune, una sorta di banda di fluttuazione per legare tra loro le valute europee – il Regno Unito si tenne prudentemente fuori dal gioco. La moneta? Simbolo e sede di troppa sovranità per poter essere ceduta ad un’Europa in costruzione. Ameno così ragionava una recalcitrante ed (euro)scettica Gran Bretagna, che alla partnership con i cugini d’oltremanica ha sempre preferito la storica relazione con i paesi del Commonwealth.
Dopo timidi tentativi – durante l’epoca di un possibilista Tony Blair si pensò addirittura ad un referendum popolare per entrare nell’Euro, idea che ha poi finito per impantanarsi miseramente nelle secche del più generale fallimento del trattato costituzionale – gli inglesi non si sono mai decisi. E oggi – a fronte di incertezze e timori non più solo fantascientifici di break-up – i nemici dell’Euro hanno gioco facile nel ripetere qua e là il leitmotiv “noi l’avevamo detto”.
Se quindi nella Queen’s Land cala (e di molto) la fiducia nella comune casa europea (alcuni chiedono addirittura un referendum per uscire dall’Unione), ciò che sale – alle stelle – è l’insofferenza dei settori più euroscettici del governo, tanto che un disinibito William Hague, Ministro degli Esteri, ha definito l’Euro – riporta The Spectator –“un palazzo in fiamme senza uscite”.
Timorosi di essere travolti nella crisi (l’Europa è pur sempre il loro maggiore mercato), gli inglesi  stanno correndo ai ripari. Come? Predisponendo un piano d’emergenza, per attrezzarsi (sul piano del mercato e dei servizi finanziari) qualora le cose in Eurolandia dovessero precipitare.
Come si suol dire, la prudenza non è mai troppa.....

Nessun commento:

Posta un commento