Riassumendo, questa è la situazione. L'Europa è alla
vigilia di un Consiglio europeo scottante come non mai e, proprio per questo,
posticipato di qualche giorno per propiziarne l'efficacia (si terrà, alla fine,
il prossimo 23 ottobre). Già perché questa volta si tratta di decidere la
strategia complessiva sulla crisi del debito sovrano e su tutte le questioni ad
essa collegate, incluso il famoso fondo salva stati. Ma anche (e soprattutto)
sul nodo rappresentato dal salvataggio degli istituti bancari. Una fumata nera
sarebbe, quindi, deleteria.
Nel frattempo però l'Unione sembra tutto fuorché unita.
Nel fine settimana il vertice franco-tedesco – iniziativa salutata con favore
anche da Obama – ha scoperchiato, nel vecchio continente, un vaso di Pandora
pieno zeppo di mai sopite gelosie e malcelate rivalità. Mentre Merkel e Sarkozy
– al loro ottavo tête-à-tête dall’inizio della crisi della zona euro –
ridavano ossigeno alle Borse con la loro decisione di ricapitalizzare le banche
in difficoltà, infatti, qualcuno ha puntato il dito contro il cosiddetto ‘asse
franco-tedesco’.
Il primo a dare vita a questo (quasi) caso diplomatico e
ad esternare il j'accuse è stato
Franco Frattini. Il Ministro degli esteri italiano ha definito il
vertice bilaterale non solo inutile ma anche fuori luogo. Dal canto loro
Francia e Germania si difendono. Lungi dal voler creare un Direttorio – si
affrettano a riferire fonti francesi – men che meno imporre decisioni a due.
Più piccata la Germania, che tira in ballo le proporzioni delle economie, come
a dire chi conta di più è normale che prenda l’iniziativa.
Ma l'entente
Merkel-Sarkozy sembra non andare giù nemmeno a Romano Prodi, perché – oltre a
bypassare le istituzioni comuni – susciterebbe non poca diffidenza negli altri
paesi. Numerosi osservatori, invece, si concentrano non tanto su quello
che Francia e Germania fanno ma su quello che l’Italia non fa. Da Enrico Letta
(pd) a Antonio Puri Purini (ex ambasciatore italiano a Berlino), in molti
accusano il governo italiano di aver perso
terreno in Europa, in termini di prestigio e peso contrattuale.
Dal canto suo la Commissione europea interpreta l’incontro
franco-tedesco come «un contributo» alla preparazione dei lavori del vertice
che riunirà capi di Stato e di Governo alla fine del mese.
«Dobbiamo dimostrare di essere determinati a superare le
difficoltà» chiedono Barroso e Van Rompuy, rispettivamente Presidente della
Commissione europea e Presidente del Consiglio Ue, in una lettera indirizzata
ai leader dei 27 paesi. Mentre il Presidente della Banca centrale europea, Trichet,
lancia un preoccupante monito: la crisi è peggiorata e le istituzioni devono
reagire rapidamente, basta con i ritardi. «Abbiamo i minuti contati».
Tra appelli, moniti e ripicche, quel che è certo è che senza
un intervento deciso dell’Unione – l’unica a poter agire efficacemente – la
situazione è destinata a peggiorare. E di molto.
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